Biospazio

"Ma cosa faresti se.?"
Date: Lunedì, novembre 08 @ 00:10:33
Topic Editoriali


Un'intervista radiofonica a Joan Baez, 30 anni fa. Dal Grualcatraz2003, su Yahoo. Da assaporare lentamente..




Fred: OK. Allora, tu sei una pacifista. Ma cosa
faresti se, per ipotesi, qualcuno aggredisse tua
nonna?
Joan: La mia povera nonnina?
Fred: Sì. Sei in una stanza con tua nonna e c'è un
tipo che sta per saltarle addosso. Cosa faresti?
Joan: Griderei "Evviva, che ganza la nonna!" e
lascerei la stanza.
Fred: No, dai, seriamente. Diciamo che il tipo ha una
pistola e sta per spararle. Tu gli spareresti prima
che lui possa farlo?
Joan: Ho una pistola?
Fred: Già.
Joan: No, io sono una pacifista. Non ho una pistola.
Fred: Be', in questo caso ce l'hai.
Joan: Va bene. Ho una buona mira?
Fred: Sì.
Joan: Gli farei saltar via la pistola di mano.
Fred: No, diciamo che non hai una buona mira.
Joan: Allora avrei paura di sparare. Potrei uccidere
la nonna!
Fred: E va bene, ascolta. Ti faccio un altro esempio.
Poniamo che tu stia guidando un camion. Sei una
stradina stretta, con una collina
perpendicolare di lato. C'è una bambina nel mezzo
della strada. Tu stai andando troppo veloce per
fermarti. Cosa faresti?
Joan: Non lo so. Tu cosa faresti?
Fred: Sono io che lo domando a te. Sei tu, la
pacifista.
Joan: Sì, lo so. Dunque: ho il controllo del camion?
Fred: Sì.
Joan: Potrei suonare il clacson, così che la bimba si
tolga di mezzo?
Fred: E' troppo piccola per camminare. E il clacson
non funziona.
Joan: Sterzo alla sua sinistra e passo oltre, visto
che lei non si muove.
Fred: Non puoi, c'è una frana.
Joan: Oh. Be', allora giro verso la collina e salvo la
piccola.
(Silenzio)
Fred: Ma se ci fosse qualcuno nel camion, con te? Che
faresti?
Joan: Questa decisione cos'ha a che fare con il mio
essere una pacifista?
Fred: Voglio dire che nel camion siete in due, e c'è
una sola bambina in mezzo alla strada.
Joan: Scusa, posso sapere perché sei così ansioso di
far fuori tutti i pacifisti?
Fred: No, che non lo sono! Io volevo solo sapere cosa
faresti se.
Joan: Se fossi in un camion con un amico, e guidassi a
velocità pazzesca su una strada a senso unico, mentre
una bimba di 10 mesi se ne sta nel mezzo della via,
con una frana da un lato e un bel burrone dall'altro.
Fred: Ecco.
Joan: Probabilmente frenerei di colpo, mandando il mio
amico ad attraversare il parabrezza, poi slitterei
sulla frana, travolgerei la bambina, sbanderei nel
burrone e andrei incontro alla mia morte. Non c'è
dubbio che la casa della nonna starebbe proprio sul
fondo della scarpata, così il camion si schianterebbe
sul suo tetto e la nonna resterebbe secca nel salotto,
sai, la stanza dove finalmente è stata aggredita per
la prima ed ultima volta.
Fred: Non hai risposto alla mia domanda. Stai solo
tentando di sfuggire.
Joan: Veramente, sto provando a dire un paio di cose.
Una è che nessuno sa cosa farà in un momento di crisi
e che domande ipotetiche ottengono risposte
ipotetiche. Sto anche suggerendo che tu abbia
predisposto le
situazioni di modo che fosse impossibile, per me,
uscirne senza aver ucciso una persona o due. E poi mi
dici: 'Ecco, vedi, il pacifismo è una
bella idea, ma non funziona'. Ma non è questo a
infastidirmi.
Fred: Cos'è che ti infastidisce?
