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Il multitasking è dannoso per la concentrazione?
Date: Domenica, febbraio 19 @ 00:10:56
Topic Psicologia


Sempre più spesso ci si divide tra diverse attività simultanee: mail, sms, telefono, computer. Il multitasking ha i suoi pro e contro. Spesso permette di essere più rapidi, ma meno concentrati. A scapito della qualità

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Gennaio 2012

Il multitasking, ovvero la possibilità di svolgere più attività contemporaneamente, potrebbe essere dannoso per la concentrazione e condurre ad un netto peggioramento della qualità con cui portiamo a termine i nostri compiti.
Il multitasking è soprattutto incentivato dagli apparecchi tecnologici e all’abitudine di lavorare allo stesso tempo su vari fronti, sempre tenendo aperte diverse finestre ed elaborando in parallelo varie informazioni (proprio come accade con le finestre del computer).
Sviluppare la capacità di avere un’attenzione ampia e divisa su più fronti, in sostanza, limita la capacità di affinare l’attenzione di tipo selettivo. Certi effetti delle tecnologie e del multitasking saranno più facilmente analizzabili a distanza di qualche anno, quando si potrà capire se abbiano in qualche modo influito in maniera sostanziale sulla capacità di concentrazione dei più giovani, nati e cresciuti in un sistema completamente diverso dalle generazioni precedenti. Il loro rendimento scolastico, ad esempio, sarà inferiore o non ci saranno cambiamenti statisticamente rilevanti? Sono in atto i primi studi tra studenti multi-funzionali e studenti non multi-funzionali. Dai risultati sembra che i non multi-funzionali abbiano una capacità di concentrazione molto più alta.
Vivi Zen fornisce un esempio di una situazione tipo, in cui essere multitasker significa più che altro essere stressati:
Sei in ufficio, stai lavorando contemporaneamente su due progetti, squilla il telefono, sul pc ti arrivano tre nuove e-mail, nel frattempo il tuo capo ti chiama dal suo studio. Sul tuo cellulare arriva un altro SMS, intanto pensi che non devi uscire troppo tardi perché devi fare la spesa, un tuo collega entra nel tuo ufficio per chiederti un consiglio, un’altra e-mail, il cellulare che inizia a squillare, il tuo capo continua a chiamarti. E tu cerchi di fare tutto il più velocemente possibile.
Congratulazioni, multitasker.
Ma in tutto ciò hai effettivamente combinato qualcosa o ti senti solamente stressato? (…)
Un recente studio del British Institute of Psychiatry ha dimostrato come leggere le mail mentre si è nel mezzo di un’altra attività riduce in quel momento il quoziente intellettivo di circa 10 punti. Come se non avessi dormito per 36 ore, un impatto doppio rispetto al fumare marijuana”.
Continua poi con un consiglio preciso: quello di non percorrere la via caotica e superficiale del multitasking ma optare per la soluzione più accurata di chiudere un lavoro o un’attività per volta (con la massima concentrazione) per poi passare alla successiva. Puntare insomma alla qualità e non alla rapidità. Ecco, nel dettaglio, i consigli di Vivi Zen:
1- Il Multitasking non è efficiente, per il semplice motivo che implica un costante cambio di attenzione da un’attività all’altra.
2- Il Multitasking è più complicato, più facilmente può indurre all’errore e portare allo stress. Il frenetico e impulsivo passaggio da un’attività all’altra ti impedisce di rilassarti e di ricaricare le energie mentali.
3- Il Multitasking è più superficiale. Dedicarsi a più attività allo stesso tempo implica dispersione, riduzione drastica della qualità.
4- Il Multitasking può farti impazzire, rendendo tutto più caotico di quanto in realtà effettivamente sia.
Ciò di cui abbiamo costantemente bisogno, invece, è la nostra oasi di calma e serenità, anche nel bel mezzo di situazioni potenzialmente stressanti.
Di seguito i suggerimenti più efficaci per non cadere nella trappola del multitasking e tenersi a distanza dallo stress, risultando al contempo più efficaci:
1- Fai una lista delle attività che devi portare a termine. Fallo ogni giorno. Concepisci la lista in modo realistico, includendovi solamente le attività effettivamente necessarie, non una di più.
