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Ecologia Quale acqua bere?

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Come civiltà facciamo acqua da tutte le parti... Il consumo mondiale di acqua imbottigliata sta crescendo a un tasso annuale del 12%. In India la crescita raggiunge addirittura il 50%.

Sostanzialmente esistono tre tipi di acqua imbottigliata: acqua minerale naturale, acqua di sorgente e acqua purificata. Secondo taluni autori esistono ancora più tipi di tali acque (oligominerali ecc.) che rientrano in normative differenti secondo il paese di produzione. Le definizioni di queste diverse tipologie sono varie nei vari paesi europei, anche se esistono definizioni uniche stabilite a livello di Unione.

La crescita esponenziale dell’uso dell’acqua imbottigliata è legata al calo della qualità delle acque di acquedotto in tutto il mondo. Ciò è a sua volta dovuto all’uso indiscriminato dei pesticidi e dei fertilizzanti chimici in agricoltura dato che circa il 70% di tutta l’acqua estratta da laghi, fiumi e falde del pianeta viene usato per le coltivazioni agricole. Poi ci sono ovviamente gli inquinamenti industriali, chimici e ultimamente anche quelli da farmaci. Si è saputo infatti che negli USA è stato condotto uno studio su 139 torrenti in 30 diversi Stati. Il Servizio geologico statunitense ha trovato nell’80% di essi tracce di almeno un medicinale, un principio ormonale, un insetticida o un’altra sostanza chimica spesso in percentuale superiore a quella stabilita come soglia per l’incolumità della vita di varie specie acquatiche.
Tutto questo unito ai problemi di reperibilità e di costo in certe aeree depresse del pianeta e alla dilagante pubblicità delle acque in bottiglia (che sostengono di possedere le proprietà più disparate) nei paesi occidentali, ha portato i consumatori ad indirizzarsi sempre più verso la più verosimilmente sicura acqua imbottigliata. Ma purtroppo non è così.

Innanzi tutto mi preme sottolineare un problema di importanza enorme. Produrre bottiglie in plastica (PET, polietilene tereftalato) è praticamente un suicidio collettivo. «Produrre un chilogrammo di PET richiede 17,5 chilogrammi di acqua e rilascia in atmosfera 40 grammi di idrocarburi, 25 grammi di ossidi di zolfo, 18 grammi di monossido di carbonio, 20 grammi di ossidi di azoto e 2,3 chilogrammi di anidride carbonica. In altre parole, è molta di più l’acqua consumata per produrre bottiglie di quella che esse possono contenere». Meditare bene.

In secondo luogo, va sfatato il mito della migliore qualità dell’acqua in bottiglia. Negli USA uno studio durato quattro anni del Natural Resources Defense Council ha scoperto che su mille bottiglie di acque minerali in commercio testate, circa un quinto conteneva sostanze come il toluene, lo xilene e lo stirene che sono notoriamente neurotossiche e cancerogene. In India, il Centre for Science and Environment, nel febbraio 2003, ha trovato elevati livelli di pesticidi nelle acque in vendita campionate e ciò ha comportato l’imposizione del ritiro del marchio delle stesse da parte del governo del paese. In Italia, il giornalista Giuseppe Altamore nel suo bellissimo libro-inchiesta sul tema ci informa che le nostre acque minerali contengono residui di arsenico, manganese, nitrati ed altre sostanze pericolose in barba alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ben due Procure della Repubblica nel nostro paese (Torino e Bari) stanno indagando sullo scandalo delle minerali e qualche sequestro è gia avvenuto.

Per concludere sbrigativamente: nonostante tutto, l’acqua del rubinetto (meglio filtrata) rappresenta la via più economica, salutare e meno inquinante per tutti. Per noi e per il pianeta.

Valerio Pignatta (ecolibrando, greenplanet.net)

NDR: i filtri portano spesso via troppi minerali, di cui siamo già carenti nella frutta e nella verdura. Con possibili problemi di crampi o presione bassa.


 
 
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