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Meditazione Meditazione e cervello

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Utilissima per il controllo della mente

-
2013

LM&SDP
Esiste solo una ricerca costante che l’essere umano conduce fin dai primi tempi della sua esistenza. Non si tratta di ricchezza o agi materiali, bensì ambisce, spesso inconsapevole, al benessere interiore che, però, pare sfuggirli ogni giorno della sua vita.

Insegue chimere e sogni impossibili, ma anche nell’ipotesi di fortunata realizzazione, in quel momento comprende di non aver comunque raggiunto la felicità tanto anelata. E così il cuore umano vaga incessante alla ricerca del prossimo traguardo che, spera, possa finalmente dargli ciò che auspica.

La verità è che la serenità interiore si può ottenere solo attraverso il dominio della nostra mente che ha il vizio di etichettare ogni situazione, ogni persona, giudicandone ciò che è giusto o sbagliato, piacevole o sgradevole. L’unico modo per uscire da questo turbinio di pensieri e corse incessanti alla ricerca di chissà che, è quella di imbrigliare, dominare la mente.

«La mente è la coscienza del corpo e fino a quando resta tale funziona secondo le leggi biologiche del corpo – spiega Alberto Chiara, autore e insegnante di varie pratiche meditative – Ogni organismo vivente, da quello monocellulare fino a quelli più complessi come l’essere umano, possiede una mente, ossia una coscienza che in parole povere è ciò che percepisce di sé e della realtà in cui vive. A mano a mano che gli organismi viventi diventano più complessi, la loro coscienza sviluppa la capacità di creare memorie, quindi pensieri e sensazioni. La mente sviluppandosi acquisisce un ruolo primario nella nostra vita poiché è lo strumento che ci permette di vivere una vita più complessa, la sua memoria ci permette di ricordare gli eventi, di rammentare in ogni istante chi siamo, di organizzare le attività quotidiane, di avere opinioni, pensieri e possiede anche una capacità immaginativa che non solo è funzionale alla memoria, ma è anche creativa, permettendo di vedere in noi situazioni che ancora non ci sono».

Che cosa significa “fino a quando la coscienza del corpo resta tale”?
«Con la meditazione la coscienza del corpo impara a uscire dai confini di questo e diventa “cosciente” del mondo circonstante, quindi conosce la realtà direttamente senza l’utilizzo dei sensi del corpo. Fino a quando la coscienza, che è il nostro sentire, resta confinata nel sentire dell’organismo, noi percepiamo la realtà unicamente attraverso i sensi del corpo, precludendoci così la possibilità di conoscere direttamente il reale in cui viviamo», continua Alberto Chiara.
Ci sarebbe quindi da chiedersi, se, normalmente, siamo noi ad avere il possesso della mente o è la mente che ha il possesso di noi.
Come stanno veramente le cose?
«La mente è uno strumento al nostro servizio, e in quanto tale deve ubbidire alla nostra volontà, ma perché ciò avvenga essa deve essere correttamente addestrata a ubbidirci. Nell’individuo comune, per intenderci in colui che non ha intrapreso un percorso di conoscenza della mente e dei suoi meccanismi di funzionamento, è la mente che guida e raramente essa consente il privilegio di lasciarci dirigere la nostra vita».

Perché accade questo?
«Noi spendiamo moltissimo tempo a caricare la mente di nozioni senza preoccuparci minimamente del suo funzionamento. Quando la mente non è addestrata a funzionare correttamente acquisisce degli “automatismi” di funzionamento che la inducono ad agire in modo autonomo rispetto alla nostra volontà e soprattutto a fare cose inutili e dannose per noi, come il creare sensazioni».

Fin dall’antichità il controllo della mente era ritenuto molto importante tant’è che molte pratiche come lo yoga erano finalizzate al “silenzio interiore”. Per quale motivo l’umanità, da sempre, ha questa esigenza?
«Una mente che non viene educata a funzionare correttamente immancabilmente inizia a sviluppare automatismi di funzionamento, che sono dei veri e propri errori di procedura attraverso i quali impara a fare cose senza che noi lo abbiamo scelto. Il funzionamento della mente è per molti aspetti assimilabile a quello di un computer dei giorni nostri; è un insieme di memorie registrate nel corpo che possono essere attivate dalla nostra volontà, ma se questo computer viene lasciato libero di attivare tutti i suoi programmi senza una condotta specifica di funzionamento (per esempio, che ogni programma si deve attivare solo quando noi lo desideriamo, come pigiando un tasto) esso incomincerà a creare grossi guai».

