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Ecologia Le pentole antiaderenti al teflon

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Sembra non siano tossiche, ma uno studio recente getta molte ombre sul loro uso Le pentole antiaderenti sono solitamente rivestite di Teflon. Il Teflon è un materiale polimerico sintetizzato per la prima volta dalla DuPont nel 1938 e commercializzato dalla medesima nel 1946. Dal punto di vista chimico si tratta di un polimero fluorurato il cui nome tecnico è politetraflouroetilene (PTFE).

Il PTFE è molto poco reattivo e per questo è spesso usato per produrre recipienti inerti per reattivi chimici o per tubazioni industriali. La sua temperatura di fusione varia tra 260 e 327° C. Quando viene riscaldato ad alta temperatura il Teflon può effettivamente decomporsi e rilasciare gas e fumi tossici. Questo accade tuttavia per moltissimi altri materiali. Il Teflon comincia a deteriorasi intorno ai 260° C e inizia a decomporti in modo significativo intorno ai 350° C. Va tuttavia osservato che gli oli e il burro usati normalmente per cucinare cominciano a decomporsi, emettendo anch’essi sostanze tossiche, già intorno ai 200° C, temperatura normalmente raggiunta durante la frittura. Quindi i rischi legati all’uso di pentole antiaderenti sembrano del tutto ininfluenti se comparati con i rischi intrinseci di alcune tecniche di cottura quali la frittura (anch’essi tuttavia piuttosto bassi, purché non se ne abusi).

Anche l’ingestione accidentale di frammenti di Teflon distaccatisi dal rivestimento della pentola non sembra comportare rischi. Come è stato dimostrato dalla FDA (Food and Drug Administration), l’inerzia chimica del Teflon consente di eliminarlo dall’organismo tale e quale come è stato ingerito.

Nel 2005 uno studio dell’EPA (Environmental Protection Agency) ha ritenuto che l'acido perfluoroottanoico (PFOA), usato nella produzione del Teflon, sia classificabile come "probabile cancerogeno" (si veda classificazione dei cancerogeni: http://safe.uniud.it/look.asp?ID=25). Si tratta tuttavia di uno studio preliminare che deve essere ulteriormente completato. Recentemente la DuPont è stata coinvolta in una causa legale per inquinamento ambientale indetta dall’EPA a tutela dei residenti delle zone vicine agli stabilimenti in Ohio and West Virginia. La causa riguardava tuttavia l’utilizzo dell’acido perfluoroottanoico nei processi di produzione del Teflon e non i rischi legati all’uso del Teflon come è stato erroneamente riportato da molti mezzi di comunicazione.

In letteratura scientifica esistono alcuni studi seri sull’argomento. Ne riporto di seguito un paio:

- Ellis D.A., Mabury S.A., Martin J.W., Muir D.C.G., Thermolysis of fluoropolymers as a potential source of halogenated organic acids in the environment, "Nature" 412 (6844), p. 321-324, 2001;

- Powley C.R., Michalczyk M.J., Kaiser M.A., Buxton L.W., Determination of perfluorooctanoic acid (PFOA) extractable from the surface of commercial cookware under simulated cooking conditions by LC/MS/MS, "Analyst" 130 (9), p. 1299-1302, 2005.

Nota: l’autore desidera ringraziare il dottor Mauro Prencipe del Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche dell’Università di Torino e il professor Franco Battaglia del Dipartimento di Chimica dell’Università di Modena e Reggio Emilia per le indicazioni bibliografiche fornite.


www.ulisse.sissa.it
A cura di Silvano Fuso
ITIS 'Gastaldi - Giorgi'
GenovaCICAP - Liguria


 
 
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