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Maschi, svelti se volete figli!
Date: Venerdì, agosto 18 @ 00:48:04
Topic Infanzia


Le ultime ricerche non lasciano dubbi: dopo i 40 anni declina la qualità dello sperma. E per concepire bene...

di Chiara Palmerini

Il ticchettio dell'orologio biologico, con l'età, diventa assillante non solo per le donne ma anche per gli uomini. Contrariamente a quanto si riteneva fino a non molto tempo fa, anche per il sesso maschile diventa più difficile, via via che gli anni avanzano, concepire un figlio.
Casi come quello di Charlie Chaplin, diventato per l'undicesima volta padre a 73 anni, vengono di solito citati per confermare che il desiderio di paternità può essere soddisfatto a qualunque età. E infatti è vero che la fertilità maschile non si esaurisce di colpo e definitivamente come accade alle donne con la menopausa. Un numero crescente di studi mette però in evidenza che anche la capacità di riprodursi degli uomini subisce un progressivo declino: rimandare il momento in cui si pensa a un figlio può poi rendere più difficile averlo.

Una recente ricerca condotta da un gruppo di scienziati dell'Istituto nazionale francese di studi demografici su quasi 2 mila uomini le cui compagne si sono sottoposte a fecondazione in vitro ha concluso che per le donne sotto i trent'anni un partner maschile sopra i 40 anni riduce le possibilità di concepire del 25 per cento; per le donne tra 35 e 37 anni un partner ultraquarantenne fa diminuire le chance a una su tre.
«Un uomo sopra i 40» ha scritto impietosa Elise de La Rochebrochard, tra gli autori dello studio «è un fattore di rischio cruciale per il fallimento della riproduzione».

Note dolenti, queste, in Italia come negli altri paesi industrializzati, dove l'età in cui le coppie decidono di mettere al mondo figli si sta innalzando. Secondo recenti dati Istat, l'età media nella quale gli italiani diventano padri è di oltre 33 anni per chi è nato all'inizio degli anni 60, fra le più elevate al mondo.
Il problema del declino della fertilità maschile, anche se se ne parla poco, è ben conosciuto dagli specialisti. «Anche per l'uomo, così come per la donna, l'età ottimale per riprodursi sarebbe verso i 25 anni» afferma Giovanni M. Colpi, direttore dell'unità di andrologia dell'Ospedale San Paolo di Milano.

Dopo, il declino della fertilità è lento ma inarrestabile.
«Le conseguenze possono diventare serie se l'uomo, come capita, parte già, per patologie come il varicocele o per stili di vita e fattori ambientali, da una situazione di fertilità compromessa».

Le ricerche confermano che, con l'avanzare dell'età, declina la qualità dello sperma: la motilità degli spermatozoi, fattore cruciale per la fecondazione dell'ovocita, diminuirebbe dello 0,7 per cento per ogni anno. La svolta, per l'uomo, avverrebbe intorno ai quarant'anni.

E, come è già ben noto nel caso della donna, anche la paternità ritardata costituirebbe un potenziale pericolo per la salute del bambino. Il rischio di aborti e anomalie genetiche aumenterebbe non soltanto con l'età della madre ma anche con quella del padre. E alcune malattie, per esempio la schizofrenia, sembrano più frequenti in bambini nati da papà già in là con gli anni.

Ricercatori americani hanno analizzato con particolari tecniche di biologia molecolare lo sperma di 97 uomini tra i 22 e gli 80 anni.
Risultato: nel gruppo dei volontari dai 40 ai 49 anni una particolare anomalia genetica degli spermatozoi, che rende più difficile il concepimento, era presente il doppio delle volte rispetto al gruppo dei ventenni.
Gli esperti sono andati anche a verificare un'altra curiosità: la probabilità di concepire un maschio o una femmina non varia con l'età.

Panorama.it luglio 2006

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