Biospazio

Allattamento e iperattività
Date: Sabato, agosto 31 @ 00:04:03
Topic Infanzia


Protegge dalla sindrome di iperattività

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2013

LM&SDP
Ancora buone notizie circa l’utilità dell’allattamento al seno.
Il latte di mamma risulta essere una sorta di assicurazione contro i più disparati disturbi, stando ai numerosi studi che ne hanno attestato l’efficacia nel proteggere la salute di mamma e bambino. E oggi una nuova ricerca suggerisce che l’allattamento al seno possa addirittura ridurre in modo significativo il rischio che, una volta cresciuto, il bambino sviluppi l’ADHD, ossia la sindrome da iperattività e deficit dell’attenzione – un disturbo sempre più diffuso e che purtroppo in molti casi è trattato con l’uso di psicofarmaci.

Al fine di determinare se proprio l’allattamento al seno – o al contrario il non allattamento al seno – fosse collegato all’insorgere dell’ADHD, i ricercatori israeliani dell’Università di Tel Aviv hanno condotto uno studio su tre gruppi di bambini. Un primo gruppo che comprendeva bambini cui era stata diagnosticata l’ADHD; un secondo gruppo formato dai fratelli di questi e un terzo gruppo di controllo formato da bambini senza l’ADHD e legami genetici con la sindrome.

Il dottor Aviva Mimouni-Bloch della TAU e capo del Child Neurodevelopmental Center presso il Loewenstein Hospital, insieme ai colleghi ha compiuto un passo indietro al fine di valutare le abitudini di allattamento dei genitori di questi bambini.
L’analisi dei dati raccolti ha poi permesso ai ricercatori di scoprire un chiaro legame tra i tassi di allattamento al seno e il rischio di sviluppare l’ADHD. Il rischio restava significativo anche quando sono stati presi in considerazione i fattori di rischio tipici.
Nello specifico, i risultati hanno rivelato che i bambini allattati artificialmente a tre mesi di età sono risultati avere tre volte più probabilità di essere affetti dall’ADHD rispetto a coloro che sono stati allattati al seno durante lo stesso periodo.

I bambini coinvolti nello studio avevano un’età compresa tra i 6 e i 12 anni, ed erano tutti pazienti del Children Medical Center di Schneider in Israele. I genitori di questi sono sia stati interrogati circa le loro abitudini di allattamento al seno, o meno, durante il primo anno di vita del bambino, che anche riguardo i dati sulla salute, medici e demografici dei figli. Tra i vari dati raccolti dai ricercatori vi erano lo stato civile del genitore, il grado di istruzione, eventuali complicazioni durante la gravidanza come per esempio l’ipertensione (o la preeclampsia) e il diabete. Infine è stato valutato il peso alla nascita e i possibili legami genetici con l’ADHD – tutti questi, secondo i ricercatori, possono essere fattori che hanno un impatto sullo sviluppo della sindrome.

I risultati completi dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Breastfeeding Medicine, dove si riporta come solo il 43% dei bambini con ADHD erano stati allattati al seno a tre mesi, rispetto al 69% dei fratelli e al 73% del gruppo di controllo. All’età di 6 mesi soltanto il 29% dei bambini con ADHD era stato allattato al seno, rispetto al 50% dei fratelli senza ADHD e al 57% del gruppo di controllo, sempre senza ADHD.
A sei mesi, il 29 per cento del ADHD gruppo è stato allattato al seno, rispetto al 50 per cento del gruppo di pari livello e il 57 per cento del gruppo di controllo.
I risultati, secondo gli scienziati, mostrano pertanto che un minore o assente allattamento al seno è un dato comune nei bambini affetti da sindrome da iperattività e deficit dell’attenzione, suggerendo che il latte materno ha anche le carte in regola per proteggere da questo disturbo.

http://www.lastampa.it/2013/07/24/scienza/benessere/gravidanza-parto-pediatria/contro-l-iperattivita-il-latte-di-mamma-TdrtF9mFnEVYpZmPYRKALI/pagina.html

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