Biospazio

Banane e pesticidi
Date: Sabato, marzo 01 @ 00:01:02
Topic Ecologia


Conta molto la provenienza e il viaggio

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2014

La presenza di pesticidi e altri elementi chimici su frutta e verdura è un fatto conosciuto, più difficile, piuttosto, è capire quali prodotti siano trattati e quali conseguenze si portino dietro.
Il caso delle banane ne è un esempio eclatante: negli ultimi mesi si sono moltiplicati nei supermercati i banchi di banane accompagnate dalla scritta “trattate con Tiabendazolo”. Per chi non lo sapesse, il Tiabendazolo, o E233, è un fungicida utilizzato per ritardare la maturazione di agrumi e banane.

In alcuni casi questi avvisi sono esposti ben in vista, altri, forse meno onestamente, si nascondono alla fine dell’etichetta: il risultato è confuso: alcuni clienti si allontanano e scelgono qualche altro frutto (sarà poi libero da pesticidi?) altri invece si fidano del mercato e si dicono “se le vendono, non faranno male, o no?”.

O no? Difficile a dirsi, anche se una risposta potrebbe trovarsi nel regolamento italiano, che vieta l’utilizzo di Tiabendazolo sul proprio suolo, ma poi permette la vendita di frutta e verdura trattata proprio con E233, ma all’estero. Come ricorda infatti il nostro bio agricoltore Raffaele Corti, le condizioni di importazione di frutta e verdura in Italia sono tutt’altro che chiare: se da una parte l’uso di alcuni pesticidi è vietato sul nostro territorio, dall’altra al banco ortofrutta del supermercato è più che probabile trovarsi di fronte a prodotti trattati con le stesse sostanze chimiche.

Insomma, poche garanzie sulla frutta che arriva da paesi esterni all’Unione Europea. Sempre secondo l’esperto Raffaele Conti, è curioso come, a fronte di regolamenti restringenti su coltivazione di frutta e verdura in Europa, una grossa percentuale di questi beni arrivi dal Marocco, paese in cui le normative sui metodi di coltivazione sono praticamente assenti. Il fatto è che, per i prodotti venduti in Italia, le regole di etichettatura prevedono l’obbligo d’inserire la dicitura “prodotto finale trattato con”, tralasciando però tutta la vita della merce prima dell’impacchettamento.

Ecco quindi come, al momento di acquistare un ananas, ci si possa trovare davanti ad un frutto che costi 5 volte l’altro. Il discriminante? Se guardate attentamente troverete che l’ananas più costoso è stato portato in Italia via aerea, al contrario del suo simile, apparentemente identico, ma con alle spalle un viaggio in nave, come del resto la maggior parte della frutta proveniente dal Sud America.

E la questione è presto fatta: un frutto che viaggia in nave deve essere in grado di “sopravvivere” molti più giorni prima di essere venduto, questo significa che dovrà essere “aiutato” con maggiori o più potenti sostanze chimiche in grado di ritardarne la maturazione e conservarne le qualità minime.

Legambiente, nel report annuale “Pesticidi nel piatto 2010” riportava: «Tiabendazolo. Cancerogeno per l’uomo ad alte dosi secondo l’Epa. E' un benzimidazolo sistemico usato come fungicida. Tossico a dosi molto elevate, nell'uomo può provocare, dopo forte esposizione, capogiri, nausea, inappetenza e vomito. L'esposizione cronica può ritardare la crescita ed avere effetti sul midollo osseo e gli organi emopoietici. Non ha effetti sulla riproduzione, non è teratogeno né mutageno. E’ utilizzato come fungicida post raccolta su agrumi, banane».

La pericolosità per ambiente e salute dei derivati fenolici, tra cui l’E233, è dimostrato dal fatto che alcuni paesi, tra cui l’Italia, ne abbiano vietato l’utilizzo, e, se pur i residui finali di queste sostanze siano minimi, resta comunque da non sottovalutare il rischio che il nostro organismo assorba, giorno dopo giorno, significative dosi di sostanze nocive derivanti da diversi beni di consumo.

http://gogreen.virgilio.it/news/ambiente-energia/banane-tiabendazolo-pesticidi-conservanti-chimici.html

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