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Musicoterapia La mente dei musicisti è diversa

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Lo conferma uno studio condotto su un gruppo di studenti del Vanderbilt Blair School of Music



Il violinista jazz Aaron Weinstein (Ap)
Il genio dei grandi della musica classica – ma non solo – fa da sempre sospettare che nella testa dei musicisti ci sia qualcosa di diverso, di speciale. E non sorprende che numerosi neuroscienziati si dedichino allo studio del rapporto tra musica e cervello, nel tentativo di capire come la prima influenzi il secondo, o viceversa. L'ultima analisi condotta sull'argomento fa capo a un gruppo di ricercatori della Vanderbilt University, che tramite la loro indagine sono arrivati a stabilire che la mente dei musicisti professionisti funziona effettivamente in modo diverso da quella di tutti noi.

LO STUDIO – Ciò che è emerso dalla ricerca è che i professionisti delle note, tramite il cosiddetto pensiero divergente– ossia una modalità di pensiero che porta a considerare le cose da punti di vista alternativi, non usuali, e che è ritenuta alla base della creatività – usano entrambi gli emisferi del cervello più di quanto non faccia mediamente un qualsiasi individuo. «Eravamo interessati a comprendere come le persone naturalmente creative si pongono nei confronti di problemi che possono essere risolti al meglio solo pensando fuori dagli schemi. Abbiamo studiato i musicisti perché il pensiero creativo fa parte della loro quotidianità», ha spiegato uno dei ricercatori, Bradley Folley. Lo studio è stato condotto su un gruppo di 20 studenti di musica classica del Vanderbilt Blair School of Music e su altrettanti non musicisti di un corso di psicologia del medesimo istituto.

DESTRA E SINISTRA – Secondo gli scienziati, una possibile spiegazione del perchè l'analisi dell'attività cerebrale dei musicisti abbia evidenziato un elevato utilizzo di entrambi gli emisferi della materia grigia potrebbe risiedere nel fatto che molti di loro devono saper usare le mani in modo indipendente per suonare il proprio strumento, senza contare che devono contemporaneamente leggere i simboli musicali e interpretarli. Ciascuna di queste funzioni è preposta a un lato diverso del cervello: l'abilità dei musicisti è di riuscire a integrare perfettamente le informazioni che giungono da entrambi gli emisferi.
corriere.it
Alessandra Carboni
03 ottobre 2008



 
 
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