2- Dalla suddetta lista individua le 2-3 attività più importanti e più urgenti da portare a termine.
3- Non fare nient’altro senza aver prima concluso le 2-3 attività che hai identificato come più importanti e più urgenti.
4- Svolgi le 2-3 attività una per volta, non iniziare la seconda senza aver terminato la prima, e così via. Non passare dall’una all’altra. Concediti una breve pausa una volta portata a termine ciascuna di esse.
5- Mentre sei impegnato in ognuna di queste attività (una per volta, mi raccomando!), elimina tutte le possibili distrazioni. Se non necessari, chiudi le mail ed internet. Spegni il cellulare. Concentrati solo sulla singola attività e non preoccuparti di nient’altro.
6- Se avverti il bisogno impellente di controllare le e-mail o passare ad un’altra attività, fermati. Respira profondamente. Ri-concentrati e torna a fare ciò che stavi facendo.
7- Se si presentano delle urgenze, collocale nella lista generale o nella lista delle 2-3 attività più importanti e urgenti e dagli la priorità che ritieni opportuna.
8- Quando hai concluso un’attività, cancellala dalla lista con un bel tratto di penna.
9- Fai respiri profondi, esercizi di stretching, prenditi delle pause di quando in quando. Sorridi, accogli la vita. Vai fuori e ammira la natura. Mantieniti sano.
Più facile a dirsi che a farsi. “Multitasking sì, multitasking no?” si chiede Luca Baiguini (Faculty member nell’area Comportamento Organizzativo al MIP, Business school del Politecnico di Milano e collaboratore di riviste come Focus), che offre una risposta più aperta: dipende dai casi. A volte è dannoso, a volte è utile e sostenibile (come quando si legge un libro pedalando sulla cyclette). Baiguini cita anche Alberto Oliverio, medico e biologo, studioso di psicobiolgia.
Su Mente e Cervello, Alberto Oliverio dedica la sua rubrica “Storie della mente” al multitasking (inteso come la possibilità di svolgere più compiti contemporaneamente), discriminando le situazioni in cui il multitasking è opportuno, e, anzi, vantaggioso, da quelle in cui può potenzialmente generare problemi.
Ecco la tesi di Oliverio:
La risposta è nelle capacità della corteccia cerebrale, in particolare quella frontale, che gestisce la nostra attenzione e la capacità di selezionare gli stimoli adatti e associare tra loro immagini e concetti rilevanti in una situazione.
Senza l’intervento della corteccia frontale non potremmo concentrarci su uno stimolo importante ed escludere quelli che, in quel momento, sono irrilevanti. [...] l’attenzione selettiva è dovuta al fatto che la corteccia frontale taglia fuori gli stimoli irrilevanti in quel momento, dai canali sensoriali a un pensiero che ci assillava, polarizzandoci su ciò che ci interessa.
Quindi ricordiamoci che l’attenzione a un compito, per esempio prestare attenzione alla guida, decresce in modo notevole se prestiamo attenzione a una conversazione telefonica, anche se abbiamo l’auricolare, nonostante il primo compito sia prevalentemente visivo e il secondo uditivo: entrambi, però, competono per livelli di attenzione e strategie cognitive, uno dei tanti esempi a sfavore del multitasking. Gli studi di psicologia del lavoro indicano infatti che l’esecuzione di più compiti comporta un calo di attenzione e accuratezza.
Se ne evince, quindi, che il multitasking comporta problemi di attenzione e di accuratezza nel caso i compiti facciano capo a funzioni simili, mentre (e Oliverio riporta l’esempio del pedalare sulla cyclette e leggere un libro) in caso contrario, svolgere più compiti nello stesso momento può rappresentare un vantaggio.
iPhonenews, parte dall’utilizzo degli smartphone e dell’iPhone stesso per analizzare la questione del multitasking e dei suoi effetti, citando anche un articolo del Corriere della Sera:
La capacità che ha l’uomo – e le macchine che l’uomo crea – di compiere un certo numero di azioni nello stesso istante è quotidianamente posta di fronte a nuove sfide all’interno di un contesto tecnologico in cui computer, telefonia, TV ed Internet rivestono i ruoli principali. Alcuni giorni fa abbiamo avuto modo di leggere questo interessante articolo tratto dal Corriere della Sera, il cui tema dominante è non solo la multifunzionalità, ma anche l’insieme di effetti che essa genera su di noi.
