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Infanzia Il cesareo non è privo di rischi

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Quasi il triplo delle complicanze. Ecco perché, in assenza di controindicazioni, è meglio il parto naturale


I parti cesarei dovrebbero essere eseguiti solamente se vi è una reale necessità medica e alla luce della storia clinica del paziente. Perché sceglierli unicamente per evitare il dolore espone a rischi inutili. Da tempo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) mette in guardia le donne sulle possibili conseguenze del cesareo e ora torna alla carica con un articolo pubblicato su Lancet. Primo autore è Pisake Lumbiganon, docente di Ostetricia e Ginecologia all’Università di Khon Kaen, in Thailandia, che ha verificato la relazione tra la modalità di parto - cesareo o naturale - ed esiti negativi o complicanze per la salute della madre e del bambino.

I ricercatori hanno considerato più di centomila nascite avvenute recentemente in nove paesi asiatici (Thailandia, Cambogia, Cina, India, Giappone, Nepal, Filippine, Sri Lanka e Vietnam). I dati analizzati coprono circa il 97 per cento dei parti totali riportati dalle strutture ospedaliere di queste nazioni durante il periodo dello studio; la percentuale media dei parti cesarei risulta essere del 27,3 per cento (Cina al prima posto con il 46,2% seguita da Vietnam, Thailandia e Sri Lanka).

Stando ai risultati, le donne che decidono per un parto cesareo senza precise indicazioni cliniche hanno un maggiore rischio di andare incontro a complicanze gravi rispetto alle donne che optano per un parto naturale. Il rischio risulta essere maggiore di 2,7 volte se la decisione viene presa prima del parto e di ben 14,2 volte se la decisione viene presa a parto iniziato. Ad aumentare sono soprattutto la probabilità di essere trasferite in terapia intensiva e di dover ricevere trasfusioni di sangue durante l’operazione. Il discorso cambia per quanto riguarda la salute del bambino nel caso in cui questo rimanga fino al momento del parto in posizione podalica. In questo caso, il taglio cesareo fa scendere del 70-80 per cento il rischio di mortalità infantile.

Per Lumbiganon, questi dati dovrebbero far riflettere chi considera questa operazione priva di rischi. Come sembrano pensare anche molte italiane. Infatti, secondo i dati riportati oggi a Napoli in occasione della tavola rotonda “Il taglio cesareo: quando e perché”, organizzato dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (Onda), nel nostro paese i parti cesarei sono in costante aumento e hanno raggiunto, già nel 2007, la soglia del 38 per cento. Il primato va alla Campania con addirittura il 60,5 per cento, ma tutte le regioni del Sud sembrano farvi ricorso di routine: in Sicilia siamo al 52,4 per cento, nel Molise al 48,9 e in Puglia al 47,7. Meglio al Nord dove la percentuale varia tra il 24 e il 28. Solo Bolzano, con il 20 per cento dei cesari, si avvicina ai valori raccomandati dall’Oms del 15 per cento. (f.p.)
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