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Editoriali Crisi: consumatore diventa competente: 79,7% spende meno e meglio

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Ad aziende chiede più qualità, determinante per scelte è Internet


La crisi cambia il consumo e gli italiani fanno di necessità virtù. Guariti dalla smania dell'acquisto i cittadini hanno imparato a comprare meno, meglio e ottenere più soddisfazione dalla spesa "competente". E, dall'equazione "più consumi = più felicità" si è passati alla formula "meno consumo più vivo meglio" (79,7%). Il ritratto del nuovo consumatore è stato dipinto dall'Osservatorio sui consumi degli italiani, indagine annuale di Consumers' Forum, l'associazione che riunisce le maggiori associazioni dei consumatori e grandi aziende italiane, curata da Giampaolo Fabris e Ipsos e presentata stamane in occasione del decennale. "I consumatori sono diventati più esperti, chiedono alle aziende più qualità e alle associazioni che li rappresentano più presenza", afferma Sergio Veroli, presidente di Consumers' Forum che stamane ha inaugurato il convegno per celebrare i 10 anni dell'associazione. "Il nuovo consumatore è per necessità più attento a non sprecare, al rapporto prezzo-qualità e più responsabile verso l'ambiente. In altri termini, si può definire un consumatore virtuoso". Condotta su un campione rappresentativo di 1000 casi, l'indagine Ipsos-Episteme conferma che la congiuntura inizia a regalare qualche schiarita: c'è più fiducia nel futuro e voglia di tornare a spendere con meno preoccupazione (preoccupato si dice il 53% degli italiani rispetto al 67% all'indagine 2008). Ancora molto attento al prezzo (47%) il consumatore è si però vaccinato agli sconti e dalle promozioni e chiede alle aziende di tornare a investire in innovazione e qualità, aspetti trascurati a fronte della guerra dei prezzi. Dunque, a differenza del passato, oggi è il "buon senso" a guidare gli acquisti, il portafoglio diventa uno strumento per esprimere consenso verso quelle aziende guidate dall'etica e prediligere le marche rispettose dell'ambiente (63% contro il 58% del 2008). Insomma nasce un genere di consumatore più consapevole e responsabile, che invoca il rallentamento del consumo, ritiene che le confezioni dei prodotti debbano essere ridotte perché inquinano (73%), che occorrano etichette con più informazioni utili (70,4%), che si debba protestare per ottenere il rispetto dei diritti (64,3%) e chiede alle associazioni dei consumatori di essere più presenti ed incisive (56,5%). Grande protagonista in termini di incremento del consenso è la difesa del territorio. Dicono no agli Ogm il 75,6% degli intervistati e dicono sì ai prodotti che non implicano un rapporto "predatorio" con la terra il 92,4% ed è in aumento il consumo di prodotti biologici (+10% rispetto al 2008) e la richiesta di prodotti duraturi. Il nuovo consumatore ritiene che etica e responsabilità sociale siano parte integrante del concetto di qualità e che le aziende dovrebbero comportarsi eticamente lungo tutta la filiera. L'84,8% del campione ritiene che sia un dovere non acquistare un prodotto o una marca non etica e il 90% ritiene che si vivrebbe meglio se tutti fossero informati sulle marche che acquistano. "Determinante per la nascita di questa nuova generazione di consumatori è stata la rete Internet", spiega Giampaolo Fabris. "Oggi possiamo, in tempo reale, confrontare prodotti, prezzi, qualità e le opinioni degli altri consumatori nei confronti di un bene o di un servizio sul mercato. Questo significa che oggi il consumatore cercando di spendere meno si può imbattere in prodotti di qualità a prezzo medio-basso: una bella sorpresa. Le aziende - aggiunge l'esperto - non potranno ignorare questo cambiamento per cogliere nuove opportunità".


 
 
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