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Editoriali La distribuzione della ricchezza nel mondo

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Si sta concentrando sempre di più in poche mani.
-
2014

di Leopoldo Tartaglia
Mentre più di 2.500 “leader” mondiali, inclusi 40 capi di stato e di governo, stanno per convenire a Davos, in Svizzera, per la 44^ edizione del World Economic Forum, la rete internazionale di Ong OXFAM pubblica il rapporto di ricerca “Working for The Few” che evidenzia come l’estrema disuguaglianza tra ricchi e poveri implichi un progressivo indebolimento dei processi democratici a opera dei ceti più abbienti, che piegano la politica ai loro interessi a spese della stragrande maggioranza.
Mentre più di 2.500 “leader” mondiali, inclusi 40 capi di stato e di governo, stanno per convenire a Davos, in Svizzera, per la 44^ edizione del World Economic Forum, la rete internazionale di Ong OXFAM pubblica il rapporto di ricerca “Working for The Few” che evidenzia come l’estrema disuguaglianza tra ricchi e poveri implichi un progressivo indebolimento dei processi democratici a opera dei ceti più abbienti, che piegano la politica ai loro interessi a spese della stragrande maggioranza.

Rielaborando documenti e analisi delle principali istituzioni economiche internazionali (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, OCSE) e i dati diffusi da Forbes e Credit Suisse sui miliardari nel mondo e sulla distribuzione della ricchezza globale, il rapporto traccia un quadro sintetico, quanto preciso della crescita esponenziale delle diseguaglianze di ricchezza e di reddito negli ultimi trent’anni.

Una situazione- analizza OXFAM – che non dipende dalle forze “naturali” del mercato, ma dall’azione delle élite economiche mondiali che agiscono sulle classi dirigenti politiche per modificare a loro vantaggio le regole del gioco economico, erodendo il funzionamento delle istituzioni democratiche.

Una situazione che riguarda tanto i paesi sviluppati, quanto quelli in via di sviluppo, dove l’opinione pubblica ha sempre più consapevolezza della concentrazione di potere e privilegi nelle mani di pochissimi. Dai sondaggi che OXFAM ha condotto in Brasile, India, Sud Africa, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti, la maggior parte degli intervistati è convinta che le leggi siano scritte e concepite per favorire i più ricchi.

Con poche cifre, il rapporto sintetizza la situazione della diseguaglianza globale:

• la ricchezza dell’1% dei più ricchi del mondo ammonta a 110.000 miliardi di dollari (46% della ricchezza totale), 65 volte il totale della ricchezza della metà della popolazione più povera del mondo;

• la ricchezza di 85 super ricchi equivale a quella di metà della popolazione mondiale;

• 7 persone su 10 vivono in paesi dove la disuguaglianza economica è aumentata negli ultimi 30 anni;

• l’1% dei più ricchi ha aumentato la propria quota di reddito in 24 su 26 dei paesi con dati analizzabili tra il 1980 e il 2012;

• negli USA, l’1% dei più ricchi ha intercettato il 95% delle risorse a disposizione dopo la crisi finanziaria del 2009, mentre il 90% della popolazione si è impoverito.

E ancora:

• ovunque, gli individui più ricchi e le aziende nascondono migliaia di miliardi di dollari al fisco in una rete di paradisi fiscali in tutto il mondo. Si stima che almeno 21.000 miliardi di dollari non siano registrati e siano offshore;

• negli Stati Uniti, anni e anni di deregolamentazione finanziaria sono strettamente correlati all’aumento del reddito dell’1% della popolazione più ricca del mondo che ora è ai livelli più alti dalla vigilia della Grande Depressione;

• in India, il numero di miliardari è aumentato di dieci volte negli ultimi dieci anni a seguito di un sistema fiscale altamente regressivo, di una totale assenza di mobilità sociale e politiche sociali;

• in Europa, la politica di austerity è stata imposta alle classi povere e alle classi medie a causa dell’enorme pressione dei mercati finanziari, dove i ricchi investitori hanno invece beneficiato del salvataggio statale delle istituzioni finanziarie;

• in Africa, le grandi multinazionali – in particolare quelle dell’industria mineraria/estrattiva – sfruttano la propria influenza per evitare l’imposizione fiscale e le royalties, riducendo in tal modo la disponibilità di risorse che i governi potrebbero utilizzare per combattere la povertà e finanziare l’istruzione.

