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Ecologia Il nostro cibo e i pesticidi

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Secondo Legambiente, diminuisce il livello dei pesticidi singoli, ma aumenta il numero di sostanze utilizzate, di cui non si sa l'effetto cumulativo nel nostro corpo...
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2013

L’indagine Pesticidi nel Piatto 2012 di Legambiente rivela una situazione in sostanziale controllo per i residui di fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli, anche se non mancano dati contrastanti. Realizzata sulla base dei dati di Arpa, Asl e uffici pubblici regionali competenti, la ricerca ha infatti evidenziato un progressivo calo per quel che riguarda l’utilizzo di molecole chimiche, un trend positivo che dura ormai da qualche anno, anche se “all’aumento in percentuale dei campioni in regola, aumenta pure – in molti casi – il numero delle diverse sostanze chimiche presenti contemporaneamente su uno stesso campione, per il quale le analisi di ogni molecola presa singolarmente hanno stabilito la regolarità”. Questa combinazione di sostanze può rivelarsi pericolosa come o più della presenza di una singola molecola oltre i limiti di legge? Per Legambiente la risposta è un no con riserva: “Mai verificati gli effetti sinergici delle diverse sostanze sull’organismo e sull’ambiente”. L’associazione ambientalista spiega che, nonostante l’armonizzazione dei limiti a livello europeo, manca ancora una regolamentazione specifica rispetto al simultaneo impiego di più principi attivi, come pure sulla rintracciabilità di più residui in un singolo prodotto alimentare.
In attesa di regole sul multi residuo, a completamento di quelle esistenti sui limiti di massimo residuo (LMR), la situazione in Italia può essere così riassunta: i campioni fuorilegge si mantengono allo 0,6%, così come sono stabili i contaminati da un solo residuo (18,3%), mentre calano i campioni multi residuo (erano al 18,5% nel 2011) che comunque si attestano al 17,1%.
Ma quali sono i prodotti con più residui? Il laboratorio della Provincia di Bolzano, ad esempio, ha rilevato che in due campioni di vino erano presenti fino a 8 diverse sostanze chimiche. Un dato che deve far riflettere, soprattutto se consideriamo che, di base, i campioni di vino multi residuo superavano in media il 60% del totale. Peggio ancora del vino va con l’uva, con ben 9 diverse molecole presenti in 3 campioni analizzati. Per le mele, inoltre, la percentuale di multi residuo si attesta al 65%. Guardando ai vari laboratori regionali, situazioni simili si registrano anche per prodotti come arance, finocchi, fragole, albicocche, ciliegie, ecc. Ripetiamo che non si tratta di sostanze fuorilegge, almeno per le singole quantità presenti, ma da Legambiente emerge chiara la richiesta di fare luce sugli eventuali rischi del multi residuo, una realtà ormai radicata e ancora poco studiata.
(Fonte Jugo.it under Creative Commons)


 
 
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