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Infanzia Bambini e tv

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L'educazione dei nostri figli è condizionata dalle nuove tecnologie: è un bene o un male?

Di
Luciano Rizzo

Una
ricerca condotta negli USA su 4.000 ragazzi tra gli otto e i 16 anni per
capire le cause dell’obesità dilagante ha evidenziato il ruolo
negativo della televisione, anche per la sedentarietà che induce.

Circa
¼ dei bambini americani sta più di quattro ore al giorno davanti la TV
e intanto mangia merendine e cibi ipercalorici (JAMA).

Secondo
la rivista Archives of Pediatrics and Adolescence Medicine i ragazzi tra
i 10 e i 15 anni che guardano la TV più di cinque ore al giorno hanno
probabilità quintuplicata di diventare obesi rispetto a quelli che la
guardano meno di due ore.  

Anche
in Italia si sta verificando lo stesso andamento, secondo i seguenti
dati Eurispes:

La televisione è presente in
oltre 98% delle case italiane, sono circa quattro milioni i bambini
d’età compresa tra i tre e i 10 anni, che la guardano
quotidianamente, in media, per circa due ore e quaranta minuti al
giorno. Quasi il 30% la guarda fra le due e le tre ore al giorno, un
21,2% che la guarda fra le tre e le quattro ore quotidiane e, infine,
circa un 20,4% che fa uso della televisione per ben quattro ore e oltre.

Il tempo che i bambini italiani
dedicano alla visione della Tv è veramente notevole: circa 15.000 ore
fino ai quattordici anni, di contro, alla scuola ne dedicherebbero
solamente 11.000.

Se solamente un 2% non guarda
mai la televisione, è quasi l’8% dei ragazzi a vedere la televisione
per ben cinque ore e oltre al giorno.

Questi dati riguardano la sola
TV. In realtà il cambiamento educativo dei bambini è epocale.

I regali più frequenti tra i
giocattoli sono Gameboy e Playstation. Ci sono tanti adolescenti che
navigano in Internet molte ore al giorno. Tutte cose che contribuiscono
all’isolamento dei giovani.

Abbiamo visto gli effetti
metabolici di questa situazione.Ma quali sono gli effetti mentali e
psicologici sui ragazzi?

Abbiamo parlato con molte
insegnanti che ci danno tutte la stessa risposta: i bambini non riescono
più a mantenere costante la concentrazione e l’attenzione a scuola.

Perché?

Tutti i mezzi telecomunicativi
sopraccitati hanno una particolarità: in caso di noia si cambia
immediatamente programma. L’adolescente si abitua così a vivere in
uno stato di continua tensione che può durare anche molte ore. Vive in
un delirio d’onnipotenza in cui decide istantaneamente se gli stimoli
che riceve gli vanno bene o no. Se non vanno cambia canale.

Il nostro corpo invece è fatto
per brevi momenti di tensione, intervallati da soste.

Le pause sono fondamentali.
Servono a ripristinare i livelli energetici del metabolismo che ha
compiuto uno sforzo superiore alla norma. Sono basilari per permettere
al subconscio di rielaborare l’esperienza appena fatta e inserirla nel
contesto delle situazioni precedenti già incamerate.

La conseguenza è che il giovane
anche nella vita reale tende a ricercare continuamente nuovi stimoli, in
quantità ben superiore a quanto possa dargliene la quotidianità.

La ricerca di tensione prende
molte strade diverse.

A livello fisico sono prediletti
i cibi stimolanti, i cosiddetti nervini. Appena raggiunta l’età
dell’adolescenza, i giovani si tuffano su caffè, sigarette,
cioccolata, zucchero, alcool e qualsiasi cos lo faccia sentire
temporaneamente meglio. Gli effetti di queste sostanze a lungo termine
come abbiamo visto sono devastanti.

Tra gli effetti sociali c’è
una incapacità a mantenere una relazione stabile con l’altro sesso e
a formare una famiglia. Appena cala la stimolazione della novità ci si
sente vuoti e si cerca una nuova persona che ci dia quel “qualcosa”
che manca per la relazione della vita.

Ma ci sono altri effetti.

Si riempiono le discoteche di
persone che cercano emozioni, per quanto effimere possano essere.

Crescono in maniera esponenziale
i “surrogati” d’emozioni: cinema, romanzi, fotoromanzi, fumetti.

Gli incontri tra squadre che
rincorrono una palla diventano eventi in cui ci s’identifica coi
giocatori. Così si riempiono stadi anche d’ottantamila persone alla
disperata ricerca d’emozioni.

Una conseguenza sottovalutata
riguarda la depressione. E’ una malattia in continuo aumento, come
testimoniano le vendite degli antidepressivi. ( il Valium negli anni 90
era il farmaco più venduto dopo l’aspirina).

Assistiamo passivamente a tutti
questi eventi, ma il subconscio non si accontenta: vuole provare
emozioni vere, non surrogati. Ha bisogno di saldi contatti sociali,
mentre tutte queste attività esteriori portano all’isolamento, anche
in mezzo ad una gran folla.

Già
da piccolo un adolescente su due è colpito da disturbi del sonno:

“Con le nuove dinamiche della
vita quotidiana, con i ritmi feroci cui sono sottoposti gli adulti,
spesso la sera - spiega il dottor Gioacchino Mennuni- diventa l'unico
momento nel quale i bambini e gli adolescenti cercano un momento di
comunicazione, di scambio, di consolidamento dell’affettività con i
genitori e così attardano sempre più il problema del sonno, con le
conseguenze che vediamo dalle ricerche''. (Ansa 28-3-2001).

 L’ultimo
aspetto riguarda la percezione della propria salute: essendo sempre
proiettati verso gli stimoli esterni non si ascoltano più i piccoli
segnali che il corpo ci manda incessantemente se qualcosa non va.

Le mestruazioni dolorose od
assenti, la cefalea, le dermatiti sempre più frequenti tra i giovani,
le allergie o la digestione difficile non sono mai collegate allo stile
di vita ma vengono trattate come sintomi da eliminare al più presto
possibile. Così si è creato un altro fenomeno sociale: il boom dei
farmaci sintomatici. Essi apparentemente risolvono il problema ma in
realtà ne posticipano la soluzione a quando sarà diventato più grave.

Sembra
un quadro desolante, ma il tessuto sociale è in continua evoluzione e
sperimentazione: il bello dei nostri tempi è che i cambiamenti sono
rapidissimi. Come sempre troveremo una soluzione....

 
 
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