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Ecologia Tatuaggio: molte si pentono

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Quando si decide di farsi un tatuaggio bisognerebbe esserne consapevoli: è una scelta "per sempre", da non prendere alla leggera perché in alcuni casi eliminare il nome di un vecchio innamorato o un disegno che non piace più può non essere facile.

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2012

Invece molti ci ripensano: il 20 per cento dei tatuati non è più soddisfatto dei segni e simboli sul proprio corpo, il 6 per cento decide di eliminarli sul serio. I motivi per cui accade sono stati indagati qualche tempo fa da Myrna Armstrong dell'università del Texas, scoprendo che le donne si pentono il doppio degli uomini e che c'è ancora un pregiudizio negativo sui tatuaggi: proprio per sfuggire ai commenti sgradevoli, molte cercano di toglierli.
STUDIO – I dati sono stati raccolti dopo dieci anni da un'indagine analoga condotta nel 1996 dagli stessi autori, in modo da valutare le eventuali differenze di atteggiamento occorse in un decennio. Nel 1996 i partecipanti erano un centinaio, dieci anni dopo circa il doppio; a tutti è stato chiesto quando si erano fatti tatuare e perché, ma anche quando e perché avevano deciso di eliminare i tatuaggi. Armstrong riferisce che le cose sono un po' cambiate, dal 1996 a oggi: alla fine degli anni '90 il 75 per cento dei partecipanti aveva fatto il proprio tatuaggio prima dei vent'anni, per sentirsi parte di un gruppo o per “togliersi lo sfizio di farlo”; l'eliminazione del tatuaggio era avvenuta non prima di 14 anni e in genere per dissociarsi dal passato e migliorare la propria percezione di sé. I dati più recenti raccontano qualcosa di diverso: intanto l'età per tatuarsi è sensibilmente aumentata e la media è oltre i vent'anni, in secondo luogo le motivazioni addotte per farli sono diverse e vanno dalla voglia di sentirsi unici, indipendenti al tentativo di “far parlare” la propria pelle delle esperienze personali. In un caso su due si è scelto un punto ben visibile per tatuarsi, solo uno su cinque ha scelto di farlo in zone intime; aumentato anche il numero medio di tatuaggi, passati da due a tre per partecipante. Insomma, la scelta è sicuramente più “esibita” rispetto al passato, nel tentativo di affermare la propria identità e unicità.

RIPENSAMENTI – Differenze sostanziali con gli anni '90 si hanno anche valutando la scelta di eliminare il tatuaggio, che innanzitutto oggi si fa prima, in media dopo dieci anni; inoltre, ora sono soprattutto le donne a voler togliere ogni segno sulla pelle (nel doppio dei casi rispetto agli uomini). I motivi, per entrambi i sessi, vanno dall'imbarazzo alla sensazione di non poterselo più vedere addosso senza sentirsi “brutti”, dall'aver trovato un nuovo lavoro in cui i tatuaggi non sono visti di buon occhio ai problemi con gli abiti, che lasciano intravedere segni e simboli che non si vogliono più mostrare. Le donne soffrono di più dello stigma sociale: più spesso rispetto agli uomini sono state criticate per i loro tatuaggi, così ecco che molte decidono di sbarazzarsene. «In passato la pratica del tatuaggio era soprattutto maschile – spiega Armstrong, che ha pubblicato i suoi dati sugliArchives of Dermatology –. Ora secondo le stime il 45-65 per cento delle persone tatuate è di sesso femminile: per una donna tatuarsi può significare “rompere” regole di genere e affermare la propria identità in maniera assertiva, ma i nostri dati mostrano che in breve tempo la carica di unicità che si pensava arrivasse dal tatuaggio non si avverte più e anzi, comincia a dare fastidio. Le donne, soprattutto se in carriera, finiscono per subire commenti negativi molto più spesso degli uomini; così l'imbarazzo cresce, così pure le difficoltà a coprire con gli abiti un tatuaggio non più gradito. E presto si sceglie di eliminarlo». Il consiglio? Prima di tatuarsi pensarci non una, ma anche dieci volte: la vita cambia, e scegliere di disegnare un'aquila su un polpaccio quando si è adolescenti inquiete può rivelarsi una cattiva idea quando da adulte si dovranno indossare le gonne di un tailleur.

Elena Meli
8 marzo 2012
http://www.corriere.it/salute/dermatologia/12_marzo_08/tatuaggi-pentimento-meli_310eb4d0-6796-11e1-894d-3b3e16fcb429.shtml


 
 
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