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Giallo sui vaccini obbligatori: sono spariti
Ormai introvabili nelle Asl, che mettono sotto accusa le case farmaceutiche
Di Andrea Scaglia tratto da «Libero» 11 febbraio 2004
MILANO - Sentite questa. In Italia, i neonati si devono sottoporre a quattro vaccinazioni obbligatorie. Contro poliomielite, epatite B, tetano e difterite. È possibile somministrare ai piccoli anche quelle contro pertosse e meningite, mediante la cosiddetta "esavalente", super-vaccinazione che le contiene tutte e sei. Ma, come detto, quelle obbligatorie sono le prime quattro, da somministrare in fasi distinte. Dunque, i genitori che vogliono evitare ai bimbi il "siringone", vanno alla Asl e chiedono gli appuntamenti. Giusto? Sbagliato. Perché il vaccino contro tetano e difterite – diftotetanico pediatrico, si chiama - non c’è. Proprio così: un vaccino obbligatorio per legge – il diftotetanico pediatrico appunto – che non si trova. Nel senso che l’azienda farmaceutica non lo produce più. O meglio, non lo produce più singolarmente: solo nel ‘siringone’ di cui sopra. Motivo? Semplice: non conviene. E adesso che anche le scorte di cui le Asl disponevano sono finite, si è creata una situazione a dir poco paradossale. Tanto per essere chiari, e visto che sembra davvero incredibile, ripetiamo ancora: la legge impone obbligatoriamente ai neonati quattro vaccini, ma di due non c’è più traccia. Vicenda che sta creando parecchie difficoltà agli ambulatori pubblici di tutta Italia. E non è tutto. Perché ci sono anche altri vaccini che, da poco più di un mese, sono scomparsi dalla circolazione. Sempre per lo stesso motivo: i guadagni (troppo bassi) delle aziende. In questi casi però si tratta di vaccinazioni riservate agli adulti. Quella contro il tetano per esempio. La mitica antitetanica. Così, se in questi ti ferisci col classico chiodo arrugginito – "…e sarò vaccinato? Ma quando l’ho fatto il richiamo? Bà, meglio rifarlo, così sto tranquillo…" - , se ti ferisci dicevamo, ti tocca farti iniettare quello contro tetano e difterite insieme. Perché il tetano da solo non viene più prodotto. Stesso discorso per la rosolia. Malattia che, se contratta da una donna in gravidanza, ha serie possibilità di far male al nascituro. Per questo molte future mamme, prima del concepimento, si sottopongono per precauzione alla profilassi. Bè, anche il vaccino per adulti contro la rosolia è adesso fuori produzione. Le signorine (o signore) in questione possono ovviare facendosi somministrare quello contro rosolia, morbillo e parotite. "Ma a me serviva solo la rosolia, il morbillo l’ho già fatto…". E vabbè, tre in uno. Manco fossero caramelle. Il problema è delicato. E come si dice in questi casi è "all’attenzione delle istituzioni". "Perché – come ci dice Carlo Borsani, assessore alla sanità della regione Lombardia – questa situazione crea difficoltà non soltanto alle Asl, ma soprattutto alle persone". Una vicenda che si trascina almeno "dalla primavera scorsa – aggiunge Antonella Barale, coordinatrice dei servizi vaccinali per la regione Piemonte – ma che si è aggravata da circa un mese con l’esaurimento delle scorte. Anche se voglio sottolineare che è una minoranza quella che vaccina i propri bambini solo con le obbligatorie. E noi cerchiamo di indirizzare tutti verso l’esavalente, che riteniamo non presenti rischi aggiuntivi". Sì, ma per legge quelle necessarie sono quattro. Dunque, la scelta rientra nell’ambito personale. Senza contare poi le accuse delle tante associazioni di genitori – Vaccinetwork e Comilva sono solo due di queste – i cui figli hanno sofferto di gravi complicanze postvaccinali. "Vero, vero –risponde la dottoressa Barale – il problema esiste. E va risolto al più presto". In sostanza, sintetizza Borsani, "o ci danno i vaccini, o cambiano la legge". Perché la situazione rischia di degenerare. Prendiamo il caso della Lombardia: all’inizio di febbraio lo stesso assessorato si è visto costretto a emanare una direttiva rivolta alle stesse Asl della regione. Disponendo la sospensione delle vaccinazioni in questione – la diftotetanica pediatrica, ripetiamo - in attesa di indicazioni dal ministero. Per sapere, per esempio, se i medici del servizio pubblico possono eventualmente utilizzare sui più piccoli il vaccino per adulti, che rispetto a quello pediatrico contiene una protezione un po’ più bassa per la difterite. Ma questa soluzione somiglia un po’ a una pezza. Per risolvere l’intricata vicenda, proprio la regione Lombardia ha poi chiesto all’assessore del Veneto alla sanità Fabio Gava, che coordina tutti gli assessorati italiani del settore, di intervenire presso il ministero della salute. Che, in questo caso, è anche lui vittima delle scelte produttive delle aziende farmaceutiche. "Per quanto riguarda il diftotetanico – spiega ancora Borsani – l’azienda Chiron (una di quelle che lo fornisce alla sanità pubblica italiana, ndr) si è detta disposta a riprendere la produzione se gli viene garantito un acquisto di almeno 30mila vaccini l’anno. Noi come Lombardia ne prenderemmo 8mila". Insomma, questioni di cifre. Bisogna mettersi d’accordo. Business is business, si dice. E la salute, negli ultimi anni, è più business che mai. Il ministero per ora non sa bene che pesci pigliare. Di certo è consapevole di dover affrontare – e risolvere – il problema al più presto. Così domani al ministero della salute si riunirà la commissione nazionale vaccini che dovrebbe essere presieduta per l’occasione dal direttore generale del dipartimento prevenzione dottor Fabrizio Oleari. Si parlerà proprio del caos che si è venuto a creare. Si cercherà una soluzione. Innanzi tutto per le somministrazioni pediatriche, ma anche per quelle riservate agli adulti. "O ci danno i vaccini o cambiano la legge" dicono le regioni. I bambini aspettano. E sperano.
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