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Infanzia Ragazze terribili? Colpa del bisfenolo

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Se la mamma si è esposta a sostanze chimiche, come il bisfenolo, durante la gravidanza, le nasciture femmine rischiano di avere problemi comportamentali già all’età di 3 anni
Il bisfenolo A, altrimenti conosciuto anche come BPA, è stato oggetto di numerosi studi e, da questi, definito come potenzialmente cancerogeno e, di certo, tossico. Da non molto tempo è stato bandito dall’uso nella produzione di biberon, tuttavia in certi altri prodotti di uso quotidiano è possibile trovarlo: si tratta nella maggioranza dei casi di collanti, bottiglie di plastica e contenitori, rivestimento interno di alcune lattine, otturazioni dentali e perfino negli scontrini. Il rischio di venirne a contatto dunque permane.

Uno dei tanti problemi rilevati dai ricercatori è il rischio che può cagionare se la donna incinta ne viene a contatto. In questo caso, tra i vari problemi che può causare, vi sono alcuni disturbi comportamentali che colpirebbe le nasciture femmine già all’età di 3 anni.
Ad aver lanciato l’allarme BPA sono i ricercatori della Harvard School of Public Health i quali hanno condotto uno studio in cui si evidenzia come le bambine nate da madri che avevano alti livelli di bisfenolo A nelle urine durante la gravidanza, presentassero problemi di ansia, depressione e iperattività.

«Questo schema è stato più pronunciato per le ragazze, il che suggerisce che potrebbero essere più vulnerabili alla esposizione gestazionale al BPA rispetto ai ragazzi», scrivono i ricercatori.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Pediatrics e riportano come l’analisi sia stata condotta su 244 madri e i rispettivi bambini, dalla nascita fino all’età di tre anni.
Durante il periodo di studio, alle madri sono stati prelevati campioni di urina – nello specifico, alla 16ma, 26ma settimana di gravidanza e poi alla nascita del bambino.
Le analisi di laboratorio hanno permesso di scoprire che il bisfenolo A era presente nelle urine dell’85 per cento delle donne incinte e nel 96 per cento dei nascituri.

L’osservazione dei bambini nati da queste madri ha permesso ai ricercatori di stabilire che le femmine avessero problemi comportamentali, rispetto ai coetanei maschi. Questi ultimi, secondo i ricercatori, non mostrerebbero un collegamento tra il comportamento e i livelli di BPA.
«Nessuno dei bambini aveva un comportamento clinicamente anormale, ma alcuni bambini avevano problemi di comportamento più di altri – spiega il dottor Joe Braun, che ha coordinato lo studio – L’aumento delle concentrazioni di BPA gestazionale è risultato associato a un comportamento iperattivo, più aggressivo, ansioso e depresso, nonché una mancanza di controllo emotivo e inibizione nelle ragazze».
[lm&sdp]

http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/gravidanza-parto-pediatria/articolo/lstp/426241/


 
 
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