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Odontoiatria Naturale Contro la carie meglio l'olio di cocco

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Dopo fluoro, xilitolo e microgranuli, il futuro della salute dei denti potrebbe essere nell'olio di cocco.

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di Simone Valesini | Pubblicato il 03 Settembre 2012

Sebbene in molti potrebbero storcere il naso, questa sostanza sembra avere notevoli proprietà antimicrobiche. Ma solo dopo essere stata digerita, cioè sottoposta all'azione di enzimi che si trovano nello stomaco. È quanto scoperto da un gruppo di ricercatori irlandesi dell'Athlone Institute of Technology, che ha presentato i risultati della ricerca alla conferenza autunnale della Society for General Microbiology in corso alla University of Warwick, in Inghilterra.
In un lavoro precedente, i ricercatori irlandesi avevano già dimostrato la capacità del latte di mucca modificato con enzimi di contrastare l'adesione dello Streptococcus mutans allo smalto dentale. I risultati di questo studio avevano suggerito ai ricercatori di esplorare gli effetti antimicrobici di altri alimenti sottoposti all'azione simulata del processo digestivo, e nel loro nuovo lavoro hanno valutato l'azione antibatterica dell'olio di cocco trattato con enzimi e al naturale. Dalle loro analisi è emerso che il primo inibisce fortemente la crescita di molti ceppi batterici comunemente presenti nel cavo orale, compreso appunto lo Streptococcus mutans, una delle cause principali delle carie dentali.
"Le carie sono un problema medico sottovalutato, che nei paesi industrializzati colpisce dal 60 al 90 per cento dei bambini e la maggioranza degli adulti", spiega Damien Brady, autore principale dello studio. "Incorporare olio di cocco modificato con enzimi all'interno dei prodotti per la cura dentale potrebbe essere un'alternativa allettante all'uso di additivi chimici, soprattutto perché funziona anche in concentrazioni molto basse".
Ora i ricercatori vogliono analizzare il funzionamento dell'olio di cocco a livello molecolare e capire se oltre allo S. mutans e alla Candida albicans, (il fungo responsabile della candida), ci sono altri microrganismi patogeni sensibili a questa sostanza.

http://www.galileonet.it/articles/5044a9bca5717a707400003f


 
 
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