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Psicologia L'Autocontrollo Interattivo

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Devo parlare in pubblico ma qualcosa mi blocca e ho la tremarella... L’AUTOCONTROLLO
INTERATTIVO


 


 


Di Andrea
Cirelli e Marina Piccone


 


 Devo
parlare in pubblico ed ho la tremarella. Ero sicura di avere il coraggio
sufficiente per affrontare il capoufficio e, invece, ha vinto la paura.
Avrei voluto farle la dichiarazione ma, poi, l’ansia mi ha bloccato.
La comunicazione efficace con gli altri (nelle relazioni private o
professionali) e con se stessi (nella gestione delle proprie emozioni)
è un problema che ci riguarda tutti. Lo dimostrano gli innumerevoli
studi ed anche la mole di corsi e di seminari su questo tema, sulla
motivazione, sulla leader-ship. ·


I
presupposti teorici partono da lontano. Gli studi decennali dello
psichiatra americano Milton Erickson sull’ipnosi, la Programmazione
Neuro-Linguistica, dello psicoterapeuta Richard Bandler e del linguista
John Grindler e, in Italia, la Psicologia Analogica dell’italiano
Stefano Benemeglio. ·


 


La
Psicologia Analogica è una disciplina della psicologia comportamentale
che studia le leggi e le regole che governano i sistemi mentali
dell’individuo e la sua emotività. ·


La
Psicologia Analogica considera il problema emotivo come un difetto nella
comunicazione con gli altri o con se stessi. Come risolverlo ? Partiamo
da una similitudine. Immaginiamo il corpo umano. Sappiamo che per poter
fare una corsa dobbiamo aver introdotto, preventivamente, le calorie
sufficienti al fabbisogno energetico. A questo punto, se non esistono
altre limitazioni, avremo l’energia sufficiente per raggiungere il
nostro obiettivo. Ora, immaginiamo la mente umana. Anch’essa ha un
bisogno costante di alimentazione e il cibo, in questo caso, è
costituito dalle emozioni. Perciò, se vogliamo ottenere da noi stessi
la concentrazione necessaria, dobbiamo aver prima introdotto una giusta
quantità di stimoli energetici. Come il corpo si rifiuterà di
effettuare una prestazione atletica adeguata se è denutrito da giorni,
così il nostro inconscio, invocato per una prestazione mentale
vincente, non risponderà opportunamente se non è stato, in precedenza,
attivato emozionalmente. ·


 


L’autocontrollo
interattivo è la gestione del rapporto con le nostre emozioni. E’
interattivo perché non può prescindere dal rapporto con gli altri ma,
anche, con quella che è la nostra parte inconscia. Semplificando,
possiamo localizzare l’Io razionale nell’emisfero sinistro e
l’inconscio nell’emisfero destro.


L’inconscio
risponde a leggi precise. Lo possiamo immaginare come una personcina che
l’Io razionale cerca di farsi amica. · Paragoniamo l’inconscio ad
una banca. Se disponiamo di un conto corrente e abbiamo bisogno di
soldi, possiamo, attraverso il bancomat, e, quindi, tramite un codice,
prelevare quanto ci occorre. Nello stesso modo, se abbiamo bisogno di
energia per affrontare una situazione importante e se conosciamo il
codice di accesso all’inconscio, possiamo ottenere da questo l’aiuto
necessario. ·


 


L’inconscio
non distingue il bene dal male. Accetta la sofferenza come la gioia ed
è disposto a rimanere per anni in uno stato di ansia da cui trae,
comunque, alimentazione emotiva. Significa che, se non riceve
l’adeguata alimentazione che proviene da una positiva relazione con la
famiglia d’origine e con la famiglia acquisita, da una vita affettiva
e sessuale soddisfacente e dalla realizzazione nel campo professionale,
crea il suo nutrimento attraverso un sintomo, che può essere ansia o
depressione. L’inconscio, cioè, crea il sintomo, disturbo o malattia,
come compensazione di quella energia positiva che dovrebbe provenire
dalle fonti elencate. ·


Per
liberarci dall’ansia o dalla depressione, dobbiamo sedurre il nostro
inconscio nutrendolo di emozioni positive, rieducando, cioè, il sistema
di alimentazione emotiva. In che maniera? Incamerando tensioni piacevoli
per ottenere quell’alleanza interna che ci consentirà, poi, di
raggiungere il nostro obiettivo. Per ritornare all’esempio citato, è
come fare bonifici in banca per, poi, utilizzare i soldi al momento
opportuno. ·


 


Facciamo
un esercizio : pensiamo, ogni mattina, per una settimana, ad
un’emozione positiva, in grado di procurarci una tensione stimolante,
che potremmo realmente vivere con un po’ di coraggio. Ci sarà
qualcuno che proverà a salire su una moto con un amico un po’
spericolato, qualcun altro che andrà sulle montagne russe, un altro
ancora che comunicherà alla persona amata cose mai dette.


Ci sono
tante piccole o grandi trasgressioni che possono allontanarci dalla
usuale ricerca della sicurezza e della tranquillità.


Un
aspetto fondamentale di questo esercizio è che, ogni volta che ci
cimentiamo in queste azioni, dobbiamo pensare che le attuiamo
esclusivamente per applicare la tecnica che stiamo imparando.


Al
termine dei sette giorni, la sera, prima di andare a letto, ci metteremo
in piedi, con le gambe ben bilanciate e gli occhi chiusi, evitando
qualsiasi giudizio su quello che stiamo facendo e cercando di mantenere
la parte razionale della mente, neutra.


A questo
punto, ci porremo la domanda “Ho vissuto sufficienti emozioni questa
settimana ?”. Se il corpo avrà una spinta in avanti, incontrollabile,
la risposta sarà sì. Vorrà dire che l’inconscio, gratificato nella
sua esigenza primaria, sta diventando un vostro alleato.


In altre
parole, se avete come obiettivo quello di parlare in pubblico con più
sicurezza, vi accorgerete che, al momento opportuno, le cose andranno
meglio del solito, perché l’inconscio non avrà più bisogno di
“cibarsi” della paura o del senso del giudizio. Se il corpo subirà
una spinta all’indietro, sarà il caso di allenarsi per un’altra
settimana, ancora, cercando di approvvigionarsi di altre e più intense
emozioni.


 


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