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Ogm Il gene della longevità: speranza reale o bufala?

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E' veramente così importante la
ricerca del gene della longevità? Le manipolazioni delle notizie possono essere
molteplici..

di Luciano rizzo 


La notizia che un
equipe di ricercatori sta cercando il, o i geni della longevità ha
suscitato molti scalpori ed aspettative.


Mentre facciamo i
migliori auguri di successo al capo dell’equipe, dr. Annibale Puca,
non possiamo evitare alcune considerazioni sulla gestione della notizia.


Mentre i titoli delle
notizie parlano di risultato acquisito, nelle spiegazioni sottostanti si
scopre che questi geni non sono stati ancora trovati. Anzi, si tratta
solo di una possibile linea di ricerca.


Le ricerche genetiche
stanno vivendo un periodo di grande popolarità sui media. Qualche tempo
fa si è scomodato addirittura il Presidente degli USA per annunciare la
mappatura completa dei geni dell’uomo. All’atto pratico, però, la
cosa non ha portato nessun cambiamento nella nostra salute. Gli effetti
positivi sono solo ipotetici.


Così, se si continua
su questa linea, si rischia di ottenere lo stesso effetto di chi grida
sempre “al lupo,al lupo”. Tra poco le terapie genetiche non
interesseranno più, se non si comincerà a vedere qualche risultato
tangibile.


Intendiamo dire che,
mentre le ricerche ed i finanziamenti sono ingenti, i risultati delle
terapie genetiche incidono solo per meno dell’1% sulla salute della
gente.


Per molte malattie,
come ad esempio la celiachia, la presenza del gene favorisce, ma non è
indispensabile, per l’instaurarsi della sintomatologia del morbo
celiaco.

E’ la situazione già
prospettata negli anni 60 dal Nobel Jacques Monod nel suo libro “Il
caso e la necessità”. Nel suo lavoro si discuteva di una diatriba
antica tra gli scienziati: è più importante la predisposizione
genetica o l’influenza ambientale? Alla fine del libro, tutt’e due i
fattori venivano considerati importanti.


Applicata alla
longevità, questa considerazione indica che altri aspetti sono
importanti per una vita lunga. Erano già stati evidenziati da Roy
Walford,  noto ricercatore
della UCLA, nel suo  libro
“Longevità”. Egli prendeva in considerazione tutti gli aspetti del
problema della durata della vita. La predisposizione genetica era solo
uno dei tanti. Contava altrettanto la varietà dei cibi, la quantità di
minerali e vitamine assunti giornalmente, la presenza o assenza di una
famiglia, la quantità di attività fisica giornaliera, l’agilità
mentale, il tipo di lavoro e molti altri fattori che sarebbe lungo
elencare. Ad esempio, secondo il ricercatore, gli yogi, grazie alla
meditazione praticata giornalmente, hanno una vita media più lunga di
25 anni.

Considerando che le
principali cause di morte sono fumo, alimentazione errata e stress, con
uno stile di vita corretto non avremmo nessun bisogno di cercare geni
nel DNA. Potremmo, comunque, superare tutti tranquillamente i 100 anni.

Perciò, non
aspettiamoci troppo dalle notizie che annunciano una possibile, ma
remota, futura possibilità di cura. Proviamo a guardare cosa possiamo
migliorare adesso. Avremo delle gradite sorprese.


Senza contare che, di
ogni terapia, è bene conoscere i pro e i contro (leggi effetti
collaterali), e questi si vedono solo dopo molti anni. Chi vuol fare da
cavia s’accomodi…

 
 
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