Il rapporto evidenzia anche come sin dalla fine degli anni ’70 la tassazione per i più ricchi sia diminuita in 29 paesi sui 30 per i quali erano disponibili dati. Ovvero: in molti paesi, i ricchi non solo guadagnano di più, ma pagano anche meno tasse.

Negli Stati Uniti, ad esempio, a partire dall’amministrazione Reagan, la riduzione dell’aliquota marginale sui redditi più alti è andata di pari passo a norme e comportamenti che hanno favorito la concentrazione di redditi e salari sull’alto management aziendale, portando il reddito dell’1% più alto ad aumentare ai livelli della vigilia della Grande Depressione. Recenti studi – ripresi dal rapporto – hanno dimostrato che, proprio negli USA, gli interessi della classe benestante sono eccessivamente rappresentati dal governo rispetto a quelli della classe media: in altre parole, le esigenze dei più poveri non hanno impatto sugli eletti.

“Il rapporto dimostra, con esempi e dati provenienti da molti paesi, che viviamo in un mondo nel quale le élite che detengono il potere economico hanno ampie opportunità di influenzare i processi politici, rinforzando così un sistema nel quale la ricchezza e il potere sono sempre più concentrati nelle mani di pochi, mentre il resto dei cittadini del mondo si spartisce le briciole”, afferma Winnie Byanyima, direttrice di OXFAM International. “Un sistema che si perpetua, perché gli individui più ricchi hanno accesso a migliori opportunità educative, sanitarie e lavorative, regole fiscali più vantaggiose, e possono influenzare le decisioni politiche in modo che questi vantaggi siano trasmessi ai loro figli”.

Negli ultimi anni il tema della disuguaglianza è entrato con forza nell’agenda globale: Obama lo ha identificato come una priorità del 2014, e proprio il World Economic Forum ha posto le disparità di reddito diffuse come il quarto maggiore pericolo nella sua indagine Global Risks 2014, riconoscendo come stia minando la stabilità sociale e “minacciando la sicurezza su scala globale”.

Rivolgendosi direttamente ai partecipanti del World Economic Forum – decision maker politici e istituzionali – OXFAM chiede loro di assumere un “impegno solenne” volto a: sostenere una tassazione progressiva e contrastare l’evasione fiscale; astenersi dall’utilizzare la propria ricchezza per ottenere favori politici che minano la volontà democratica dei propri concittadini; rendere pubblici tutti gli investimenti nelle aziende e nei fondi di cui sono effettivi beneficiari; esigere che i governi utilizzino le entrate fiscali per fornire assistenza sanitaria, istruzione e previdenza sociale per i cittadini; adottare dei minimi salariali dignitosi in tutte le società che posseggono o che controllano; esortare gli altri membri delle élite economiche a unirsi a questa causa.

OXFAM chiede inoltre ai governi di affrontare la diseguaglianza reprimendo più severamente la segretezza finanziaria e l’evasione fiscale, anche attraverso il G20; investendo nell’istruzione universale e nell’assistenza sanitaria; e concordando un obiettivo globale che inquadri la disuguaglianza estrema in ogni paese all’interno dei negoziati per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile post 2015.

Del resto, il rapporto contiene anche esempi di possibili politiche pubbliche che riducano le diseguaglianze, come avvenuto nell’ultimo decennio in 14 su 17 paesi esaminati dell’America Latina.

Fonte: Cgil – Uff. Politiche Globali


 
 
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