Uno studio dimostra che nei vaccini contro l'HIV è necessario un vettore virale differente dagli adenovirus, che può rivelarsi addirittura controproducente
Nel settembre 2007 un trial per testare un vaccino contro l'HIV, chiamato 'STEP', fu bloccato in quanto i risultati preliminari avevano indicato come i soggetti che avevano ricevuto il vaccino fossero maggiormente suscettibili a contrarre la malattia di quelli che avevano ricevuto il placebo.
Oggi uno studio condotto da ricercatori dell'Imperial College e del King's College di Londra, della Royal Holloway-Università di Londra sembra spiegare lo strano risultato, attribuendolo al tipo di vettore utilizzato nel preparato e suggerendo la necessità di ripensare non solo gli altri vaccini allo studio contro HIV, ma forse anche quelli contro tubercolosi e malaria veicolati usando quello stesso vettore.
Il vaccino del trial STEP usava come vettore l'involucro di un ceppo di adenovirus, che normalmente causa banali raffreddori. Per ottenere il vaccino i geni originari all'interno del vettore vengono sostituiti con alcuni geni innocui che codificano per proteine superficiali del virus HIV, in modo che il sistema immunitario impari a riconoscere e a combattere l'HIV.
Lo studio appena pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences" (PNAS) ha dimostrato che le persone che avevano in precedenza sviluppato immunità verso gli adenovirus andavano incontro a una proliferazione di linfociti T CD4 - i bersagli principali del virus dell'immunodeficienza acquisita - nei tessuti delle mucose (fra cui bocca, vagina e intestino) per fronteggiare il rischio di un'aggressione da adenovirus. In tal modo però involontariamente si forniva all'HIV una notevole abbondanza di potenziali cellule da invadere, aumentando quindi il rischio di contrarre l'infezione nel corso di un rapporto sessuale non protetto.
Le infezioni da adenovirus, di cui sono noti 51 ceppi, sono molto frequenti, tanto che il 50 per cento della popolazione dei paesi sviluppati e il 90 per cento delle popolazioni sub-sahariane hanno sviluppato un'immunità verso il sottotipo di adenovirus utilizzato nel programma STEP. Peraltro in questo studio si è anche dimostrato che le cellule CD4 sono in grado di riconoscere e reagire anche altri sottotipi di adenovirus oltre a quello che ha inizialmente suscitato la reazione immunitaria.
"Gli scienziati usano gli adenovirus in ogni sorta di vaccino e non ci aspettavamo un risultato simile. Era vitale scoprire quale fosse la causa di questo aumento del rischio di infezione da HIV in modo da evitare problemi analoghi in futuro", ha detto Steven Patterson, della Divisione investigativa dell'Imperial College che ha studiato l'anomala risposta riscontrata nel trial STEP. "La nostra ricerca suggerisce che i vaccini per l'HIV basati su adenovirus di fatto stimolino le cellule CD4 che l'HIV infetta ad andare proprio là dove probabilmente si presenterà l'HIV. Una cosa chiaramente da evitare per questo tipo di vaccino. I ricercatori stanno attualmente sviluppando vaccini basati sugli adenovirus anche per proteggere le persone dall'HIV, ma bisognerà ripensare questi vaccini, e anche quelli contro TBC e malaria se l'effetto che descriviamo nel nostro articolo si rivelasse un problema anche per essi." (gg)
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