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Usa, l’obesità entra nella campagna elettorale
Date: Mercoledì, marzo 22 @ 00:02:21
Topic Editoriali


Un ex obeso vuole sedersi al posto di Bush e gioca tutte le sue carte contro il «cibo spazzatura»

Fonte: Corriere.it - 10 febbraio 2006
A 50 anni, Mike Huckabee è uno dei politici repubblicani emergenti.
Predicatore della chiesa battista è da ben dieci anni governatore dell'Arkansas, lo Stato di Bill Clinton ma di anima conservatrice.
A novembre finirà il suo ultimo mandato e inizierà a prepararsi per la sfida più grande: tentare la scalata alla Casa Bianca.
Non è l'unico, ma di certo unico è il suo messaggio politico: Huckabee vuole centrare la sua campagna elettorale sulla lotta contro l'obesità, contro l'invadenza del «cibo spazzatura», che in America è diventata un'emergenza sociale.
Pur essendo diventato un personaggio popolare anche nel resto del Paese,
Huckabee non è certo il candidato con più chance di succedere a Bush. Ma lui è convinto che, con la sua militanza religiosa e la campagna contro l'obesità, può catturare l'interesse di gran parte dell'elettorato.
E agli scettici replica: «Guardate cosa mettono in copertina Time e Newsweek quando non c'è una grossa storia del momento: diete e Gesù».
L'obesità è un problema enorme in molte parti del mondo, compresi Paesi in via di sviluppo come la Cina, passati dalla malnutrizione alla ipernutrizione.
E sta diventando anche un problema politico e amministrativo: l'Unione Europea, ad esempio, sta varando una serie di norme che entreranno in vigore nel 2007 per combattere l'obesità che, si stima, assorbe il 7 per cento degli 800 miliardi di euro spesi ogni anni dai partner della Ue per la sanità.
Negli Stati Uniti il problema è più drammatico: gli studi indicano che ormai 9 uomini su 10 e 7 donne su 10 sono soprappeso. Gli obesi sono il 37 per cento della popolazione.
Colpa di un'alimentazione troppo ricca: ogni giorno gli americani ingeriscono mediamente 3.800 calorie, quasi il doppio del necessario.
Gli sforzi delle imprese del settore di migliorare la qualità dei cibi - ad esempio creando linee di prodotti light, con meno grassi e meno zucchero - così come il tentativo di alcuni grandi gruppi di autoregolamentarsi in campo pubblicitario, smettendo di trasmettere «spot» che propongono ai ragazzi cibi troppo dolci o ipercalorici, vengono definiti una goccia nel mare.
Quello della lotta all'obesità è un tema agitato soprattutto dai «liberal» del fronte democratico.
In un provocatorio editoriale pubblicato dal New York Times l'economista Paul Krugman ha ad esempio accusato i gruppi di pressione finanziati dall'industria di diffondere un messaggio secondo il quale cercare di cambiare i costumi alimentari della gente per combattere l'obesità è «antipatriottico»: gli americani, infatti, oggi mangiano gli stessi tipi di cibo che erano sulla tavola dei «padri fondatori».

La libertà di mangiare molto
E, in polemica coi conservatori convinti che tra le libertà che vanno difese a tutti i costi ci sia anche quella di mangiare quello che si vuole, Krugman sostiene che quella del peso della popolazione è ormai un'emergenza fiscale, dato che il governo è chiamato a fronteggiare patologie di massa pressoché sconosciute fino a qualche anno fa come il diabete giovanile e un incremento di molte altre malattie, da quelle cardiache a quelle della colonna vertebrale. Huckabee sa bene che portando il tema dell'obesità nel campo repubblicano, si mette in una posizione politicamente molto delicata. Ma questo non l'ha fermato.
Il suo tentativo è quello di combattere l'obesità non con leggi e divieti ma con la persuasione. Il governatore è convinto che il miglior messaggio promozionale sia il suo stesso corpo: Huckabee è infatti un ex obeso.
Fino a qualche anno fa pesava 300 libbre, quasi 140 chili.
Ora è sceso a poco più di 80 chili.
Quelle 120 libbre perse sono il cuore della sua campagna. Il governatore ha raccontato al Washington Post che la sua vita è cambiata quando, chiamato a presiedere una riunione di gabinetto, distrusse col suo peso una sedia vecchia di cent'anni: un sacrilegio in un Paese abituato a considerare antiquariato anche gli oggetti degli anni 70.
Andò dal medico che gli disse che aveva ormai contratto il diabete alimentare: sarebbe morto nel giro di dieci anni se non avesse cambiato abitudini nel mangiare e non avesse cominciato a fare esercizio fisico.
Da allora Huckabee corre ogni mattina -40-50 chilometri alla settimana- e ha eliminato zucchero e fritti dalla sua cucina.
Ha scritto un libro sulla sua battaglia contro l'obesità e oggi, alla fine di ogni comizio, viene circondato da gente che gli racconta quanti chili ha perso seguendo i suoi suggerimenti.
Inviso alla destra più vicina agli interessi industriali per i suoi attacchi alle multinazionali del cibo, Huckabee, per il resto, è un perfetto interprete dei sentimenti dell'America «profonda» degli Stati del Sud: il governatore è antiaborista, è favorevole alla libertà dei cittadini di armarsi, è un personaggio molto apprezzato dalla destra religiosa.
Come i democratici, anche Huckabee pensa che l'obesità sia diventata un'emergenza sociale e finanziaria per gli Stati e il governo federale, chiamati a fronteggiare una maggior spesa sanitaria.

Convincere la gente
Ma è convinto che il junk food, il cibo spazzatura, vada combattuto non con le leggi, ma convincendo la gente che avere più cura del proprio corpo è un esercizio essenziale per preservare la propria salute e un dovere civico.
La sua iniziativa «Healthy Arkansas» sta avendo successo, ma è difficile cambiare solo con le campagne di persuasione le abitudini di un Paese punteggiato da 170 mila «fast food» e da tre milioni di distributori automatici di merendine e bibite gassate e nel quale solo il 40 per cento della popolazione mangia cibi cucinati in casa.
Il punto è che in campo alimentare i meccanismi del mercato (come dimostra uno studio della Jp Morgan) sono alterati dal fatto che produrre, distribuire e vendere acqua, vegetali e altri cibi freschi è molto meno redditizio che mettere sul mercato cibi confezionati, resi più attraenti da un'aggiunta di grassi o di zuccheri.
«I meccanismi dell'evoluzione - spiega John Kay sul Financial Times - hanno programmato l'essere umano in modo da fargli apparire appetitosi i cibi più utili per la sua sopravvivenza nei vari climi. Ma la tecnologia della moderna industria alimentare ha sovvertito questo processo: con un'operazione di ingegneria chimica, ha reso gustosi anche i cibi privi di valore nutritivo».
È questo il cuore della sfida che anche un liberale deve affrontare.
Lo stesso Huckabee mostra di rendersene conto visto che, almeno in alcuni casi limitati, come quello della distribuzione di bibite e merendine nelle scuole ha finito per condividere la scelta di introdurre divieti.

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