Guarire
lavorando: La
manifestazione è un’azione, nell’universo tutto è in movimento. Non
guariamo riposando, ma scoprendo l’atteggiamento corretto nell’azione.
di
Amadio Bianchi
Il tempo e
l’energia che quotidianamente impieghiamo nel lavoro ha, nella vita
moderna, raggiunto un’ampia misura al punto che verso questa direzione
spendiamo quasi tutto il tempo che il Creatore ci ha messo a
disposizione.
In qualche caso è
bene rivedere il proprio rapporto con questo aspetto della vita. Mi
viene da sorridere quando sento parlare di conquiste sociali. Abbiamo
ottenuto una bella schiavitù se dobbiamo impiegare mediamente, fra
spostamenti e lavoro vero e proprio, circa dodici ore della nostra
giornata. Calcolando poi, che altre tre ore vengono suddivise tra il
mangiare, vestirsi, lavarsi e altre faccende e che un ora e mezza di
media viene impiegata per vedere la televisione, infine sette o otto ore
per dormire, ciò che rimane da dedicare allo scopo più importante
della vita, cioè capire cosa siamo venuti al mondo a fare o scoprire
che abbiamo anche una vita interiore è di circa una mezz’oretta. Se
questa mezz’ora poi la utilizziamo diversamente è certo che da vecchi
saremo solo “vecchi” anzichè essere saggi.
Dal momento che mi
occupo di benessere psicofisico e non potendo da solo, per il momento,
cambiare le cose, ritengo oggi più che mai importante cercare,
nell’atteggiamento interiore verso il lavoro, la soluzione di tanti
problemi esistenziali. Un comportamento sbagliato nell’attività, fa
affiorare differenti disturbi (il più comune è lo stress).
Vediamo di capire
cosa succede . Dentro di noi si alterna una opposta dualità di
intenti : ad esempio una parte di noi vuol fare l’azione,
l’altra si oppone. Due forze contrapposte convivono e devono essere
comprese, educate e ben finalizzate.
In generale ci
stressiamo perché siamo nell’azione con resistenza. Significa che far
malvolentieri una cosa è nocivo per la salute e a lungo andare fa
insorgere la malattia. Bisogna, pertanto, capire, come prima cosa, se
siamo al posto giusto nel momento giusto e poi “lavorare” sulle
resistenze perché dentro di noi non ci sia la guerra.
Perchè la guerra
come si sa ha un prezzo.
Se faccio
l’impiegato delle poste ma svolgo malvolentieri il mio lavoro, finirò
per ammalarmi, perché l’energia che già consumo nella lotta
interiore mi uccide prima ancora che la mia azione sia in atto.
Anche l’armonia
dell’ambiente stesso dove si lavora è molto importante. Vi conviene
spendere un po’ di tempo per costruire buone relazioni con chi vi
lavora accanto. Credetemi ne vale la pena.
Per alcuni anni ho
insegnato yoga in alcune vallate in Italia e in Svizzera. Posti
stupendi, in essi anche solo per il clima e la bellezza naturale la
gente dovrebbe vivere in uno stato di estasi. Invece non è così. Molti
dei miei allievi lamentavano disturbi causati da stress comportamentale.
Una volta per dare loro una lezione, che non sono sicuro abbiano
compreso neanche adesso, li ho invitati ad una giornata sugli sci. In
queste vallate sciare è paragonabile al Luna Park per i ragazzi.
-Facciamo yoga e neve - dissi - ed alcuni aderirono prontamente
all’iniziativa. In particolare un soggetto che si presentava alle
lezioni di yoga accusando costantemente sproporzionata stanchezza
causata dal lavoro.
Iniziammo a sciare al
mattino presto, appena gli impianti di risalita aprirono i battenti.
Sono anch’io nativo di quelle parti per cui non mi manca l’abilità
sugli sci.
Avendo intenzione di
dare loro una lezione di vita, in particolare al soggetto che sempre
soffriva di stanchezza cronica, “tirai”
forte tutta la mattina. Su e giù, non so quanti chilometri facemmo e
quanta energia spendemmo anche solo di mattina. Permisi loro di
consumare un pasto frugale e ripresi, ancora avanti per tutto il
pomeriggio. Alle 16 ci sedemmo al bar del “Fungo” per prendere tutti
insieme una cioccolata. Eravamo stanchissimi ma irradiavamo
soddisfazione e felicità come non mai. Il soggetto stressato stava
seduto davanti a me : -non hai mai speso così tanta energia
in una giornata di lavoro ? - gli chiesi e la risposta era ovvia. -
chiediti perché oggi sei stanco ma felice - soggiunsi- il tuo
atteggiamento psicologico nei confronti dello sci è diverso rispetto a
quando vai a lavorare. Riesci a capire perché oggi sei stanco ma felice ?
Non realizzi che essere o non essere felice anche sul lavoro dipende
solo da te e dal tuo atteggiamento interiore?
Prima di tutto, nella
vita, ci si deve domandare se si è nel posto giusto. Se si decide che
lo si è, perché veramente si è al posto giusto, oppure al momento si
devono accettare le cose come sono perché non si dispone di altre
alternative. In tal caso bisogna lasciarsi andare. Si impara a lavorare
sulle resistenze interiori come fanno i grandi campioni, i quali, quando
hanno completato il potenziamento dei muscoli che servono all’azione,
iniziano a lavorare sugli antagonisti o muscoli che si oppongono
all’azione educandoli nel modo adeguato. E’così che viene
completata una preparazione ad alto livello sia sul piano fisico sia
psicologico.
Si sa, la
manifestazione nella sua espressione è duale. Anche fisicamente nella
gamba ci sono i muscoli che agiscono e quelli che si oppongono. E’ tra
questi due opposti che la natura ricerca l’equilibrio e l’armonia
per la vittoria del giusto. Nell’uomo, ciò vale sia sul piano fisico
ma ancor più su quello psicologico. Se gli opposti che vivono in noi già
ci consumano tutta l’energia nella lotta interiore, giungiamo
all’azione che siamo stanchi ancor prima di iniziare...-
-E’ questo che devi
comprendere - continuai -se vuoi guarire del tuo stresss cronico-
Quella fu una
importante lezione, ma come vi dicevo all’inizio di questo scritto,
intuire che il tempo impiegato da ognuno nel lavoro è davvero tanto ;
che non ci si può astenere dall’agire in quanto la manifestazione
stessa è un azione, e per conseguenza si deve predisporre bene lo
spazio dove si opera, curando la relazione con se stessi e poi con gli
altri, è determinante e può cambiare la qualità della vostra vita.
Bisogna infine essere
vigili anche verso i danni causati dal mettersi al servizio esclusivo
del proprio ego. Ciò può originare emozioni negative e distruttive.
Meglio sicuramente sarebbe vivere con consapevolezza e dedizione,
offrendo la propria vita ed il proprio lavoro ad una giusta causa. Essa
può anche solo consistere nella sopravvivenza, nella famiglia, negli
ideali. Più fortunati sono coloro che avendo fatta l’esperienza di
Dio possono abbandonare le loro azioni nelle sue braccia, consapevoli di
essere parte e strumento dello stesso. Per queste persone il lavoro è
una forma di meditazione, dove si impara a modellarsi per mezzo dello
stesso.
In India questo tipo
di lavoro condotto in stato, oserei dire, di beatitudine,
viene chiamato Karma Yoga.