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Probiotici amici degli atleti
Date: Domenica, marzo 23 @ 00:01:40
Topic Esercizio fisico


Possono ridurre le infezioni


Uno studio australiano pubblicato dal «British Journal of Sports Medicine» dimostra che gli atleti che hanno fatto uso di probiotici (mix di batteri benefici per l’organismo) hanno dimezzato i giorni in cui presentavano tosse e raffreddore, le «malattie professionali» del corridore. Lo studio condotto presso l’Australian Institute of Sport di Canberra si è concentrato su venti corridori di alto livello durante il loro programma di allenamenti intensivi in inverno, quando raffreddori e altre infezioni respiratorie possono essere dirompenti.


Riducono le infezioni, specialmente ai maratoneti
Nel corso dei quattro mesi i 20 atleti, divisi in due gruppi, hanno ricevuto due cicli mensili di pillole, una con il batterio Lactobacillus fermentum, l’altra senza principi attivi. Poi sono stati monitorati nei giorni in cui presentavano tosse e raffreddore. Confrontando i dati dei due gruppi, è emerso che chi prendeva le pillole palcebo ha avuto sintomi di infezioni per un totale di 72 giorni, mentre chi assumeva probiotici è stato ammalato solamente 30 giorni. Gli esami del sangue prelevato dagli atleti hanno trovato raddoppiato il livello di interferone gamma, una sostanza chimica coinvolta nel sistema immunitario, un segno che dimostrerebbe l’efficacia dei probiotici nell’aiutare l’organismo a proteggere se stesso.


Agiscono potenziando il sistema immunitario
Un risultato rilevante, che tuttavia va ancora dimostrato sui grandi numeri, e soprattutto in persone con uno stile di vita normale e non atleti. «Il fitness, gli stili di vita, le diete alimentari dei corridori di lunga distanza - fa notare Jeremy Nicholson, dell’Imperial College di Londra - rischiano di essere sostanzialmente diversi da quelli della popolazione generale, e sappiamo da altri lavori che le persone con un basso indice di massa corporea (BMI) hanno una microflora molto diversa da quelli con un indice alto. Le conclusioni tratte da un test su una parte di popolazione fisiologicamente e microbiologicamente separata dal resto - ammette - potrebbe non essere applicabile alla popolazione generale, che purtroppo ha un’alimentazione sbilanciata, come buona parte di noi».

lastampa.it

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