Nel caso dei linfomi non Hodgkin l’incremento viene stimato nel 20-30 per cento Le persone infettate dal virus dell’epatite C hanno un maggiore rischio di sviluppare alcuni tipi di linfomi, secondo una ricerca svolta dal National Cancer Institute (NCI) degli Stati Uniti.
Secondo quanto si apprende in un resoconto dello studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association, nel caso dei linfomi non Hodgkin l’incremento viene stimato nel 20-30 per cento, mentre per una rara forma di tumore compresa in tale categoria, la macroglobulinemia di Waldenström, tale percentuale arriverebbe addirittura al 300 per cento. Lo stesso varrebbe per la crioglobulinemia, una patologia caratterizzata da un anomalo livello di alcuni anticorpi nel sangue.
Lo studio si è basato sui dati raccolti negli ospedali che fanno capo ai Veterans Affairs (VA), l’ente che negli Stati Uniti si occupa dell’assistenza ai veterani di guerra. Sui circa 700.000 pazienti ricoverati nel paese tra il 1996 e il 2004, 146.394 avevano ricevuto una diagnosi di epatite C.
"Si tratta - ha spiegato John E. Niederhuber, direttore dell’NCI, di uno dei più ampi studi sulla correlazione tra epatite C e tumori del sistema linfatico. Poiché si conosce ancora molto poco su questo tipo di neoplasie, stabilire alcuni dei fattori predisponenti è il primo passo per cercare di ridurre la loro incidenza e diminuirne la mortalità.”
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