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Quanta frutta e verdura mangiamo?
Date: Giovedì, aprile 13 @ 01:03:11
Topic Alimentazione


Un bel'articolo sulle nostre abitudini, che ovviamente "spinge" un pò sui latticini, visti gli autori.


(Ap)
Sarebbe il Trentino Alto Adige la Regione più magra d’Italia, mentre la Sicilia sarebbe quella con la maggior percentuale di obesi. Va detto subito che il condizionale è d'obbligo perchè non si tratta di un vero e proprio censimento dei «chili di troppo», ma il dato è comunque suggestivo perchè è il risultato di un anno di osservazione’delle abitudini alimentari di un campione di otre 10 mila soggetti rappresentativi della popolazione italiana, che hanno risposto a questionari raccolti dai parte dei medici e pediatri di famiglia che costituiscono l’Osservatorio nutrizionale Grana Padano, nato un anno fa grazie all’impegno della SIMG (Società italiana dei medici di medicina generale) e della FIMP (Federazione italiana dei medici pediatri). Secondo la ricerca Il 14 per cento della popolazione italiana, sia nell’età pediatrica che in quella adulta, è obesa. La fascia più colpita dall’obesità, in età pediatrica, è quella compresa tra i 7 e i 10 anni con un 17 per cento della popolazione italiana. Tutte le regioni del Sud si posizionano sopra la media nazionale e in Sicilia, si registra quasi un 19 per cento di obesi tra la popolazione. Il Trentino Alto Adige vince la targa di Regione più ‘magra’ d’Italia (5,3 per cento di obesi sulla popolazione).
UN TERZO E' SOVRAPPESO - Se si considera assieme all’obesità anche il sovrappeso, si scopre che circa la metà degli adulti ed un terzo dei bambini ne soffrono, con, anche in questo caso, picchi nel Sud d’Italia dove 42 per cento dei bambini e addirittura il 57 per cento degli adulti sono soggetti ad eccesso ponderale. «L’eccesso ponderale e l’obesità, una volta consolidati, sono difficili da correggere e, se compaiono durante l’infanzia, tendono a persistere nell’adolescenza e in età adulta. Va ricordato, inoltre, che più del 60 per cento dei bambini in sovrappeso possiede almeno un fattore di rischio addizionale per malattie cardiovascolari, ipertensione, iperlipidemia e diabete», afferma Claudio Maffeis, Docente di Pediatria presso l’Università degli Studi di Verona, membro del Board etico-scientifico dell’Osservatorio.
POCA VERDURA AL SUD - Per quanto riguarda la qualità dell’alimentazione, solo un italiano su dieci rispetta la raccomandazione dei nutrizionisti: 5 porzioni al giorno di frutta e verdura. Mediamente si arriva a superare di poco le 3 porzioni. Al Lazio spetta il primato, con 4,4 porzioni al giorno. Nel sud il consumo di vegetali risulta paradossalmente, sotto la media nazionale. Si evidenziano alcune preferenze che spiccano in modo particolare, ad esempio al Nord si preferisce la lattuga, al Sud broccoli e melanzane. «Consumando 5 porzioni al giorno di frutta e verdura, quest’ultima meglio cruda o cotta a vapore, e scegliendo 5 prodotti di colore diverso, si garantisce all’organismo un’assunzione variegata dei nutrienti. Va ricordato, inoltre che per beneficiare al meglio dei vantaggi che i vegetali offrono, è necessario consumarli freschi e in stagione in quanto in queste condizioni forniscono il massimo delle proprietà nutritive», consiglia Davide Festi, Ordinario di Gastroenterologia presso l’Università degli Studi di Bologna e membro del board etico-scientifico dell’Osservatorio. Il 45 per cento dell’introito giornaliero di antiossidanti è garantito dagli ortaggi che, con la frutta superano il 60 per cento dell’apporto alimentare di antiossidanti. Più di un 18 per cento, della quota antiossidante alimentare, è dato dal pomodoro cotto, ricco di licopene che rappresenta uno degli antiossidanti più potenti in