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Alimentazione Cacao e memoria

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Il cacao migliora la memoria, ma sotto che forma? Meglio i semi della cioccolata
-
2014

Anno dopo anno, col passare del tempo, non è solo il corpo a cambiare ma anche la mente invecchia e la memoria potrebbe iniziare a giocare qualche scherzo: ricordare il volto di una persona appena conosciuta o il posto in cui si è parcheggiata l’auto diventa più faticoso. Ma a risollevare gli animi, specialmente dei più golosi, ci prova oggi uno studio dei ricercatori del Columbia University Medical Center pubblicato su Nature Neuroscience, suggerendo che il cacao migliorerebbe la memoria. Ma “ci prova” appunto, perché a migliorare la memoria non sarebbe tanto il cioccolato quanto una classe di composti che questo contiene (e per lo più in piccole quantità): i flavanoli.
Gli scienziati hanno arruolato un campione di 37 persone sane, di età compresa tra i 50 e i 69 anni. Una parte del gruppo ha bevuto per tre mesi, ogni giorno, una miscela contenente un elevato quantitativo degli antiossidanti del cacao (900 mg di flavanoli), mentre l’altra ne ha assunta una quantità minore (10 mg di flavanoli). Al termine dei 90 giorni, tutti i partecipanti hanno svolto un test di memoria, e ad ottenere i migliori risultati sono stati quelli che avevano consumato grandi quantità di flavanoli, tanto che, spiegano i ricercatori, mostravano di aver riacquisito una capacità mnemonica tipica di una persona di 20 o 30 anni più giovane. Gli scienziati hanno anche osservato una maggiore attività cerebrale in una zona dell’ippocampo (il giro dentato) coinvolta nel disturbi di memoria associati l’età. I meccanismi tramite cui flavanoli migliorerebbero la memoria potrebbero essere diversi: grazie al maggior flusso di sangue al cervello oppure incoraggiando la crescita delle cellule neuronali (in particolari dei dendriti), deputate a ricevere messaggi e a formare i ricordi.
Lo stesso effetto non è stato però osservato per un’altra area del cervello, la corteccia entorinale, compromessa quando inizia a comparire l’Alzheimer. L’assenza di un miglioramento dell’attività cerebrale in quest’area, nonostante l’assunzione degli antiossidanti, suggerisce che i flavanoli non attenuerebbero il problema dei disturbi di memoria nelle persone affette da questa malattia, ma che potrebbero però semplicemente ritardarne la perdita.
Va comunque precisato, aggiungono i ricercatori, che l'oggetto dello studio non è stato il cioccolato in sé, ma uno dei suoi composti e mettono in guardia contro l'aumento del consumo di cioccolato per ottenere i risultati osservati (relativi comunque a un piccolo campione). Perché i flavanoli non sono che una piccola parte degli ingredienti contenuti nel cioccolato.
Riferimenti: Nature Neuroscience doi:10.1038/nn.3850

http://www.galileonet.it/articles/544f8e6ca5717a22ae000024


 
 
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