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Le regole per gestire i diverbi
Date: Domenica, ottobre 14 @ 00:17:28
Topic Psicologia


Sette regole per raggiungere una ragionevole soluzione

fonte Corriere della Sera

Il vostro prossimo è nervoso? Colleghi, amici, conviventi, vigili urbani e parenti possono guastare le giornate anche del buon Samaritano. Per questo secondo Sartre “l’inferno è l’altro” (inteso appunto come il prossimo). Per uscire vivi e possibilmente senza troppi danni da una conversazione che si fa troppo accesa, un guru della comunicazione ha stilato i suoi personali comandamenti. Si tratta di Stephen J. Hopson, già broker a Wall Street che dall’anno scorso si è trasformato in un motivational speaker, una sorta di motivatore della comunicazione interpersonale. In base alla sua inveterata esperienza a trattare soprattutto con gli uomini d’affari incravattati e, spesso, sull’orlo di una crisi di nervi, Hopson propone sette semplici regole cui attenersi in caso di imminente litigio.

LE 7 REGOLE
Restate calmi: regola d’oro in quasi tutte le situazioni, secondo Hopson quando il diverbio è in atto meglio tacere e lasciare sfogare l’arrabbiato.
Lasciate che l’altro conduca la conversazione: premessa al primo punto, se l’altro gestisce la conversazione sarà più facile tacere durante lo sfogo. Nella maggior parte dei casi l’interlocutore disputante ha solo voglia di sfogarsi un po’ e di essere ascoltato.
Tenete in considerazione il punto di vista altrui: altrimenti state parlando da soli.
Riconoscete le ragioni dell’interlocutore: altrimenti state di nuovo parlando da soli, oppure siete passati dalla parte dell’interlocutore arrabbiato. Hopson consiglia la seguente formula per dichiarare all’altro la vostra attenzione: «Sì, sì, capisco quello che intendi».
Se gli insulti sono sulla punta della lingua, andatevene: quando butta proprio male, fate presente che l’ira è cattiva consigliera e cambiate momentaneamente aria.
Se siete in errore ammettetelo: facile a dirsi, quando accade l’interlocutore probabilmente vi amerà per il resto della vita.
Usate l’immaginazione: se proprio non potete calmare, blandire, coccolare e scappare, usate l’immaginazione e trasformate il tiranno che vi sta innanzi in un orco buono, in un personaggio delle favole, con una psicologia semplice e burbera. Sarà più facile tollerare l’attacco e uscirne indenni.
Chissà cosa ne penserebbe Sartre.


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