L'atenololo sarebbe poco differente dal placebo, e potrebbe dare problemi
I risultati di uno studio pubblicato sulla rivista "The Lancet" suggeriscono che l'atenololo - uno dei farmaci betabloccanti più diffusi e prescritti per la riduzione della pressione sanguigna - non sia poi così efficace nel ridurre gli attacchi cardiaci o i decessi causati da malattie cardiovascolari.
L'atenololo è uno dei betabloccanti più usati, e viene spesso considerato come farmaco di riferimento negli studi clinici sulla pressione sanguigna. I timori che l'atenololo potesse non essere il miglior riferimento da confrontare con altri farmaci contro l'ipertensione hanno spinto Bo Carlberg dell'ospedale dell'Università di Umeå, in Svezia, e colleghi ad analizzare in modo sistematico i suoi effetti sulle condizioni cardiovascolari e sui decessi fra i pazienti con pressione sanguigna elevata.
I ricercatori hanno esaminato quattro studi che confrontavano l'atenololo con il placebo o con l'assenza di trattamenti, e cinque studi che lo confrontavano con altri farmaci contro l'ipertensione. I risultati indicano che gli effetti dell'atenololo non sono differenti da quelli dal placebo in termini di decessi dovuti a tutte le cause, a cause cardiovascolari, o per l'incidenza di attacchi cardiaci. L'unico aspetto favorevole risulterebbe una tendenza verso una minor incidenza di ictus. Rispetto agli altri farmaci, invece, l'atenololo aumenterebbe leggermente la mortalità dovuta a tutte le cause, e mostrerebbe una tendenza verso una maggior incidenza di decessi dovuti a malattie cardiovascolari e ictus.
"Abbiamo alcuni dubbi - è il commento del co-autore dello studio, Lars H. Lindholm - sull'adeguatezza dell'atenololo come farmaco di prima linea contro l'ipertensione e come farmaco di riferimento nei trial clinici".