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Meditazione Pregare fa bene, lo dice anche la scienza

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Sempre più numerosi gli studi che ne sostengono l’utilità per i malati di cuore e di cancro, e per recuperare dopo un ictus


Chi ha il dono della fede sa che pregare fa bene allo spirito. Da qualche tempo, però, sono sempre più frequenti gli studi scientifici che dimostrano come certe forme di religiosità abbiano effetti positivi sull’organismo. Alcuni mesi fa, una ricerca condotta in Israele aveva accertato le proprietà benefiche della preghiera nei confronti della pressione arteriosa e dell’apparato cardiovascolare in genere. Ora altre due indagini scientifiche avvalorano ed estendono questa tesi ad altre patologie.

Contro il cancro
È stato più volte accertato che la lotta ai tumori non può fare a meno di un atteggiamento del paziente improntato all’ottimismo e alla serenità. Ecco perché anche la preghiera, in tutte le sue forme rappresenta un aiuto importante per un paziente oncologico. E funziona anche se la fede si cerca tramite Internet, in gruppi di preghiera che si raccolgono sfruttando le opportunità offerte dal Web. È la conclusione di uno studio condotto dai ricercatori statunitensi della University of Winsconsin-Madison Center of Excellence in Cancer, condotto su 97 donne colpite da cancro alla mammella residenti negli stati americani del Winsconsin e del Michigan.
“Conosciamo molti malati di cancro che cercano sostegno nella preghiera”, ha spiegato Bret Shaw, ricercatore a capo dello studio, “affidandosi a gruppi che si raccolgono on line. Il nostro è il primo lavoro che esamina effetti psicologici ed eventuali ripercussioni sul loro comportamento”.
Le pazienti sono state intervistate prima che prendessero parte ai gruppi di preghiera, e quattro mesi dopo. Analizzando i testi delle loro pratiche, gli studiosi hanno osservato che all’aumentare delle parole di matrice religiosa (per esempio “preghiera”, “Dio”, “Santo”, “adorare”) diminuiva il livello di emozioni negative , mentre aumentavano benessere e ottimismo.
“Da un punto di vista psicologico”, ha detto ancora Shaw, “ci sono numerosi motivi per cui i malati di cancro possono trarre beneficio dalla preghiera, sia nella sua forma tradizionale che su Internet. Analizzando il contenuto dei loro messaggi, si può dedurre come questi pazienti usino la preghiera per fare fronte alla loro malattia, finiscano per essere meno spaventati dalla morte e riescano, grazie alla fede, a vedere la loro situazione in una chiave più costruttiva”.

Dopo l’ictus
Una forte dose di spiritualità può ridurre lo stress emotivo legato alle difficoltà di un ricovero dopo un ictus. Lo dimostra un recente studio condotto nel centro di riabilitazione dell’Ospedale San Raffaele Pisana di Roma, su 132 pazienti, con età media di 72 anni. “Chi è religioso e attivo all’interno di una comunità”, ha spiegato Salvatore Giaquinto, responsabile del centro di riabilitazione della struttura romana, “riceve più aiuti. Il supporto sociale che arriva loro anche attraverso i volontari viene vissuto come una esperienza di cure e amore che permette di non sentirsi soli”.
Lo studio non stabilisce quale sia la religione che contribuisce in modo maggiore a questo beneficio, ma dimostra solo che chi è religioso ha qualche possibilità in più di essere aiutato ad uscire da un evento grave come l’ictus.

Redazione Staibene.it – febbraio 2007


 
 
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