Il sopraccitato articolo del Corriere pone vari e interessanti quesiti, tra cui (riprendendo un saggio di Nicholas Carr in The Atlantic del 2008): “Google ci rende stupidi?”.
Secondo uno studio di Microsoft, nove ragazzi europei su dieci, fra i 16 e i 24 anni, tendono a guardare la tivù e navigare su Internet allo stesso tempo. Fra i più maturi succede molto meno, ma Fabrizio e Francesca hanno un messaggio anche per chi ha superato da un pezzo l’età degli studi. Siamo tutti convinti di poter gestire i mille spifferi di comunicazione che puntano su di noi, anzi spesso ne siamo divertiti e vi troviamo un sollievo dalla routine. Tutti però sospettiamo che quello stesso bombardamento inizi a sfibrare la mente di chi vive intorno a noi. Il romanziere Jonathan Franzen, almeno lui, non si è sopravvalutato: per scrivere «Freedom», il suo ultimo romanzo, ha riempito di colla l’accesso del cavo Internet del suo laptop.
Secondo Yourself, la mente umana non è in grado di svolgere correttamente più di due attività alla volta. Tuttavia, alcuni individui sono più portati per il multitasking, vale a dire la capacità di spostare rapidamente l’attenzione tra cose che si stanno facendo in parallelo, come ha spiegato la dottoressa Elizabeth Poposki della School of Science presso la Indiana University-Purdue University Indianapolis (USA):
I neuroscienziati sostengono che il cervello umano non è in grado di fare due cose contemporaneamente. In realtà quando facciamo più cose insieme non facciamo altro che passare rapidamente da una cosa all’altra e viceversa, un po’ come un computer che fa avanti e indietro tra programmi diversi”, ha puntualizzato la psicologa americana.
E così, al termine di un recente studio, la Poposki e i suoi collaboratori hanno presentato un nuovo strumento, il Multitasking Preference Inventory (vedi QUI), utile appunto per identificare tra le persone i soggetti che sono maggiormente inclini alla multifunzionalità. Lo strumento potrebbe rivelarsi di particolare utilità quando, ad esempio, i datori di lavoro devono individuare le persone più adatte per determinati compiti, ottimizzando così le proprie risorse e al contempo gratificando quegli impiegati che prediligono un lavoro ricco di mansioni.
“Attualmente un numero crescente di persone si trova ad occupare posizioni che richiedono un elevato livello di multitasking – ha spiegato ancora la Poposki – con il rischio, qualora non vi sia una reale inclinazione, di essere sopraffatti dallo stress e battere la ritirata. Tanto è vero che queste stesse posizioni hanno un turnover elevato: ci si ritrova periodicamente ad addestrare nuovi impiegati. La multifunzionalità è diventata parte importante delle prestazioni lavorative per un numero crescente di professioni: operatori del traffico aereo, tassisti, operatori dei numeri di emergenza, receptionist e molti altri; noi abbiamo visto che chi preferisce lavorare su più cose contemporaneamente gradisce di più l’esperienza del multitasking. La cosa può sembrare banale, ma disporre di uno strumento in grado di distinguere chi gradisce il multitasking da chi non è interessato, potrebbe essere veramente d’aiuto nella selezione del personale
Luigi Mengato si sofferma su un altro aspetto della questione: la mente umana sarebbe portata per il singletasking sulle cose nuove, e per il multitasking sulle cose conosciute, su quelle che diventano abitudini e automatismi.
“Quali i Benefits del SingleTasking ?
obbliga a mantenere l’attenzione sul lavoro e sui i problemi complessi;
diminuisce il livello di stress;
migliore gestione del tempo;
ti rende più efficace ed efficiente;
Ma come passare dal MultiTasking al SingleTasking ? Il Post ci lascia interessanti suggerimenti, ed io mi permetto di aggiungerne alcuni:
usa il minimo degli strumenti necessari per svolgere il lavoro;
impara a “tagliare” la lista delle cose da fare invece che continuare ad aggiungere Task;
mettici consapevolezze e volontà ….
leggi le e-mail in arrivo, ma lavoraci solo 2 o 3 volte al giorno. Rispondere subito non ti fa guadagnare tempo, ma innesca il “botta e risposta”.
