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Cancerogeni sul lavoro
Date: Marted́, novembre 30 @ 10:32:51
Topic Tumori


Milano, 29 nov. - Un lavoratore italiano su quattro rischia di ammalarsi di tumore.



Secondo lo studio multicentrico Carex, infatti, nel nostro Paese il 24% degli occupati (4,2 milioni circa di connazionali) e' esposto a sostanze potenzialmente cancerogene. Lo ricordano gli esperti dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, che insieme all'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (Ispesl) lancia oggi un progetto di prevenzione e sorveglianza. L'iniziativa - riferisce una nota dell'Ieo - e' stata annunciata oggi durante un convegno in corso presso l'Istituto fondato da Umberto Veronesi. Il 50% circa delle sostanze ritenute cancerogene - si legge nel comunicato - sono agenti chimici utilizzati nell'industria. E pur non essendo disponibile una stima esatta di quanto i fattori occupazionali incidano sull'origine dei tumori, e' noto fin dagli anni '60 che dal 4 al 6% dei decessi per cancro registrati ogni anno e' legato a esposizioni sul lavoro. Il che significa, solo per l'Italia, un numero compreso tra le 6.400 e le 9.600 morti. Per tre tipi di tumore (mesotelioma pleurico, adenocarcinoma dei seni paranasali e angiosarcoma epatico) oggi e' certa la correlazione con l'esposizione professionale, rispettivamente ad amianto, polvere di legno e cloruro di vinile monomero. In particolare, i dati di mortalita' per esposizione all'amianto evidenziano ogni anno circa mille decessi per tumore maligno della pleura e circa 1.200 per tumore polmonare scatenato dalla sostanza. E il Registro nazionale mesoteliomi dell'Ispesl evidenzia in Italia 2,46 nuovi casi di malattia su 100 mila abitanti, cioe' circa 1.250 casi di mesotelioma all'anno. Per legge la tutela dei lavoratori spetta al datore di lavoro e al medico competente, che a seconda delle proprie competenze devono attuare misure di prevenzione adeguate e un'efficace sorveglianza sanitaria. Ma una volta cessato il rapporto di lavoro, il compito di difendere l'ex lavoratore passa al medico di famiglia. E chi lo informa? Chi lo aggiorna? ''E' necessaria una maggiore collaborazione tra Ssn, medici di famiglia, parti sociali, ministero della Salute, Irccs oncologici e associazioni scientifiche e professionali - suggeriscono Veronesi e Antonio Moccaldi, presidente dell'Ispesl - per realizzare una rete di professionalita' e di strutture in grado di rispondere ai bisogni degli ex esposti a cancerogeni professionali. Le novita' in tema di diagnosi precoce aprono infatti nuovi spiragli anche per questo tipo di neoplasie''. (Red-Opa/Adnkronos Salute)


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