Il batterio Campylobacter provoca dal 5 al 14 per cento di tutti i disturbi intestinali nel mondo. Prolifera nel pollame di allevamento.
La carne (soprattutto il pollame), il latte non pastorizzato e l’acqua contaminata rappresentano le principali fonti di avvelenamento da cibo e di gravi disturbi intestinali.
I più colpiti sono i bambini e le persone con un sistema immunitario debole, le quali devono spesso ricorrere agli antibiotici per impedire all’infezione di diffondersi nel flusso sanguigno. Il rischio, infatti, è che una modesta infezione si trasformi in setticemia.
Tuttavia, da una ricerca pubblicata sulla rivista BMC Public Health, si evince che più del 40% dei batteri che si trovano nei polli (tra cui il diffusissimo Campylobacter) sono resistenti agli antibiotici.
E’ lo stesso problema che si presenta per i latticini italiani: gli antibiotici dati agli animali da alllevamento selezionano microorganismi che passano poi nel nostro ciclo alimentare e danno disturbi apparentemente inspiegabili.