natura. «Anche i legumi andrebbero mangiati molto più spesso in una corretta alimentazione – prosegue Davide Festi - sono, infatti, tra gli alimenti vegetali più ricchi di sostanze proteiche e quelli che vantano le proteine di migliore qualità e rappresentano una buona fonte di carboidrati, vitamine del gruppo B (tiamina, riboflavina e niacina), sali minerali come calcio, ferro e fosforo. Senza considerare l’elevato contenuto di fibra alimentare, costituente principale delle bucce, che ne fa un alimento indispensabile nella regolazione delle funzioni intestinali». Circa 17,5 per cento dei bambini e il 7,6 per cento degli adulti riferisce di non mangiarne mai.
LATTICINI - Latte e formaggi occupano una posizione di rilievo con più di 11 porzioni a settimana tra cui si evidenzia negli adulti una preferenza per il latte parzialmente scremato e i formaggi freschi, mentre nei bambini per il latte intero e il formaggio grana grattugiato. Per quanto riguarda il latte, l’analisi dei dati dell’Osservatorio evidenzia la tendenza ad un basso consumo: l’8 per cento dei bambini e il 15 per cento degli adulti non beve latte per chi ne beve risulta comunque difficile raggiungere la quantità di un bicchiere al giorno (125 ml), solo il 13 per cento degli adulti e il 6 per cento dei bambini arriva a consumarne la dose raccomandata di almeno 2 bicchieri al giorno(250 ml).
PESCE - Dagli alimenti ai nutrienti: omega 3 e calcio Le regioni del sud Italia si distinguono invece per il consumo di pesce raggiungendo mediamente le 3 porzioni settimanali, contro le due delle regioni del nord. «Il pesce contiene proteine ad elevato valore biologico, sali minerali, vitamine ma, al contrario della carne è anche ricco di grassi polinsaturi Omega 3 che svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione di alcune patologie» continua Festi. «Secondo uno studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, condotto su 20 mila uomini, nell’arco di 17 anni, una dieta ricca in acidi grassi polinsaturi, provenienti in particolare dal pesce, previene le aritmie cardiache non solo nei pazienti cardiopatici, ma anche in soggetti non cardiopatici».
CALCIO - I dati dell’Osservatorio Grana Padano evidenziano, inoltre, un basso introito di calcio in tutta la popolazione italiana a partire dall’infanzia: dai 3 ai 6 anni se ne assume solo la metà del fabbisogno giornaliero (400 milligrammi circa contro il fabbisogno di 800 mg), dai 7 a 10 anni il fabbisogno giornaliero sale a circa 1.000 mg ma l’assunzione di calcio rimane invariata. Più alto è l’introito nella fascia che va dagli 11 ai 14 ma sempre distante dai fabbisogni medi raccomandati di circa 1.200 mg al giorno. «Durante tutta la vita bisogna fornire le quantità di calcio necessarie per far crescere lo scheletro, irrobustirlo e contrastarne l’indebolimento che può portare all’osteoporosi, soprattutto in menopausa e nella prima adolescenza, tra i 10 e i 14 anni nelle femmine e tra i 12 e i 16 anni nei maschi, il calcio è fondamentale in quanto è il periodo in cui si forma il 45 per cento circa della massa ossea definitiva, una corretta assunzione di calcio in tale periodo risulta quindi necessaria per prevenire l’osteoporosi dopo i cinquanta anni» chiarisce Maffeis. Un’alimentazione bilanciata con cibi ricchi di calcio, riduce il rischio di osteoporosi e previene facili fratture. Il formaggio e il latte rappresentano l’unica vera fonte alimentare di calcio per l’organismo e coprono gran parte degli introiti giornalieri. Nella dieta del campione analizzato, i formaggi stagionati sono quelli che, mediamente, apportano più calcio ma anche i formaggi freschi giocano un ruolo importante seppure con porzioni più generose.
Corriere.it
14 marzo 2006



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