Mengato riporta un interessante post di Jason Fitzpatrick pubblicato su Life Hacker. Il consiglio è quello di focalizzarsi su ciò che è importante per la propria carriera, isolando la moltitudine di distrazioni che ci circonda:
Il multitasking è un mito. Le persone sono fatte per concentrarsi su una cosa alla volta. Non possiamo effettivamente rispondere ad una e-mail, ascoltare qualcuno che ci chiede un feedback per un progetto e prendere appunti simultaneamente
Gli apparecchi tecnologici puntano sempre più ad essere multitasking, proprio per sopperire alla capacità del cervello umano, sostiene Gizmodo:
Dopo un’accurata ricerca Etienne Koechlin, della Ecole Normale Supérieure di Parigi, ha potuto accertare che per il nostro cervello non è possibile sostenere più di due operazioni contemporaneamente e che dunque la ricerca spasmodica del multitasking in dispositivi esterni servirebbe in parte a colmare questa limitazione che avvertiamo.
In questa era dettata dal multitasking forzato siamo portati a scrivere una mail mentre ascoltiamo un bel brano su Youtube, scriviamo un sms ai nostri amici e sorseggiamo una cioccolata calda (per non aggiungere altro). Questi comportamenti, secondo gli studiosi, non fanno altro che portare alla concentratio interrupta ovvero alla disattenzione intermittente. Le nuove tecnologie ci permettono di svolgere dunque vari compiti nello stesso momento, ma è naturale per l’uomo?
I ricercatori hanno dunque svolto un esperimento nel quale ad alcuni studenti, monitorati mediante risonanza magnetica, veniva assegnato prima un compito da svolgere e successivamente due compiti da svolgere simultaneamente. Nel primo caso si notava che si “azionavano” varie parti di entrambe gli emisferi del cervello mentre nel secondo caso esso si divideva letteralmente a metà assegnando a ciascun emisfero un compito.
Secondo gli studiosi, che hanno pubblicato i risultati dell’esperimento su “Science”, il lobo frontale che ha funzione esecutiva ha dimostrato di non esser in grado di gestire più di due compiti simultaneamente ed ecco che quando “sovraccarichiamo” di processi il nostro cervello arriviamo a fare cose irrazionali.
Educazione scuola traccia un parallelo tra multitasking e zapping in tv, facendo poi un cenno a questioni scientifiche legate al cervello e i processi mnemonici:
L’ utilizzare le molteplici capacita’ di integrazione cerebrale della informazione, come si fa con lo “zapping in TV”, va’ pero’ a discapito della concentrazione attenzionale e percettiva. Pertanto , come si puo osservare dagli studi di Risonanza Magnetica Funzionale del Cervello ( RMf-Brain -Imagin), la elaborazione della parallela della informazione va ad attivare ben poco le zone centrali del cervello responsabili del confronto con i processi mnemonici a lungo termine ( Talamo ed Ipotalamo). Pertanto il passaggio da una formazione di tipo logico-seriale, ad una piu’ propria dell’ e.learning mediata dalla utilizzazione del computer, comporta una maggior capacita’ di elaborazione immediata e flessibile delle informazione, ma sostanzialmente deprime i processi di formazione delle memoria a lungo termine.
In conclusione l’ abitudine a saltare da un processo di integrazione cerebrale della informazione ad un altro con una elevata frequenza, certamente cambia la forma di intelligenza poiche’ cambiano le modalità di articolare il pensiero, aumentando contemporaneamente lo stress e diminuendo il controllo della percezione cosciente, determinato in precedenza dal confronto costante con ma memoria a lungo termine.Infine e stato notato che i modelli modulari e flessibili della attenzione sono piu’ appropriati al cervello femminile che e’ mediamente piu’ capace di passare da un compito all’ altro favorendo lo sviluppo delle proprie capacita’ intuitive.
In fondo l’aveva detto anche lo scrittore e drammaturgo latino Publilius Syrus in tempi non sospetti:
“Fare due cose contemporaneamente, è come farne nessuna”.

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