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Infanzia ADHD: Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività.

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Secondo la nostra esperienza, spesso scompare con un'alimentazione sana, priva di nervini.

Una sindrome che in età evolutiva colpisce con inaspettata frequenza, eppure è ancora misconosciuta e, in Italia soprattutto, difficilmente diagnosticata.
Per questo AIFA onlus - Associazione Italiana Famiglie ADHD - ha fortemente voluto un incontro di approfondimento sul tema. L’obiettivo è fare chiarezza su un disturbo la cui incidenza sta assumendo dimensioni preoccupanti. “Si calcola che, solo In Italia, circa 400.000 bambini siano affetti da ADHD – afferma Raffaele D’Errico, presidente di AIFA - un disturbo altamente invalidante che segrega i bambini e le famiglie nella solitudine ed emarginazione più totali”.

Secondo D’Errico “In Italia, oggi, è quasi impossibile curare adeguatamente un bambino affetto da ADHD. Alla radice del problema, vi è la mancanza sul territorio di risorse mediche adeguatamente formate nel percorso diagnostico–terapeutico dell’ADHD, da cui derivano attenzione carente o mancata identificazione del problema. Altri gravi ostacoli sono rappresentati dalla scarsa presenza di psicologi e psicoterapeuti formati all'approccio cognitivo-comportamentale del bambino ADHD, al Parent e al Teacher-Training. E anche per quanto concerne la classe docente, la preparazione sulle tecniche che possono migliorare le prestazioni del bambino disattento e iperattivo è ancora inadeguata”.

Nella grande maggioranza dei casi, in pratica, un bambino ADHD in Italia è condannato a restare senza alcun aiuto concreto.

Qualcosa, però, sta cambiando. Una speranza in più viene dalle importanti novità sul fronte ADHD, risultato tangibile dell’impegno di AIFA nella promozione della conoscenza di questo disturbo, che aveva visto nella conferenza di Consensus dello scorso anno il punto di partenza per l’individuazione di un percorso diagnostico e terapeutico condiviso e accettato dalla comunità scientifica italiana, dalle associazioni familiari, e oggi anche dalle Istituzioni. L’apertura di un Registro Italiano, istituito presso l’Istituto Superiore di Sanità al fine di garantire accuratezza diagnostica e appropriatezza terapeutica ai bambini con ADHD, e l’istituzione dei Centri di cura regionali sono i nuovi elementi di uno scenario prossimo venturo che va finalmente definendosi.

Paolo Curatolo, Ordinario di Neuropsichiatria Infantile all’Università Tor Vergata (Roma) e Presidente dell’International Child Neurology Association, è uno dei massimi esperti italiani di ADHD. “Si tratta di un disturbo caratterizzato da inattenzione, iperattività e/o impulsività in misura tale da compromettere il funzionamento quotidiano del bambino - spiega – E’ un disturbo di origine neuro-biologica, e le persone che ne sono affette possono presentare diverse alterazioni del Sistema Nervoso Centrale: volumi inferiori di materia cerebrale, ridotto metabolismo cerebrale di glucosio, un funzionamento meno accurato del meccanismo noradrenergico e dopaminergico”.

Secondo Gabriele Masi, dell’Istituto Scientifico per la Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’adolescenza Stella Maris di Pisa “un aspetto particolarmente delicato è costituito dalla diagnosi perché i sintomi dell’ADHD non sono statici, ma si modificano con la crescita del bambino e dell’adolescente. Tali sintomi, inoltre, non sono specifici solo di questo disturbo: circa i due terzi dei bambini con ADHD presentano sintomi relativi ad altri disturbi o associati a situazione sociali o ambientali disagiate. La terapia per l'ADHD, perciò, deve basarsi su un approccio multimodale, tale da prevedere una terapia mirata psicoeducativo-comportamentale e il ricorso, in casi particolarmente critici, a una terapia farmacologia”.

Oltre alla presenza degli esperti, l’incontro milanese ha visto la partecipazione di diversi genitori AIFA. Testimonianze importanti, che hanno consentito di mettere a fuoco esperienze, difficoltà e strategie di gestione, a livello familiare, dell’ADHD. “Mi piacerebbe che AIFA – ha concluso D’Errico – riuscisse a creare un’unica famiglia, in cui accogliere bambini e genitori in difficoltà. La condivisione delle esperienze e delle conoscenze, più di ogni altra cosa, può essere lo strumento della speranza. Agire tutti insieme può davvero fermare l’ADHD”.
(KW Salute 2004)



 
 
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