Normalizzare i livelli di LDL non mette al riparo dai rischi cardiovascolari.
A chi sono stati riscontrati alti livelli di colesterolo "cattivo" o LDL spesso vengono prescritti farmaci a base di statine per ridurre questi eccessi. Tuttavia, anche se questi livelli finiscono per rientrare nella norma, non è detto che ci si metta al riparo dal rischio di malattie cardiovascolari, infarto e ictus. Ed è proprio quello che hanno voluto capire i ricercatori del Methodist DeBakey Heart & Vascular Center di Houston (Usa).
In questo nuovo studio, che segue i risultati di un precedente studio nazionale denominato "Jupiter", si è cercato di stabilire se e come le statine possano aiutare a prevenire le malattie cardiache e l'ictus nelle persone con normali livelli di LDL e maggiori livelli di proteina C reattiva (CRP) prodotta dal fegato. Questa stessa proteina è stata a lungo considerata un "marker" per il rischio cardiovascolare.
È importante tutto questo, sottolineano i ricercatori, perché una persona su cinque tra gli uomini oltre i 50 anni e le donne oltre i 60 d'età presenta normali livelli di colesterolo "cattivo" e alti livelli di CRP.
L'analisi eseguita su pazienti a rischio cardiovascolare su una media di sette anni ha cercato di stabilire se i livelli di CRP potessero essere degli indicatori chiave del rischio.
Si è così scoperto che con un semplice test di screening è possibile identificare i pazienti che possono beneficiare delle statine e quelli per cui potrebbero non essere utili dato che, come suggerito dallo studio, normalizzare unicamente i livelli di LDL non mette necessariamente al riparo dai rischi cardiovascolari.
(lm&sdp)
Source: lo studio è stato pubblicato sulla rivista dell'American College of Cardiology".
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