Se questa estate vi pruderà la pelle dopo un tuffo sapete perchè.
Piombo, arsenico, cadmio, mercurio e cromo vengono trasportati dalle correnti e si depositano sul fondo marino.
Lo dice Legambiente che ha elaborato i dati del ministero dell'Ambiente dando una fotografia dei veleni che contaminano le nostre coste.
"Non sono sostanze pericolose in via diretta per la salute dell'uomo, — precisa Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente — ma possono diventarlo attraverso la catena alimentare (pesci, crostacei, molluschi) e denotano un cattivo stato di salute del mare".
Secondo Legambiente non si spiega il peggioramento generalizzato rispetto agli anni passati, soprattutto nei punti cosiddetti 'bianchi'.
"I punti bianchi — continua Venneri — sono quei punti che dovrebbero rappresentare un indicatore complessivo della salute del mare, come a esempio la località di Miramare (Friuli Venezia Giulia), dove è stato riscontrato al contrario un altissimo tasso di piombo. Miramare si trova in una riserva marina protetta, è ipotizzabile dunque che sia il traffico veicolare di anni ad alzare i limiti di questo metallo?".
Non solo Miramare, ma anche Capo Rizzuto in Calabria è interessato da inquinamento da arsenico, così come la Toscana, a nord dell'isola d'Elba. In Sardegna, nelle acque dell'Asinara è il cadmio il metallo depositatosi sui fondali. Anche questa è una zona di grande importanza naturalistica: con le coste liguri e le acque toscane ospita il santuario dei mammiferi marini, un'area internazionale per la tutela dei cetacei e del loro habitat, già intensamente sfruttata dalle attività umane. "Il punto è che i problemi del mare non conoscono oasi — conclude Sebastiano Venneri — La tutela di questa risorsa non può limitarsi alla definizione delle aree marine protette, ma deve essere caratterizzata da politiche costanti e continuative".