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Alimentazione Quando il gelato dà alla testa

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La rapida dilatazione e costrizione di un'arteria del cervello sarebbe la miccia che innesca l'emicrania

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2012

MILANO – Anche il cervello soffre il freddo. È probabilmente per questo motivo che gelati, ghiaccioli e bibite fredde possono rivelarsi delle vere e proprie bombe a orologeria, capaci di far scoppiare quasi istantaneamente un fortissimo mal di testa non appena arrivano a contatto con il palato. Il meccanismo che scatena questa tortura sarebbe infatti da ricercare nella rapida vasodilatazione e costrizione di una specifica arteria che irrora una parte del cervello, come dimostra uno studio presentato al convegno Experimental Biology 2012 a San Diego, in California.
LO STUDIO – A volte bastano pochi sorsi di una bibita gelata per far partire un brivido freddo che dal palato arriva dritto al cervello. Lo sanno bene i ricercatori guidati da Jorge Serrador della Harvard Medical School di Boston, che per ricreare il classico mal di testa da gelato in laboratorio hanno chiesto a 13 volontari in buona salute di bere un bicchiere di acqua fredda e uno di acqua a temperatura ambiente usando una cannuccia puntata contro il palato. Grazie a una tecnica a ultrasuoni, il doppler transcranico, i ricercatori hanno valutato la circolazione del sangue nel cervello in queste due diverse situazioni, e hanno constatato che si registrava una significativa vasodilatazione della cosiddetta arteria cerebrale anteriore nel momento esatto in cui i volontari alzavano la mano per indicare la comparsa del mal di testa. Il repentino aumento di afflusso di sangue al cervello, a cui corrispondeva il picco di dolore, era poi rapidamente seguito dalla vasocostrizione dell'arteria nel momento in cui i volontari rialzavano la mano a indicare la scomparsa dei sintomi.

UNA DIFESA CONTRO IL FREDDO – Dura ormai da diversi anni il dibattito sulle possibili cause del mal di testa da gelato, e il rapido susseguirsi di vasodilatazione e costrizione dei vasi sanguigni del cervello era già tra i potenziali indiziati. Gli stessi autori dello studio ipotizzano che questo fastidioso fenomeno altro non sia che un meccanismo di difesa messo in atto dal nostro organismo. «Il cervello è uno degli organi più importanti del corpo e per questo deve essere sempre funzionante - spiega Serrador -. È piuttosto sensibile alla temperatura e perciò – aggiunge - la vasodilatazione potrebbe servire per far affluire più sangue caldo in modo da mantenere il giusto calore». Il problema sta nel fatto che il cranio è una struttura chiusa, e per questo un aumento repentino dell'afflusso di sangue può causare quindi dolore. La successiva vasocostrizione servirebbe quindi a ridurre questo rischio.

UN MODELLO PER NUOVE CURE – Il mal di testa da gelato sembra essere più comune nelle persone che solitamente soffrono di emicrania. Per questa ragione, l'alterazione dell'afflusso di sangue al cervello potrebbe essere la miccia che innesca diversi tipi di mal di testa, e non solo quello associato al consumo di cibi e bevande freddi. Se ulteriori ricerche confermeranno questo sospetto, nel futuro potranno essere messe a punto nuove terapie capaci di bloccare in modo selettivo la dilatazione dei vasi sanguigni incriminati. In questo senso, lo stesso mal di testa da gelato può rivelarsi un modello molto utile per la future ricerche scientifiche. Come ricorda lo stesso Serrador, infatti, il mal di testa viene oggi studiato in laboratorio usando farmaci e molecole che possono generare effetti collaterali che rischiano di depistare le indagini, mentre in altri casi viene studiato su pazienti già alle prese con i sintomi conclamati, non riuscendo così a monitorare quella fase cruciale in cui il mal di testa si sviluppa. Il mal di testa da gelato rappresenta invece un modello utile, rapido da ricostruire e poco costoso. In altre parole, semplice come bere un bicchiere d'acqua.

Elisa Buson
http://www.corriere.it/salute/nutrizione/12_giugno_08/gelato_male_testa_buson_fe37a730-8ead-11e1-8466-78a3503db387.shtml


 
 
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