Joan: Forse non ti piacerà. Non è una faccenda
ipotetica, è proprio vera. E fa sembrare l'assalto
alla nonna una festa danzante.
Fred: E sarebbe?
Joan: Il fatto che mettiamo le persone in processi
d'apprendimento il cui scopo è trovare modi davvero
efficaci di uccidere. Niente di accidentale, come i
camion e le frane. E' proprio il contrario. Sai come
funziona: ruggire e urlare, uccidere e strisciare via,
e saltare giù dagli aeroplani. Roba ben organizzata.
Diavolo, bisogna essere addestrati per infilzare bene
la pancia della nonna con la baionetta!
Fred: Questa è un'altra cosa.
Joan: Sono d'accordo. E non ti accorgi di quanto più
difficile è guardarla, questa cosa, perché è reale, e
perché sta accadendo proprio ora? Senti: un generale
pianta uno spillo in una mappa. Una settimana più
tardi un mucchio di ragazzini suda in una giungla da
qualche parte. Si fanno saltar via braccia e gambe,
piangono, pregano e perdono il
controllo degli intestini. Questo non ti sembra
stupido?
Fred: Ma tu stai parlando della guerra.
Joan: Proprio. Non ti sembra stupida?
Fred: Ma cosa fai, allora? Porgi l'altra guancia,
suppongo.
Joan: No. Ama il tuo nemico, e confrontati con il
male. "Non uccidere".
Fred: Già, e guarda un po' che gli è successo, a
quello che diceva "Non uccidere".
Joan: E' cresciuto, mi pare.
Fred: Lo hanno attaccato ad una maledetta croce, ecco
cosa gli è successo! Io non voglio che mi attacchino
ad una maledetta croce.
Joan: Non accadrà.
Fred: Eh?
Joan: Sto dicendo che non devi metterti a scegliere
come morire, o dove. Puoi solo scegliere in che modo
vivere. Adesso.
Fred: Be', non lascerò certo che chiunque faccia quel
che vuole di me, questo è sicuro.
Joan: Confrontati con il male, ecco cosa ti dice la
pacifista. Resisti con tutto il tuo cuore, tutta la
tua mente, tutto il tuo corpo, finché esso sarà
sconfitto.
Fred: Non ti seguo.
Joan: Resistenza nonviolenta organizzata. Gandhi. La
lotta nonviolenta degli Indiani organizzati ha
liberato l'India dall'Impero Britannico. Non male,
come primo tentativo, non ti pare?
Fred: Sì, certo, ma Gandhi aveva a che fare con gli
Inglesi, un popolocivile. Noi no.
Joan: Noi non siamo un popolo civile?
Fred: Non abbiamo a che fare con gente civile. Prova
ad usare la tua nonviolenza con i Russi.
Joan: Oppure i Cinesi, che ne
dici? Fred: Ecco i Cinesi,
provala con loro.
Joan: Oh, caro! La guerra esisteva ben prima che
qualcuno solo sognasse il comunismo. Il comunismo è
solo l'ultima giustificazione, non è il comunismo ad
essere un problema. Il problema è il consenso. C'è del
consenso là fuori sul fatto che va bene uccidere
quando il tuo governo decide chi dev'essere ucciso. Se
uccidi qualcuno nel tuo paese, hai dei guai. Se uccidi
qualcuno fuori dal tuo paese, al tempo giusto, nella
stagione giusta, perché è l'ultimo nemico in ordine di
tempo, ti prendi una medaglia. Ci sono 130 stati
nazione e ciascuno di essi pensa che non sia poi così
peregrina l'idea di far fuori gli altri 129, perché il
"nostro" stato è più importante. I pacifisti pensano
che ci sia al mondo una sola tribù, di tre miliardi di
persone. Queste persone vengono prima di tutto il
resto. Noi pensiamo che uccidere un membro della
famiglia sia un'idea cretina. Pensiamo che ci siano
metodi più decenti, e più intelligenti, di comporre le
