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In ufficio si diventa obesi?
Date: Giovedì, ottobre 13 @ 00:03:29
Topic Esercizio fisico


Siamo troppo sedentari?





Il posto di lavoro potrebbe contribuire in modo significativo al dilagare dell’epidemia di obesità nei paesi occidentali, ma solo per gli uomini. Infatti in un articolo pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine è emerso che più tempo un uomo trascorre seduto alla sua scrivania in ufficio, più rischia di divenire obeso.

La ricerca è stata condotta in Australia da Kerry Mummery della Queensland University arruolando 1579 individui di entrambi i sessi, differenti età e occupazione. Gli esperti hanno correlato il tipo di lavoro svolto da ciascuno con l’indice di massa corporea, IMC, un parametro per misurare se l’individuo sia o meno in peso forma. Un IMC tra 25 e 29.9 indica che un individuo è in sovrappeso, uno di 30 o maggiore indica che una persona è obesa.

I ricercatori hanno stimato che i lavoratori restano seduti in media per più di 3 ore al giorno, con il 25 per cento dei sedentari a lavoro che rimangono seduti per più di sei ore al dì. I maschi sono seduti in media 209 minutial dì, 20 minuti in più delle donne.

Eppure questi pochi minuti devono fare la differenza perché gli esperti australiani hanno rilevato che solo per gli uomini un IMC di 25 o più è strettamente correlabile col numero di ore in cui gli individui rimangono seduti a lavoro. In particolare il più alto lasso di tempo trascorso seduti al lavoro è stato trovato in associazione con un aumento del 68 per cento del rischio di avere IMC più alto di 25.
Gli autori suggeriscono che il tempo e la produttività persi per malattie croniche associate col sovrappeso e l’obesità potrebbero rendere proficuo un intervento diretto del datore di lavoro per promuovere la salute dei propri impiegati stimolandoli all’attività fisica al lavoro.

Fonte: Mummery WK, et al. Occupational sitting time and overweight and obesity in Australian workers. American Journal of Preventive Medicine 2005;29(2),

paola mariano
yahoo.it
A cura de Il Pensiero Scientifico Editore
22/07/2005



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