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Maxitruffa al sistema sanitario
Date: Domenica, gennaio 29 @ 11:08:28
Topic Farmaci


Chiesta interdizione per 8 big dei farmaci
Nel mirino dei giudici Glaxo, Novartis, Bracco, Recordati e altre
I sanitari a "libro paga" ricevevano soldi, orologi, telefonini, viaggi




BARI - Un "affare" ben architettato, costato oltre 20 milioni di euro al sistema sanitario nazionale. Questa la truffa, compiuta fra il 2002 e il 2004 e scoperta dalla procura di Bari, per la quale è stata richiesta l'interdizione dall'attività (o, in subordine alla chiusura, la nomina di un commissario giudiziale per salvaguardare i livelli occupazionali) per otto società produttrici di farmaci, fra le quali anche alcune multinazionali. Fra i documenti sequestrati durante le indagini, un "libro paga" con i compensi percepiti dai medici che si prestavano all'imbroglio. La richiesta del pm riguarda solo le filiali italiane delle società. Sul caso è intervenuto anche il ministro della Salute Francesco Storace, che ha commentato l'ennesima truffa ai danni del sistema sanitario con un secco "verificheremo".

Secondo il pubblico ministero del tribunale di Bari, Ciro Angelillis, le 126 persone per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio avevano costituito e preso parte a diversi sodalizi criminali, che agivano fra le province di Bari, Lecce, Brindisi, Foggia e Milano e facevano in modo che le case farmaceutiche lucrassero sulle iper-prescrizioni di farmaci fatte da medici di base.

Le società coinvolte. Importanti le aziende coinvolte: si tratta di Glaxo, Biofutura, Bracco, Novartis, AstraZeneca, Lusofarmaco, Recordati e Bristol. In quanto alla Pfizer, comparsa fra le società incriminate, il magistrato non ha chiesto la misura cautelare poiché la multinazionale ha prodotto documenti attraverso i quali sostiene di aver modificato, rispetto all'epoca della truffa, i propri moduli organizzativi, e di aver allontanato le persone coinvolte.

L'accusa. Il pm Ciro Angelillis contesta alle società di aver omesso, in alcuni casi, il controllo sull'attività dei propri dirigenti e dei loro subordinati; in altri casi, una fattispecie dolosa di concorso nel reato attribuito a dirigenti, capiarea e informatori scientifici di case farmaceutiche accusati (in concorso con farmacisti e medici di famiglia compiacenti) di aver truffato servizio sanitario nazionale.

Il meccanismo. I medici di base venivano corrotti dagli informatori scientifici anche su istigazione delle case farmaceutiche, e consegnavano le ricette (intestate a pazienti ignari) alle farmacie "amiche". I farmacisti - secondo l'accusa - toglievano le fustelle dai farmaci prescritti, le apponevano sulle ricette per ottenere il rimborso dal servizio sanitario nazionale e poi gettavano nella spazzatura i farmaci, alcuni dei quali salvavita, che potevano costare fino a 700 euro a confezione.

Il guadagno. Ai medici corrotti - secondo il pm - andavano compensi in danaro (percentuali tra il 10 e il 18 per cento del prezzo dei medicinali prescritti), oppure orologi, telefoni cellulari, materiale informatico, viaggi di piacere e partecipazioni a congressi. In più di un caso - ritengono i carabinieri del Nas di Bari - tra medici e informatori scientifici c'è stata anche una trattativa sul tipo di compenso: ad esempio, 5.000 euro al mese al posto di vacanze con la famiglia in luoghi esotici o in capitali europee.

L'inchiesta. Nel corso dell'inchiesta è stato sequestrato un libro paga sul quale erano registrati i compensi percepiti dai medici e, accanto, la valutazione dell'informatore scientifico: "scarso", "sufficiente", "buono", "da tornare". Dopo il sequestro del libro-paga (il 15 aprile 2005) il pm ottenne dal gip l'arresto di sessanta persone (18 medici, 16 farmacisti, 6 dirigenti e 20 informatori scientifici di case farmaceutiche nazionali ed estere) che si aggiunsero alle 44 persone arrestate tra il 7 e il 25 luglio del 2003.

Le intercettazioni. Dalle intercettazioni telefoniche
compiute sulle utenze di due capiarea di case farmaceutiche, emergono anche ammissioni di tangenti versate ai medici. Dice un capoarea: "Io capisco se un mio informatore lavora quando mi chiede ossigeno", ossia denaro. Ma c'è anche un'altra ammissione, che viene dagli stessi informatori scientifici, che commentano il fatto che un loro collega abbia gettato nella spazzatura una busta con una trentina di farmaci defustellati da una farmacia. Uno dice all'altro: "Siamo tutti una razza, il migliore di noi vuole essere ammazzato".
La repubblica.it
(28 gennaio 2006)

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