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Fisiologia La stanchezza primaverile...

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E' legata al calo pressorio
-
2013

MILANO - La spossatezza che arriva con i primi caldi non è frutto dell’immaginazione, né dipende dall’aver lavorato troppo nei mesi precedenti. Infatti, quando la colonnina di mercurio sale e le giornate si allungano, la pressione arteriosa mattutina e quella diurna scendono in modo sensibile, determinando la stanchezza che giustifica il detto secondo cui in aprile è dolce dormire. Il fenomeno è stato rilevato da diversi studi in passato, ma ora una ricerca dell’Università di Firenze e dell’Università Bicocca di Milano, pubblicata sulla rivista Hypertension, l’ha messo meglio a fuoco.
LO STUDIO - I ricercatori hanno infatti identificato una relazione molto precisa fra le condizioni ambientali e la pressione, che scende in media di 0,14 punti per ciascun grado di temperatura in più registrato durante il giorno. A questo calo si aggiunge poi quello dovuto alla maggior durata delle giornate nella bella stagione: il rialzo pressorio tipico della mattina, infatti, si riduce di oltre mezzo punto per ciascuna ora di luce in più. «Il caldo, in particolare, può avere una grande influenza, perché fa dilatare i vasi e stimola la sudorazione, che fa perdere sodio e, quindi, scendere la pressione arteriosa - dice Pietro Amedeo Modesti, primo firmatario dello studio e docente di medicina interna all’Università di Firenze -. La controprova è che se l’estate è interrotta anche soltanto per un paio di giorni da una perturbazione che porta un po’ di fresco, i valori pressori salgono immediatamente». Gli anziani sono più sensibili a queste variazioni: «Negli over 65 il fenomeno può essere marcato, mentre si riduce molto fra chi ha meno di 50 anni» spiega il medico.

IPERTENSIONE - La ricerca è durata quasi due anni e ha coinvolto 1.897 pazienti, molti dei quali già in cura con medicine per l’ipertensione. «Tutti sono stati monitorati con un apparecchio che misurava la pressione nelle 24 ore, al quale avevamo aggiunto una piccola stazione meteo portatile che registrava la temperatura e l’umidità - spiega il medico -. In questo modo, a differenza di quanto avevano fatto gli studi precedenti, ci è stato possibile monitorare la temperatura alla quale le persone sono esposte realmente, che può variare molto rispetto a quella fornita dal servizio meteo, che solitamente è registrata negli aeroporti. Per esempio, nei luoghi chiusi, in cui si trascorre la maggior parte del tempo, i riscaldamenti e i climatizzatori modificano molto le condizioni ambientali». I risultati ottenuti dalla ricerca italiana sono particolarmente importanti per chi soffre di ipertensione ed è magari in cura con farmaci.

FARMACI - «La terapia infatti va regolata per tenere conto delle variazioni stagionali - prosegue Modesti -. Molti medici già riducono le dosi ai loro pazienti quando inizia la stagione calda, proprio per evitare cali di pressione eccessivi, che possono portare a cadute particolarmente pericolose negli anziani. Ma queste modifiche dovrebbero affiancarsi a un monitoraggio più attento, che preveda anche l’esecuzione di misurazioni nell’arco delle 24 ore almeno un paio di volte fra la primavera e l’estate». Infatti, sebbene in questi mesi i valori siano generalmente più bassi, possono comunque esserci variazioni individuali. «Inoltre, abbiamo visto che la pressione notturna ha un andamento diverso rispetto a quella registrata di giorno, e tende a salire con l’aumentare del numero di ore di luce - prosegue l’esperto -. Questo probabilmente è dovuto al fatto che in estate si è più attivi fino a sera, e va tenuto in considerazione nel dosare la terapia».

Margherita Fronte

http://www.corriere.it/salute/cardiologia/13_aprile_24/primavera-fiacchi-pressione_4c2bd8d6-a900-11e2-bb65-9049b229b028.shtml


 
 
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