differenze. E l'umanità deve mettersi ad investigare
questi metodi, perché se non lo fa, per errore o
volutamente, è probabile che si uccida l'intera
dannata razza umana.
Fred: Uccidere è nella natura umana. E' qualcosa che
non puoi cambiare.
Joan: Davvero? Se è così naturale, perché addestriamo
le persone a farlo? C'è violenza nella natura umana,
ma c'è anche decenza, amore, gentilezza. C'è chi la
organizza, la violenza, la compra e la vende, la
esalta. I nonviolenti vogliono organizzare l'altro
lato. La nonviolenza è questo: amore organizzato.
Fred: Tu sei pazza.
Joan: Non c'è dubbio, lo sono. Ma oseresti dirmi che
il resto del mondo è sano di mente? Prova. Dimmi che
la violenza è stata un grandioso successo negli ultimi
5.000 anni, che il mondo non è mai stato meglio, che
le guerre hanno portato pace, comprensione, democrazia
e libertà agli esseri umani, e che l'uccidersi l'un
l'altro ha creato un'atmosfera di fiducia
e speranza.
Fred: Io non me la passo così male.
Joan: Consideralo un fortunato incidente.
Fred: Io credo di dover difendere l'America, e tutto
ciò che essa rappresenta. Tu non credi all'autodifesa?
Joan: No, la mafia è cominciata proprio così. Un
piccolo gruppo di persone che si sono unite per
proteggere i poveri. Preferisco la resistenza
nonviolenta di Gandhi.
Fred: Ma ancora non ho capito dove vuole arrivare la
nonviolenza.
Joan: Vogliamo arrivare a costruire un pavimento, un
forte e nuovo pavimento, stando sul quale non si potrà
più affondare. Una piattaforma, che sta un po' più in
su del napalm, della tortura, dello sfruttamento, dei
gas velenosi, delle bombe nucleari. Vogliamo dare
all'umanità un posto decente per stare in piedi. Fino
ad ora ci siamo trascinati nel sangue umano e nel
vomito e nella carne bruciata, urlando che questo
avrebbe portato pace al mondo. Poi uno ha messo fuori
la testa da questo buco, e ha visto un gruppo di
persone che tentavano di costruire una struttura sulla
terra, all'aria aperta. "E' una bella idea, ma è
impraticabile!", urla il tizio, e scivola di nuovo
dentro il buco. Un po' la stessa cosa di quando
abbiamo scoperto che la terra era rotonda. Ci siamo
scannati per anni perché doveva rimanere piatta,
contro ogni prova che non lo era affatto.
Fred: E come costruirete, praticamente, questa
struttura?
Joan: Dalle fondamenta. Studiando, sperimentando ogni
possibile alternativa alla violenza, ad ogni livello.
Imparando a dire NO alle tasse per la guerra, NO alla
leva, NO all'uccidere in genere e SI' alla
cooperazione, dando vita ad istituzioni basate sul
principio che l'omicidio in ogni sua forma è fuori
discussione, creando e mantenendo relazioni
nonviolente in tutto il mondo, impegnandoci in ogni
occasione di dialogo con le persone e i gruppi, per
spostare quel consenso che ora c'è attorno all'opzione
di uccidere.
Fred: Suona proprio bene, ma non credo possa
funzionare.
Joan: Probabilmente hai ragione. Probabilmente non
abbiamo abbastanza tempo: ebbene, forse saremo un
glorioso flop, ma sapendo che l'unico fallimento
peggiore dell'organizzazione della nonviolenza è stato
l'organizzazione della violenza.


(testo raccolto da Colman McCarthy, Centro Pace di
Washington;
traduzione M.G. Di Rienzo)

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