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Ecologia Esplodono le patologie ambientali

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Un circolo vizioso le alimenta e amplifica
-
2013

Scoperto dagli scienziati della Washington State University il cosiddetto ciclo NO-ONOO, un circolo vizioso che si autoalimenta diventando cronico nel tempo, portando con sé numerosi agenti tossici e patogeni che danneggiano la nostra salute, anche in modo serio
LM&SDP

Le cosiddette patologie ambientali sono sempre più diffuse: causa la presenza sempre più massiccia e invadente di sostanze chimiche e tossiche.
Si tratta di un vero e proprio agguato alla nostra salute cui, ormai, non abbiamo praticamente più scampo. Siamo infatti accerchiati dalle numerose sostanze tossiche occultate negli alimenti, nei vestiti, nei mobili, nei giocattoli… e chi più ne ha più ne metta.

«Negli ultimi cinquant’anni sono state immesse sul mercato 30.000 nuove sostanze chimiche, senza che fossero state prima testate in riferimento alla sostenibilità ambientale e ai possibili effetti sulla salute – sottolinea il dottor Antonio Maria Pasciuto, Presidente ASSIMAS (Associazione Italiana Medicina Ambientale e Salute) – Molte sostanze chimiche non rimangono legate in modo indissolubile alla plastica o ai tessuti (quindi indumenti) ma volatilizzano ed entrano in soluzione andando in contatto con l’acqua o con la cute».

«Anche attraverso l’alimentazione assumiamo sostanze chimiche potenzialmente pericolose – prosegue Pasciuto – molte di esse sono difficilmente metabolizzabili e si vanno a depositare, per tutta la vita, a livello del tessuto adiposo o nelle strutture corporee che contengono acidi grassi. Per molte di queste sostanze è ancora in gran parte sconosciuto il modo in cui esplicano il loro effetto nocivo. Alcune sostanze sono in grado di causare allergie; altre danneggiano il sistema immunitario, quello neurologico e quello endocrino; altre ancora esplicano la loro azione altamente nociva a bassi dosaggi, nella fase di sviluppo dell’embrione».

Secondo il prof. Martin Pall, esperto di medicina ambientale e professore di biochimica alla Washington State University, alla base delle patologie di origine ambientale agisce un meccanismo molto complesso, noto come “ciclo NO-ONOO”, che si autoalimenta diventando cronico nel tempo.
«Il ciclo NO-ONOO – spiega il professor Pall – è un ciclo che si attiva in più sensi. Si tratta di un circolo vizioso in cui le sostanze tossiche con le quali veniamo in contatto a livello “locale” (attraverso la cute, gli occhi, nel tratto delle alte vie respiratorie o anche di quello gastrico-intestinale), e cioè molte sostanze chimiche o anche altri fattori stressogeni di tipo “naturale” come i virus o i batteri e le muffe, attivando a più livelli i recettori NMDA (N-Metil-D- Aspartato), molecole presenti in diversi organi, portano alla trasformazione continua di NO (Ossido nitrico) in ONOO (perossinitrito)».

«Tale trasformazione – aggiunge Pall – una volta “cronicizzatasi”, genera, poi, processi di tipo infiammatorio e ossidativo e la diminuzione delle capacità “detossificante” negli organi deputati allo smaltimento delle scorie metaboliche, processi difficili da fermare e che scatenano meccanismi di sensibilizzazione locale che agiscono, di fatto, “aprendo la porta” a pesanti patologie di tipo “sistemico”.

«Oltre a eliminare tali sostanze dall’ambiente – aggiunge il dottor Pasciuto – un’altra importante strategia è quella di rinforzare e rendere sempre più performanti i nostri sistemi di “detossificazione”. L’organismo deve poter smaltire con efficacia quante più sostanze nocive e tossine grazie ai propri sistemi endogeni. Per questo è fondamentale puntare su un’alimentazione detossificante, che comprenda molte fibre, acqua, succhi naturali e fare un’attività fisica regolare che ci permetta, attraverso il sudore, di eliminare le tossine. Concederci una volta alla settimana, inoltre, una bella sauna rilassante che aiuta in questo senso».

Secondo il prof. Pall, anche alcuni tipi di Sali minerali come il magnesio, vitamine (tra cui la vitamina C) e integratori di tipo antiossidante, aiutano ad arrestare il ciclo “NO-ONOO” che sembra essere il fattore comune di tutte le patologie di origine ambientale: tra queste la fibromialgia, la sensibilità chimica multipla e la sindrome da stanchezza cronica.
Questo ciclo tuttavia non si ferma qui, ma mostra di avere la sua influenza su molte altre patologie oggi molto diffuse e comuni quali, per esempio, il glaucoma. Questa patologia oculare si ritiene dunque che, almeno in parte, sia imputabile a cause di tipo ambientale.

Anche in Italia, dove fino a oggi si sapeva poco del problema e non c’erano strumenti di diagnosi e prevenzione, qualcosa inizia a muoversi. E’ notizia di questi giorni, infatti, il lancio sul mercato di un presidio medico a base di “zeolite”, un minerale di origine vulcanica che si forma dall’incontro tra la lava e l’acqua del mare. Si presenta con una struttura microporosa costituita da migliaia di piccoli canali che, con un procedimento puramente fisico, sono grado di legare rilevanti quantità di tossine, metalli pesanti, radicali liberi e ioni ammonio.
«Grazie al suo effetto “scavanger” – spiega il dr. Pasciuto – la zeolite elimina le sostanze tossiche già presenti a livello organico: attraversa il tratto gastro-intestinale senza essere assorbita, lega mediante scambio cationico i metalli pesanti eliminandoli. Mostra inoltre un’attività detossificante, assorbente e antiossidante, riducendo il danno da radicali liberi».

http://www.lastampa.it/2013/03/28/scienza/benessere/salute/boom-di-patologie-ambientali-la-colpa-e-del-no-onoo-JCKezxN0ner9JhlM1VsiHP/pagina.html


 
 
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