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Ecologia Meno veleni sulle tavole europee

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Più di un terzo dei cibi che quotidianamente portiamo sulle nostre tavole contiene pesticidi.
di Giulio Ferro | Pubblicato il 16 Luglio 2010

Tuttavia, solo in una piccola parte di questi e in una percentuale inferiore rispetto agli anni precedenti, è stata riscontrata una concentrazione eccessiva, potenzialmente nociva. A rivelarlo è il “Rapporto Annuale sui Residui dei Pesticidi” pubblicato dall’European Food Safety Autority (Efsa) relativo all’anno 2008. Lo studio ha preso in considerazione 862 sostanze antiparassitarie e circa 70mila campioni di duecento cibi diversi, ed è stato condotto raccogliendo dati provenienti da tutti i 27 paesi membri dell’Unione Europea, più Norvegia e Islanda.
Tra i cibi con quantità di pesticidi oltre il massimo limite consentito ci sono gli spinaci (nel 6,2 per cento dei campioni esaminati), le arance (3 per cento), il riso (2,4 per cento), i cocomeri (2,1 per cento) e, con percentuali inferiori, anche mandarini, carote, pere, fagioli e patate.
Il rapporto mostra un miglioramento rispetto agli anni passati: tra il 2005 e il 2007 la quantità di cibi che conteneva pesticidi era il 42 per cento, e nel 2008 era il 37,9. In questi, inoltre, la concentrazione di sostanze tossiche superava i limiti di legge in ben il 4,2 per cento, mentre adesso i valori sono scesi al 3,5. Il 7,6 per cento di alimenti contenenti contrazioni eccessive di sostanze tossiche provenivano da paesi al di fuori dei confini europei. In questo ambito, infatti, le leggi europee sono molto severe e prima di introdurre un pesticida nella filiera alimentare è necessario che il prodotto in questione superi diversi esami di tossicità che ne garantiscano la non pericolosità.
Per comprendere meglio tutti i rischi derivanti dall’ingestione dei pesticidi presenti negli alimenti, l’agenzia ha compiuto un'ulteriore indagine sul consumo a lungo termine. Gli analisti dell'Efsa hanno verificato che, nel caso dell'assunzione morigerata e prolungata, nessuno dei prodotti utilizzati in agricoltura sembra avere effetti nocivi per la salute umana. In rari casi, quando consumate in grandi quantità nell'arco di poco tempo, tali sostanze sono invece risultate potenzialmente dannose.
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