Quali ad esempio?
«Se la mente non viene educata a funzionare correttamente, nella metafora del computer diremmo “se non viene programmata”, il guaio più grande è che essa impara a creare sensazioni e a riprodurle in modo continuativo. La mente non è fatta per produrre sensazioni, poiché deve poter percepire le sensazioni del mondo in cui vive e non autoprodurle. L’individuo deve poter percepire le sensazioni della vita e non quelle prodotte “artificiosamente” dalla mente. Mi ripeto, la mente non ha gli strumenti per produrre sensazioni, per questo quando lo fa crea sensazioni che non hanno nulla in comune con le sensazioni della realtà. Insegnare alla mente a divenire silenziosa significa prima di tutto educarla a non produrre nulla che non sia espressamente scelto da noi. Quando la mente impara a fermare il suo folle e ininterrotto lavorio ecco che finalmente possiamo vedere e percepire la vita in cui viviamo immersi; prima di allora vedremo e percepiremo solo la mente e la sua dolorosa illusione artificiosa (la “Maya”, come la chiamano gli orientali)».

Il dolore dovrebbe fare parte della vita, o no?
«No, il dolore è creato dalla mente attingendo alle sue memorie emotive e caricandole attraverso contrazioni del corpo. Se un corpo possiede in sé memorie di dolore e se la sua mente, come già detto, non viene istruita a funzionare correttamente, in breve tempo quella mente impara a produrre il dolore sempre più spesso. Le persone adulte sono piegate dal dolore proprio per questo motivo. Ma alla coscienza, che è la mente, si può insegnare a non produrre più il dolore, poiché essa è uno strumento totalmente plastico e trasformabile, e ciascuno di noi può insegnare a essa a non produrre più nessuna forma di malessere».

In che modo, quindi, la mente produce il dolore?
«Attraverso una sequenza preordinata di contrazioni fisiche la mente attiva le memorie di dolore registrate nel corpo e le carica energeticamente rendendole manifeste ai sensi fisici. La nostra coscienza è quindi in grado di percepire due classi distinte di sensazioni: quelle prodotte dalla mente, che sono tutte le sensazioni di malessere che viviamo, e le sensazioni della realtà, che sono invece sensazioni di meravigliosa beatitudine. Le prime necessitano di contrazioni del corpo per essere percepite, quelle reali no».

A questo punto dobbiamo assolutamente indicare ai nostri lettori un metodo semplice per “azzittire” la mente. Cosa ci consiglia?
«Il primissimo passo è insegnare al corpo a rilassarsi, soprattutto a vivere ogni istante della sua giornata in modo rilassato. Questo perché la mente crea sensazioni e pensieri senza interruzione di continuità, attraverso un ”motore energetico” che sono appunto le contrazioni del corpo. Se proviamo a rilassare il corpo, ci accorgeremo che è completamente contratto: questo perché la mente in quel preciso istante sta creando sensazioni e pensieri. La mente prima crea le sensazioni e poi su queste da forma ai pensieri. Non appena la mente produce un malessere, immediatamente portiamo l’attenzione sul corpo e lasciamolo rilassare fino a che il malessere scompare completamente. In questo modo iniziamo a insegnare alla mente a non produrre più le sue sensazioni artificiose di dolore che viviamo. Poi da qui incomincia un vero e proprio percorso di consapevolezza, attraverso il quale si cancellano tutte le memorie emotive registrate nel corpo e alle quali la mente attinge per creare tutta la sua artificiosa illusione di dolore».

Dopo quanto tempo si hanno i primi risultati?
«Dalla prima settimana, con un’adeguata disciplina e metodo, tutte le sensazioni di malessere che viviamo quotidianamente, come paure, rancori, attacchi di panico, depressione, iniziano a scaricarsi sensibilmente. Settimana dopo settimana, mese dopo mese, la mente impara a scaricare tutto il suo dolore».

E’ una pratica che va bene per tutti?
«Sì, è la più facile, non occorre possedere capacità di concentrazione, basta imparare a lasciare abbandonare il corpo in ogni situazione e la mente cesserà di lavorare per proprio conto, diventando la più fedele e instancabile servitrice della nostra volontà, svelandoci la magia di questa meravigliosa esperienza che chiamiamo Vita», conclude Alberto Chiara.

Chi è Alberto Chiara
Alberto Chiara, autore dei libri “Il Potere Segreto del Cuore” e “Il mistero rivelato dei Riti Tibetani” (Hermes Edizioni), tiene corsi e seminari per coloro che desiderano approfondire la pratica della meditazione e degli antichi cinque riti tibetani.
Per maggior info: albertochiara.com.



 
 
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