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Psicologia Il training autogeno

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Una terapia rilassante ed estremamente efficace

Il metodo ideato da J.H.Schultz è largamente impiegato in moltissimi settori tra cui lo sport, la medicina psicosomatica, il lavoro, l’ostetricia, la terapia del dolore ecc, ma esiste un modo assai più ampio di affidarsi a questo strumento.
La parola Training significa “allenamento”, Autogeno “che si genera da sé”, è proprio quest’ultimo il concetto fondamentale: imparare a lasciare che accada, da sé , spontaneamente e il cammino verso la consapevolezza o qualsiasi cosa sia giusta per noi in questo preciso momento si avvia.
Sembra facile: allora non devo fare niente, mi basta trovare una posizione comoda, chiudere gli occhi mettere in atto quelle facili indicazioni fornite dal terapeuta e tutto finito, faccio il mio percorso!
Il fatto è che è proprio così, ma le cose semplici sono proprio le più complicate in questa nostra società che ci vuole sempre attivi e protagonisti in ogni situazione. La “passività” è associata a qualcosa di negativo nelle nostre menti “moderne”, la cui frase d’ordine è troppo spesso voglio che accada e non lascio che accada e l’emisfero cerebrale sinistro ha la meglio su quello destro.
Dunque l’allenamento è verso il non fare o si può anche dire l’osservare e dunque l’accettare tutto ciò che in me accade. E’ con questo atteggiamento che il nostro strato più profondo o inconscio trova la via per raggiungere gli strati più superficiali e finalmente venire alla luce. Gradualmente, a ciascuno i suoi tempi, esiste una speciale forma di intelligenza che ognuno di noi possiede e che fa si che accada sempre la cosa più giusta per noi, ma ciò che importa è che il processo prende il via.
OK, mi metto nella giusta disposizione a lasciare emergere contenuti profondi e che mi erano sconosciuti e cosa accade dov’è il miglioramento? Domanda legittima che chi fa ricerca si è posto molte volte. Nel nostro inconscio sono immagazzinate moltissime informazioni sotto varie forme: esperienze, sensazioni, immagini per lo più confuse tra loro e non elaborate. La non completa coscienza di questo materiale condiziona tutto il nostro modo di comportarci e di sentirci spesso negativamente producendo malessere. Quando questo materiale viene fuori, è come se avessimo la possibilità di metterlo chiaramente a fuoco, come con uno zoom. Osservando i dettagli, anche le emozioni vengono correttamente identificate ed assegnate.
E’ attraverso questo lavoro di ordine e pulizia che i pezzetti di inconscio vengono integrati nella nostra parte cosciente della personalità e non costituiscono più fastidiosi e confusi fantasmi.

chiaracorvini@yahoo.it


 
 
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