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Ecologia Frutta e verdura lavarle non basta

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Le inquietudini sulla sicurezza alimentare si fanno ogni giorno più numerose, e non riguardano soltanto l’emergenza rifiuti in Campania. Mentre un recente documento della Fao (file pdf) certifica che non meno dell’80 per cento dell’esposizione umana alla diossina è dovuta ai grassi contenuti nel pesce, nella carne, nelle uova, nel latte e nei formaggi, dagli Stati Uniti giunge, oltre all’allarme sulle bottiglie di plastica a rischio cancro, uno studio condotto dal microbiologo Brendan A. Niemira e presentato nel corso dell’ultimo congresso dell’American Chemical Society tenutosi a New Orleans. L’attenzione questa volta si concentra su frutta e verdura, che non sempre basta lavare per renderne sicuro il consumo. Nemmeno se si impiegano disinfettanti clorurati, in quanto essi si limitano a ripulirne la superficie lasciando indisturbate alcune aggregazioni batteriche, definite biofilm, nelle quali possono annidarsi, provenienti dal suolo, dai concimi, dall’acqua di irrigazione o da altre fonti, gli agenti patogeni della salmonella e dell’Escherichia coli. Questi ultimi, secondo i risultati dello studio, possono essere effettivamente neutralizzati solo con l’irradiazione, un metodo ora in revisione da parte della Food and Drug Administration, che consiste nel trattamento di frutta e verdura con un fascio di elettroni che, creando cariche positive e negative, distrugge il materiale genetico dei parassiti che vi si nascondono. Benché alcuni gruppi di attivisti si oppongano a tale pratica, secondo Niemira è al contrario indispensabile approfondirne la sperimentazione per valutare meglio come essa possa essere impiegata sul campo, cioè prima della raccolta. In particolare, non è ancora chiaro se gli agenti patogeni siano realmente in grado di riprodursi all’interno del biofilm, generando così rischi ancora maggiori per i consumatori, o se essi tendano a rimanervi in popolazioni batteriche le cui dimensioni rappresentano potenzialità infettive minime.

panorama.it


 
 
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