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Editoriali Pensione e salute

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La pensione non fa molto bene...
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2013

MILANO - Un «declino drastico della salute»: questi sarebbero gli effetti dell’andare in pensione, secondo una ricerca dell’Institute of Economic Affairs (IEA), un think-tank di Londra. La condizione di pensionato, che ispirò a Paolo Villaggio tante amare puntate, non gioverebbe dunque affatto allo stato generale della persona, spesso portata dopo il congedo professionale ad ammalarsi.
LE CONCLUSIONI DELLO STUDIO - «Lavora più a lungo, vivi più sano: la relazione tra attività economica, salute e politiche governative» è stato prodotto in collaborazione con l’organizzazione senza fini di lucro Age Endeavour Fellowship. Lo studio ha messo a confronto persone che si sono ritirate dal mondo del lavoro con chi ha continuato a lavorare anche oltre l’età in cui normalmente si va in pensione, riscontrando impatti negativi sia sul piano della salute fisica che di quella psicologica tra coloro che avevano smesso di lavorare. Le conseguenze sulla salute sarebbero positive nell’immediato, per poi ritorcersi contro i pensionati, con effetti negativi particolarmente drastici nel medio-lungo termine (che coincide peraltro con il naturale invecchiamento delle persone...). Più si sta in pensione, più ci si ammala: queste le conclusioni.

I DATI PIU’ ECLATANTI – Secondo la ricerca – che ha raccolto ed adattato dati da vari studi europei - andare in pensione aumenta del 60 per cento il rischio di soffrire di almeno un disturbo fisico (e di conseguenza prendere medicinali per curarlo), e ben del 40 per cento quello di cadere in depressione clinica. Anche la probabilità che le persone valutino la propria salute «molto buona» o «eccellente» scende del 40 percento dopo la pensione. E tutti questi dati si aggraverebbero con l’aumentare del tempo passato da pensionati.

LA PENSIONE INGLESE - La ricerca sbarca in Inghilterra – probabilmente non a caso – in un momento in cui il dibattito su età della pensione e costi della salute pubblica divampa anche nel Paese d’oltremanica. Il ritiro dal mondo del lavoro, per anni previsto a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne, adesso non è più obbligatorio a quell’età. L’età per aver diritto alla pensione di Stato si sta poi innalzando a ritmi sostenuti: attualmente ci si accede tra i 61 e i 68 anni d’età, e i piani governativi sono di arrivare progressivamente fino ai 68 anni d’età per tutti nel giro delle prossime quattro decadi. Secondo i dati appena rilasciati dall’Ufficio Nazionale Statistico, gli ultrasessantacinquenni che sono ancora impiegati in Inghilterra ha raggiunto la cifra record di quasi un milione nel primo quadrimestre dell’anno. Nello stesso tempo, anche il numero di quelli che sono andati in pensione è cresciuto, raggiungendo i 9.5 milioni, con un aumento del 30 per cento di persone che si ritirano dal mondo del lavoro in un anno.

DATI E POLITICHE - Il rapporto dell’IEA, appena uscito e già controverso, vuole sostenere che l’innalzamento dell’età pensionabile non solo è possibile, ma anche desiderabile. «Lavorare più a lungo non sarà solo una necessità economica, aiuta anche le persone a vivere vite più sane» ha dichiarato il suo direttore Philip Booth, invitando il governo a deregolamentare il mercato del lavoro.

Carola Traverso Saibante
17 maggio 2013 | 14:01

http://www.corriere.it/salute/13_maggio_17/pensione-male-salute_cf043808-beda-11e2-be2c-cd1fc1fbfe0c.shtml


 
 
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