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Posidonia, addio?
Date: Martedì, luglio 21 @ 00:08:38
Topic Ecologia


Ecosistemi marini a rischio


Le aree coperte da queste piante marine, essenziali per il benessere degli ecosistemi costieri, stanno diminuendo a un tasso paragonabile a quelle delle barriere coralline o delle foreste pluviali Il 58 per cento delle praterie di piante marine è in uno stato di sofferenza: lo attesta uno studio condotto dall'University of Maryland Center for Environmental Science e pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences" (PNAS). E quel che è peggio, la velocità di depauperamento appare in deciso aumento. I ricercatori sottolineano che questo rappresenta un notevole problema per la sostenibilità degli ecosistemi costieri, sia a breve sia a lunga scadenza.

Le fanerogame marine - delle quali la più nota è Posidonia oceanica, tanto che si parla comunemente di ecosistema a posidonia per riferirsi a tutto il gruppo - influenzano fortemente l'ambiente fisico, chimico e biologico delle acque costiere. Questo gruppo davvero unico di vegetali costituisce un habitat essenziale per la vita marina, mitigando gli effetti dell'inquinamento da eccesso di nutrienti nelle acque e influenzando anche l'intensità delle correnti marine costiere, ma fornendo innanzitutto una sorta di nursery per gli avannotti delle specie ittiche. Indirettamente, dunque, queste piante hanno un rilevante interesse anche dal punti di vista del sostentamento delle attività di pesca.

Basandosi su 215 studi e oltre 1800 registrazioni compiute dal 1879 a oggi, i ricercatori americani hanno stimato che la riduzione delle superfici ricoperte da queste praterie, che nel 1940 aveva un ritmo dell'uno per cento all'anno, dal 1990 ha raggiunto un tasso del 7 per cento, ossia paragonabile a quello che interessa la perdita delle barriere coralline e delle foreste pluviali.

"La combinazione della crescita dei centri urbani costieri, il rafforzamento artificiale delle linee di costa e il declino delle risorse naturali hanno squilibrato gli ecosistemi marini. Globalmente, perdiamo una prateria di posidonia delle dimensioni di un campo di calcio ogni 30 minuti", ha osservato William Dennison, uno degli autori dello studio.

"Con il 45 per cento della popolazione mondiale che vive sul 5 per cento delle terre emerse adiacenti alle coste la pressione sulle restanti praterie di posidonie è estremamente forte" ha osservato Tim Carruthers, coautore dell'articolo. "E quanto più le persone si spostano verso le regioni costiere, tanto più le condizioni possono peggiorare per le praterie che restano." (gg)

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