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Infanzia Mai reprimere l’emozioni negative nei bambini

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Reprimere le emozioni negative nei bambini porta a formare adolescenti pieni di rabbia e ansia In età adolescenziale non si modifica solo il corpo e aumentano le esperienze. Crescono anche i timori, i dubbi e le insicurezze create, per lo più, da un mondo votato alla frenesia, quasi alla pazzia.

Spesso i genitori devono assistere a spettacoli poco piacevoli, vedendo i propri figli in preda ad attacchi di ira. Una reazione tipica e diffusa, soprattutto nell’universo maschile, che costringe educatori e parenti ad altrettanta rabbia, punizioni e/o sgridate nei confronti del giovane.
Questa non sembra tuttavia essere la soluzione giusta ma, anzi, un modo per far aumentare il loro livello di rabbia creando così una sorta di circolo vizioso da cui sarà poi quasi impossibile uscire.

«I giovani, soprattutto maschi, potrebbero aver bisogno di aiuto da parte dei loro genitori per lavorare attraverso le emozioni di rabbia e timore. Punire i bambini per la loro rabbia e frustrazione o agire come se i loro timori siano stupidi o soggetti a vergogna, possono portare a interiorizzare quelle emozioni negative che, di conseguenza, porteranno ad altri problemi di comportamento», spiega Nancy McElwain, professore associato per lo sviluppo umano dell’Università dell’Illinois (USA).

Durante lo studio, McElwain insieme a Jennifer Engle, ha esaminato più di cento bambini che a loro volta facevano parte di uno studio sull’emotività dei bambini e del loro rapporto genitori/figli.
Quando i bambini non avevano ancora compiuto 3 anni di età ai loro genitori è stato chiesto di dire se i loro figli avevano mostrato segni di rabbia o timore nell’ultimo periodo. Allo stesso modo, i genitori, avrebbero dovuto spiegare al team di ricerca come avrebbero reagito in caso di emozioni negative del bambino, presentandogli situazioni ipotetiche.

«Abbiamo studiato due tipi di reazioni dei genitori per le emozioni negative dei bambini. Un tipo di reazione [tipica] è stata quella di ridurre al minimo le emozioni del loro bambino. Per esempio, un genitore potrebbe dire “Basta di comportarti come bambino”. Un altro tipo di reazione è stata quella punire il figlio per queste emozioni. Un genitore può chiedere al bambino di andare nella sua stanza perché piange o è sconvolto, oppure togliere un giocattolo o un privilegio », spiega Jennifer Engle.

Dal secondo questionario, richiesto al raggiungimento dei 3 anni e mezzo d’età, è emerso che i genitori che avevano l’abitudine di punire i loro figli per le loro paure o, peggio, per le loro frustrazioni, avevano maggiori probabilità di crescere figli ansiosi.
«Quando i genitori puniscono i loro bambini perché sono arrabbiati o spaventati, i bambini imparano a nascondere le loro emozioni, invece di mostrarle. Questi bambini possono diventare sempre più ansiosi quando provano questi sentimenti, perché sanno che questi portano a conseguenze negative - continua Engle - Nella nostra cultura, i ragazzi sono scoraggiati a esprimere le loro emozioni. Se si aggiunge la punizione dei genitori a queste aspettative culturali, il risultato per i ragazzi che spesso provano le emozioni negative, possono essere particolarmente dannose».

È importante, quindi, non reprimere le emozioni dei bambini fin dalla tenerissima età. Altrimenti in età adolescenziale non saranno più capaci di esprimerle con conseguenze poco piacevoli sulla loro salute mentale.
«Quando i bambini sono sconvolti, è meglio se si riesce a parlare con loro e aiutarli a lavorare attraverso le loro emozioni, piuttosto che mandarli nella loro stanza. I giovani, soprattutto i ragazzini, che sono inclini al sentimento negativo, hanno bisogno del vostro conforto e sostegno quando le loro emozioni minacciano di travolgerli», conclude Engle.

Quello che afferma Jennifer Engle è senz’altro vero. Insegnare ai propri bambini a reprimere le emozioni è deleterio. I bambini (e quindi i ragazzi) devono imparare che le proprie emozioni, anche se apparentemente negative, sono parte di loro e non devono essere né scacciate né demonizzate, ma semplicemente accettate. Solo così sarà possibile, con l’esperienza e la maturità, poterle controllare. Non spegnerle, perché non sarebbe giusto, ma semplicemente riconoscerle e controllarle per vivere più serenamente. La prima cosa che un essere umano in crescita deve imparare è che se proviamo delle emozioni è perché siamo “veri”, siamo vivi. Non siamo dei robot e nessuno deve costringerci a cercare di diventarlo. Tanto più i nostri genitori, o chi per essi.
[lm&sdp]
http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/salute/articolo/lstp/392715/


 
 
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