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Ecologia Funghi anti foreste

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Stanno distruggendo tutte le foreste di frassini del nord Europa Ha già distrutto il 90% dei frassini della Danimarca, in Inghilterra ha ucciso 100 mila alberi ma gli esperti sostengono che a breve potrebbe intaccarne 90 milioni e in Italia minaccia tutto il settentrione: dal Friuli, passando per Trantino e Veneto, fino alla Lombardia, avanza verso ovest con una velocità di 60 km all’anno.
Si tratta del fungo del frassino, Chalara fraxinea, un killer silenzioso e inarrestabile che sta mettendo in ginocchio le foreste di tutta Europa. Manifestatosi per la prima volta in Polonia all’inizio degli anni ’90, in meno di 10 anni si è diffuso in quasi tutto il continente, trasportato dal vento - le sue spore sono leggerissime - dagli animali e dall’uomo. Responsabile del contagio, sottolineano gli esperti, anche il commercio di legname.
Le piante colpite inizialmente possono presentare cancri sui fusti e sui rami, con conseguente disseccamento e morte dei rami stessi. La malattia è particolarmente distruttiva nelle piante giovani, gli alberi più datati e forti sono in grado di sopravvivere agli attacchi iniziali, ma tendono a soccombere dopo varie stagioni di infezione. Il fungo sembra agire, più o meno, come il virus dell’Hiv, indebolendo quindi il sitema immunitario delle piante che più facilmente vengono colpite da patologie.
«La malattia - sottolinea Lucio Montecchio, patologo forestale dell'Università di Padova, in un’intervista rilasciata a La Repubblica - è nuovissima. Non abbiamo nemmeno capito perfettamente come il fungo penetri nell’albero e lo faccia ammalare. Una novantina di esperti da tutto il mondo si riunisce ogni 6 mesi per fare il punto sulla ricerca. La distruzione delle foreste procede a ritmo troppo rapido: l’unica soluzione è tenerci tutti in contatto continuo. A rischio ci sono anche i boschi finanziati a caro prezzo dall’Unione Europea».
Né diserbanti, né corridoi ecologici, né una quarantena a livello continentale – che vorrebbe dire bloccare il mercato di uno dei legni più pregiati - sembrano strade efficaci o percorribili.
Non esiste per il momento alcuna strategia utile per arrestare l’avanzata letale, anche se qualche speranza arriva proprio dall’Università di Padova. «Stiamo mettendo a punto, con ottimi risultati di laboratorio, un trattamento da iniettare nella corteccia - conclude Montecchio - Sembra funzionare ma l’iter per l’approvazione è simile a quello dei medicinali umani». Troppo il tempo necessario e intanto la minaccia potrebbe superare i confini europei.



 
 
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