La carenza di magnesio è sempre stata considerata un fattore determinante nella patogenesi dell'ipertensione.
STAFF MEDICO EUROSALUS
Il magnesio da sempre è stato utilizzato per normalizzare la pressione arteriosa agendo elettivamente sulle arterie e sulla funzione muscolare, cuore ovviamente compreso. Questo minerale è infatti di grande importanza per il corretto funzionamento dei muscoli. La parete del cuore e dei vasi (in particolare la parete delle arterie) è costituita da tessuto muscolare ed è quindi sensibile all'azione di questa preziosa sostanza.
Un recentissimo studio pubblicato pochi giorni fa sull'American journal of hypertension, definisce senza ombra di dubbio il ruolo svolto dal magnesio nella riduzione della pressione arteriosa in soggetti ipertesi. Questo lavoro è particolarmente interessante per due ragioni.
Prima di tutto il campione è stato diviso in due gruppi. Entrambi i gruppi sono stati indirizzati verso uno stile di vita che prevenisse la pressione alta, puntando l'attenzione sul movimento e sul cambio di alimentazione. Solo a uno dei due gruppi è stato somministrato il magnesio. Durante 12 settimane i ricercatori hanno monitorato la pressione e le concentrazioni di ioni nel sangue. Alla fine delle studio entrambi i gruppi hanno registrato una riduzione della pressione arteriosa. L'abbassamento della pressione arteriosa era maggiore nel gruppo che aveva utilizzato il magnesio.
Il primo dato importante da sottolineare è come la riduzione della pressione arteriosa ottenuta con il cambio delle personali abitudini di vita è additiva all'azione svolta nello stesso senso dal magnesio, sviluppando un'azione sinergica di grande rilevanza.
In secondo luogo questo studio è particolarmente interessante per la scelta del vettore utilizzato nell'integrazione di magnesio. La biodisponibilità dei diversi sali inorganici di magnesio è estremamente ridotta. Gli autori di questa ricerca hanno scelto di utilizzare come vettore un amminoacido (chiamato acido pidolico o più semplicemente oxiprolina) che viene facilmente assorbito a livello intestinale e penetra rapidamente nelle cellule.
I risultati contraddittori di molti studi sull'integrazione minerale dipendono probabilmente dalla scelta di un sale scarsamente biodisponibile che non viene assorbito a livello intestinale e che di conseguenza non raggiunge le cellule dove svolge la sua azione terapeutica.
L'ipertensione arteriosa è però connessa anche con un eccessivo utilizzo di sale (per l'appunto il cloruro di sodio). In questo lavoro scientifico si è studiato il rapporto tra l'integrazione di magnesio e i livelli di sodio. Il gruppo che ha ricevuto la supplementazione di magnesio ha registrato una riduzione dei livelli intracellulari di sodio e di calcio accompagnati da un incremento dei livelli di potassio e dello stesso magnesio confermando l'antagonismo tra ioni magnesio e ioni sodio.
La riduzione del quantitativo di sale utilizzato tutti i giorni continua a rivestire un ruolo di grande importanza nel trattamento dell'ipertensione. Questo discorso non si riferisce semplicemente al sale aggiunto per condire l'insalata o per l'acqua di bollitura. Molti alimenti sono segretamente ricchi di sale. Si pensi ad esempio al pane e ai prodotti da forno, agli affettati e ai formaggi. In una sensata dieta di riduzione del sale è necessario quindi evitare il consumo eccessivo di questi alimenti.
Sempre di più in una patologia complessa come l'ipertensione è necessario integrare aspetti diversi che permettano un controllo autonomo e reale della pressione attraverso strumenti semplici e naturali accessibili a tutti come l'attività fisica, una dieta povera di sale e l'integrazione di magnesio.
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Gabriele Piuri e dott. Attilio Speciani