Se usi il condizionatore per raffreddare la casa o l'ambiente di lavoro stai contribuendo a innalzare la temperatura dell’atmosfera. Per di più questo riscaldamento non si traduce in inverni più miti che ci farebbero risparmiare energia per scaldarci. È quanto afferma il modello climatico presentato da David Erickson, geofisico dell’Oak Ridge National Laboratory (Usa) sul numero di agosto della rivista Geophysical Research Letters. Il suo è il primo studio che collega i cambiamenti climatici ai consumi energetici. I combustibili fossili bruciati per fornire l’energia necessaria ai nostri condizionatori, infatti, producono anidride carbonica, uno dei gas serra che causano il riscaldamento globale. I modelli climatici elaborati finora tengono conto di molte variabili ma non di fattori economici che dipendono dalle condizioni climatiche, quali l’incremento della richiesta di elettricità. I ricercatori hanno preso un modello standard tra il 2000 e il 2025 e lo hanno inserito all’interno di un programma sviluppato dal Dipartimento di energia, il National Energy Modeling System (Nems). Hanno così calcolato il consumo energetico dovuto all’innalzamento delle temperature, tenendo conto del clima locale, degli stili di vita e delle fonti di energia usate nelle diverse località degli Stati Uniti. Parte dei risultati erano prevedibili: nel Sud e nell’Ovest del Paese le emissioni di anidride carbonica aumenteranno con il consumo di energia richiesta per i condizionatori durante le estati sempre più calde. Non necessariamente, però, il Nordest, che tende a usare petrolio o gas naturale al posto del carbone per riscaldarsi, avrà inverni più caldi. Il risultato finale mostra che, nell’arco dei 25 anni considerati, ci sarà un incremento netto delle emissioni di anidride carbonica. (t.m.)
galileonet.it
(venerdì 4 Agosto 2006)