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Il carciofo abbassa il colesterolo.
Contiene inulina, sostanza che agisce anche su trigliceridi e glicemia
IL carciofo in questi ultimi anni è stato al centro di importanti progetti di ricerca, a cominciare da quello finanziato dal ministero per le Politiche agrarie e forestali, che ha interessato 15 unità operative, coinvolgendo Università, Cnr, regioni, enti privati e istituti dello stesso ministero.Tanta attenzione si spiega con il posto di rilievo che questo ortaggio dovrebbe avere nella nostra dieta essendo un prodotto tipicamente mediterraneo e con proprietà nutrizionali e salutistiche di rilievo.Numerosi sono i temi affrontati nel progetto e interessanti i risultati ottenuti, spiega Francesco Saccardo (saccardo@unitus.it), dell'Università della Tuscia (Viterbo). Poiché in Italia sono stati segnalati, fino ad oggi, una quindicina di virus responsabili di danni gravi al carciofo, attraverso la coltura di apici vegetativi (in vitro) si è ottenuto germoplasma (piante madri) sano per i più importanti ecotipi di carciofo, come il Romanesco.Inoltre grazie alla tecnica molecolare è stato possibile selezionare le piantine esenti da virus già durante il loro allevamento in vitro. Un problema analogo si è studiato anche sul carciofo Brindisino.Tra i costituenti del carciofo le sostanze fenoliche, e un polisaccaride, l'inulina, hanno particolare interesse dal punto di vista nutrizionale e tecnologico. Oltre alle proprietà epatoprotettive ben note del carciofo, esistono studi recenti di Niness comparsi sul «Journal of Nutrition» da cui è emerso che l'inulina è in grado di ridurre il tasso di colesterolo e di trigliceridi del sangue e di contrastare l'aumento della glicemia, tanto che il carciofo è stato definito «alimento funzionale». Per questo nell'ambito del progetto si è effettuata la caratterizzazione biochimica di una quindicina di cultivar per fornire informazioni utili nella scelta delle stesse in funzione della destinazione d'uso (consumo fresco, prodotti di IV gamma, surgelazione).La parte edule (il cuore), costituita dalle brattee interne e dal ricettacolo del capolino, contiene acido clorogenico (CA), un antiossidante naturale preventivo contro le patologie arteriosclerotiche e cardiovascolari. Al riguardo l'ingegneria genetica sta valutando la possibilità di ottenere piante di pomodoro con alti livelli di CA. Poiché il contenuto in CA è un fattore importante nella qualità nutrizionale dei prodotti orticoli freschi e per la valorizzazione commerciale, sono state analizzate varietà di carciofo precoci e tardive ottenendo dati interessanti.L'apparato radicale della maggior parte delle piante in natura presenta simbiosi con i funghi micorritici del terreno che agevolano la pianta mediante un migliore assorbimento degli elementi minerali, in particolare se presenti in basse concentrazioni o poco mobili come il fosforo.Sulle piante di carciofo della tipologia precoce provenienti da vitro, la simbiosi micorrizica ha effetti positivi sia sulla crescita, sia sulla produzione anche in presenza di quantità ridotte di concime, dato molto positivo nell'ottica di una agricoltura sostenibile.La ricerca ha poi affrontato i temi del germoplasma, del miglioramento genetico e delle biotecnologie, ottenendo nuove cultivar più adatte ai diversi ambienti, la caratterizzazione bio-morfologica e molecolare delle popolazioni in coltivazione, l'induzione di variabilità attraverso l'irraggiamento.Un'attenzione particolare è stata rivolta al vivaismo con la messa a punto di tecniche di moltiplicazione per il risanamento da patogeni e per assicurare una produzione commerciale geneticamente stabile. Infine, numerose ricerche hanno riguardato le tecnologie post-raccolta e il marketing con caratterizzazione della qualità nutrizionale del prodotto e la messa a punto di appropriati processi di condizionamento, trasformazione e confezionamento.
Elena Accati - Università di Torino
Fonte: La Stampa
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